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La mancata aderenza alle terapie è un problema per pazienti e cittadini, per i suoi elevatissimi costi umani e spese che sarebbero evitabili. In Europa, sono 200mila i decessi ogni anno attribuibili alla mancata aderenza, che secondo le stime ci costa 120 miliardi di euro. Nei paesi sviluppati, un paziente su due non è aderente: cambiare le cose avrebbe un impatto superiore a qualsiasi miglioramento terapeutico. Ma ogni politica che decida di affrontare questa situazione, per coniugare salute e sostenibilità, deve agire sui fattori che determinano la scarsa adesione e calcolare l’impatto di ogni singolo intervento.

«Dobbiamo elaborare strategie di decisione basate sui numeri; è un’operazione essenziale per la difesa del nostro welfare» ha spiegato il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi, presentando “Abbiamo i numeri giusti”, progetto dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il finanziamento di Merck, riguardante la creazione di un algoritmo in grado di valutare il costo-efficacia di ogni singolo intervento. La sua applicazione, al via in cinque regioni pilota (Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Puglia), mostrerà che è possibile per le istituzioni scegliere le politiche più efficaci per migliorare l’aderenza alle terapie. Dati alla mano.

CHE SIGNIFICA ADERENZA ALLE CURE

L’aderenza terapeutica è un concetto che fa riferimento a due aspetti: l’adesione al trattamento prescritto, nella dose e modalità indicata, e la persistenza, che indica il tempo in cui il paziente continua a prendere la terapia, senza interruzioni. Le determinanti dell’aderenza possono essere endogene, cioè legate al paziente (età, sesso, deficit cognitivi e sensoriali, stress e depressione), oppure esogene, legate cioè alla sua condizione clinica, alla terapia, al sistema sanitario e al sistema socio-economico. Una miglior aderenza comporta un minor rischio di ospedalizzazione, maggior efficacia e sicurezza dei trattamenti e un risparmio economico.

ANTICIPARE GLI SCENARI POSSIBILI

Sviluppare un modello previsionale del bisogno di salute degli italiani serve per anticipare gli scenari futuri: «Il nostro sistema sanitario è in buona salute, ma non sarà così per sempre. Minacce e opportunità si stanno affacciando. Viviamo una calma apparente. La domanda è: come esso può rimanere resiliente e accogliente all’innovazione?» ha commentato Andrea Urbani, direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute. Occorre adottare una «visione sistemica. Dobbiamo chiederci quali azioni enti regolatori e policy maker dovranno mettere in campo per risolvere questi problemi. Sarà come un vero e proprio piano industriale».

UNO STRUMENTO DI PREVISIONE

Come calcolare l’impatto di una politica che promuova l’aderenza? E il suo aumento quali effetti può avere in termini di salute? «Abbiamo cercato di fare l’analisi costo-efficacia di simili interventi con un algoritmo apposito, che selezionasse tutte le variabili in grado di modificare l’aderenza in termini di adesione e persistenza» ha spiegato il professor Americo Cicchetti, direttore dell’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica di Roma.

Fissate alcune costanti, l’algoritmo consente di misurare l’effetto a cascata del variare di alcune determinanti e quindi di valutarne gli effetti caso per caso. «Una notevole sfida metodologica. Le cinque regioni pilota stabiliranno, secondo i propri bisogni territoriali, per quale patologia applicarlo; oltre alla parte più quantitativa legata all’algoritmo, nei prossimi 18 mesi, testeremo anche la relazione tra comportamento professionale e engagement pazienti (parte qualitativa)».

IL COINVOLGIMENTO DEL PAZIENTE

Cruciale per aumentare l’aderenza alle cure è il coinvolgimento attivo dei pazienti. La situazione italiana è stata fotografata da un’indagine condotta su un campione di 1.000 malati cronici commissionata da Merck all’EngageMinds Hub Research Center, coordinato dalla professoressa Guendalina Graffigna nell’ambito dell’Università Cattolica di Milano.

«Ad aver pensato di abbandonare le cure sono più della metà (56%) e per il 12% è un pensiero ricorrente; due su tre non è aderente. Quasi la metà del campione valuta scadente la propria qualità di vita e il 73% ha riportato sintomi ansioso-depressivi, ma queste percentuali diminuiscono all’aumentare del coinvolgimento, il cosiddetto engagement».

Anche le spese sostenute di tasca propria per farmaci, esami e visite diminuisce con l’aderenza. E il 97% dichiara che un ruolo attivo e consapevole è importante, anche se non si sente supportato in questo dal proprio medico. «Il progetto “Abbiamo i numeri giusti” sarà l’occasione per dimostrare il valore economico del coinvolgimento dei pazienti» ha detto Graffigna.

«Se la parte regionale avrà successo, potremo dimostrare l’efficacia di questi interventi sull’aderenza» ha dichiarato Antonio Messina, Presidente e Amministratore Delegato di Merck: «Dobbiamo conservare uno dei migliori sistemi sanitari al mondo, il nostro, e quindi renderlo sostenibile». L’auspicio è che grazie a questo progetto l’Italia possa diventare un esempio da replicare in altri Paesi europei.

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