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rizoartrosi-articoloLa rizoartrosi interessa prevalentemente il sesso femminile, soprattutto in età post-menopausale, con una spiccata predilezione per l'articolazione trapezio-metacarpale. Si tratta di una patologia estremamente invalidante, in quanto il movimento di opposizione del pollice è di vitale importanza in tutte le normali attività della vita quotidiana. Nelle fasi acute l'articolazione si presenta arrossata, tumefatta, instabile e molto dolente, tanto da compromettere seriamente la funzione di presa.

In queste condizioni, il peso molecolare e la concentrazione dell'acido ialuronico (HA) normalmente contenuto nel liquido sinoviale sono ridotti alterando così le proprietà reologiche e biologiche della sinovia. Da qui il razionale d'impiego delle infiltrazioni di HA esogeno per reintegrare il deficit indotto dall'osteoartrosi  e non solo. Infatti, rispetto ai corticosteroidi, indubbiamente attivi sulla flogosi, l'HA è in grado di svolgere oltre all'effetto meccanico, un'attività di tipo strutturale, stimolando la sintesi di HA endogeno, un effetto antiflogistico, agendo sulle citochine, un'azione analgesica diretta e, infine, un'attività condroprotettiva, influenzando positivamente il numero e la disposizione cellulare, stimolando i processi riparativi e invertendo la tendenza al catabolismo dei condrociti.

Per questo, soprattutto nelle pazienti in premenopausa sofferenti di rizoartrosi, è consigliabile suggerire un'attesa di 6-12 mesi perché in questo lasso di tempo l'articolazione può ritrovare un nuovo equilibrio e preservarlo a lungo senza dare disturbi. Per quanto riguarda la terapia medica, personalmente utilizzo sempre più raramente i corticosteroidi e mi affido sempre alle infiltrazioni a base di HA con peso molecolare di circa 1.000 KDa preparato in siringhe dedicate e utilizzando ago da 22G. Il numero di iniezioni, da effettuare una volta  alla settimana, varia da un minimo di 3 a un massimo di 5.

Nella fase di apprendimento della tecnica le infiltrazioni devono essere effettuate sotto controllo ecografico, mentre successivamente è possibile farne a meno. Nello specifico, una volta individuata la base del primo metacarpale portando il pollice in adduzione, si esercita una trazione longitudinale del pollice con l'ausilio di personale infermieristico in modo da "aprire" lo spazio articolare che può così essere individuato palpatoriamente.

Gli effetti collaterali del trattamento sono veramente lievi: tumefazione, arrossamento cutaneo, possibile infezione iatrogena se l'infiltrazione non viene eseguita in modo adeguato e reazioni allergiche che, però, con i pesi molecolari utilizzati in quest'ambito, non ho mai riscontrato con buoni risultati sia sul dolore, sia sul recupero della funzionalità e del movimento, ma non sul recupero della forza. Tuttavia, a parte questi casi, abbastanza infrequenti, i risultati ottenuti sono stati giudicati soddisfacenti nel 90% dei casi.

Un altro aspetto interessante che abbiamo avuto modo di osservare riguarda la durata dell'effetto analgesico che si protrae per almeno 7 mesi. In alcuni casi, una volta recuperato l'equilibrio articolare, non c'è stato bisogno di ripetere la terapia infiltrativa e neppure di ricorrere alla chirurgia. In definitiva, questo tipo di approccio costituisce una valida alternativa alle terapie fisiche nei pazienti che non desiderano un trattamento chirurgico immediato. Un'altra localizzazione che può trarre giovamento dalle infiltrazioni con HA è quella delle interfalange.

In questo caso, però, è necessaria una valutazione particolarmente attenta, anche sotto il profilo internistico, per non rischiare di diagnosticare come osteoartrosi un'artrite erosiva. Dal punto di vista tecnico, l'esecuzione di queste infiltrazioni è un po' più complessa e richiede un attento studio dei riscontri radiografici per individuare la sede che consente il miglior accesso dell'ago nella camera articolare. Con il passare degli anni, le indicazioni al trattamento infiltrativo con corticosteroidi si sono via via ridotte, grazie all'introduzione dell'HA che non solo è privo degli effetti indesiderati tipici degli sferoidi, ma, addirittura, svolge anche un'attività di tipo condroprotettivo. L'azione dell'HA sulla sintomatologia dolorosa è sovrapponibile a quella degli sferoidi. L'insorgenza di effetto è meno rapida ma più duratura (oltre i o mesi), con indubbi maggiori vantaggi sotto il profilo funzionale.