Quando si ha un primo contatto il battereo provoca nella stragrande maggioranza dei casi una reazione, detta primaria, che scatena un risentimento infiammatorio dei linfonodi distrettuali, i cui effetti si evidenziano con radiografie anche a distanze di molti anni.
A seguito della reazione primaria non segue immediatamente la malattia, ma uno stato di positività che è riscontrabile al test della tubercolina.
In alcuni casi, si scatena subito la malattia vera e propria, che spesso rimane inapparente per diverso tempo, ma che una volta innescata colpisce le zone interessate, come ad esempio la zona polmonare, urinaria o ossea.
Ancora oggi la tubercolosi rappresenta un problema sanitario a livello mondiale.
Anche in Italia come in molti paesi occidentali la Tubercolosi torna a preoccupare, questo anche a causa dell'immigrazione di massa di persone provenienti da aree sottosviluppate in cui tale patologia è molto presente come Africa, Asia, Perù, ma anche Romania, Russia.
Il rischio per i viaggiatori che sostano in queste aree dove la patologia è particolarmente radicata, si differenzia; per un breve periodo è generalmente basso, per quelli il cui soggiorno si aggira intorno ad i tre mesi, il rischio di contrarre la malattia equivale a quello che corrono i residenti di quell'area.
Il contagio è condizionato dal tipo di ambiente con cui si viene a contatto, ovvero in ambienti malsani è più facile contrarre il battereo. Inoltre è stata riscontrata la possibilità di contrarre il battereo per via aerea durante i voli aerei.
La vaccinazione tubercolare con BCG, diffusissima nei paesi in via di sviluppo, è di limitata efficacia nella prevenzione della tubercolosi nell'adulto; un valido strumento è la "chemioprofilassi" , basata sulla somministrazione di un farmaco antitubercolare in particolari situazioni di rischio, come ad esempio tra i contatti di un caso contagioso di tubercolosi.
In Italia questa patologia è ritornata protagonista per le ragioni illustrate precedentemente, ma in particolare in questi giorni, altro fattore che ha ribadito tale preoccupazione è il contagio di molti neonati all'interno dell'ospedale Gemelli di Roma causato da un operatore sanitario il quale non era a conoscenza di essere affetto da tubercolosi.
Sono stati richiamati per controlli medici tutti i neonati potenzialmente venuti a contatto con l'operatore sanitario, per controllare se è avvenuto il contagio e convenire su eventuali terapie.