La prevalenza del diabete tipo 2 aumenta con l’aumentare dell’età: una persona su cinque oltre i 75 anni ne è affetta. E visto che negli over 65 con diabete l’aspettativa di vita può essere comunque superiore a quindici anni, occorre essere rigorosi nella gestione. Da qui l’esigenza avvertita dalla Società Italiana di Diabetologia (Sid) e dalla Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg) di diffondere le raccomandazioni per gestire questa condizione nell’anziano. Il documento contiene una serie di raccomandazioni fondate sulle evidenze scientifiche che aiutano a orientarsi correttamente nella gestione clinica del paziente diabetico anziano anche alla luce del nuovo ricco arsenale terapeutico per il trattamento della malattia diabetica.
METFORMINA FARMACO DI PRIMA SCELTA NEI PAZIENTI ANZIANI
Dieta mediterranea e attività fisica aerobica, alternata a esercizi di resistenza e di stretching sono parte fondamentale del trattamento. Necessario anche evitare la sedentarietà, alzandosi dal letto o dalla sedia ogni ora e mezza (al massimo). L’educazione all’automonitoraggio della glicemia è molto importante anche in questa fascia d’età, ma andranno scelti glucometri con numeri grandi o con messaggio vocale per le persone con problemi di vista. L’obiettivo da raggiungere anche nell’anziano è un’emoglobina glicata inferiore al sette per cento. Ma in caso di fragilità o di impiego di farmaci a rischio ipoglicemia, si può alzare l’asticella fino all’otto per cento. La metformina resta il farmaco di prima scelta, a meno che non ci sia un’insufficienza renale di grado elevato o uno scompenso cardiaco importante. Tra gli altri anti-diabetici orali la scelta dovrebbe cadere su quelli non a rischio ipoglicemia, quali gli inibitori di DDP-4, da preferire alla repaglinide e alle sulfoniluree, che andrebbero al contrario evitate perché possono dare ipoglicemie gravi (soprattutto la glibenclamide).
IL PAZIENTE ANZIANO E’ FRAGILE
Le complicanze acute del diabete nell’anziano sono più pericolose. Nell’anziano si parla spesso di fragilità, intesa come condizione caratterizzata da una riduzione della riserva funzionale con incremento della vulnerabilità età dipendente. Ciò significa che un evento acuto, che in un soggetto in buona salute può essere rapidamente ed efficacemente controllato, in un soggetto fragile può portare a gravi conseguenze. E’ il caso ad esempio dello scompenso glico-metabolico acuto: sia inteso come iperglicemia sia (soprattutto) come ipoglicemia. Che cosa consigliano allora diabetologi e geriatri ai pazienti italiani? Innanzitutto di effettuare con regolarità una valutazione nutrizionale, perché l’anziano è a elevato rischio malnutrizione (particolarmente pericolosa è la cosiddetta obesità sarcopenica).
Poi di praticare attività fisica, facendosi aiutare da uno specialista nella definizione del piano di intervento: sia sul piano nutrizionale sia sportivo. La dieta mediterranea è quella da preferire e l’apporto proteico non deve superare il 10-20 per cento delle calorie totali in presenza di insufficienza renale. Quando la dieta da sola non basta a garantire i fabbisogni nutrizionali, si può ricorrere a integratori proteici (vitamina B12, vitamina D e calcio). Va garantito un adeguato apporto di liquidi per evitare la disidratazione. Gli anziani con diabete in buone condizioni vanno incoraggiati a fare attività fisica (150 minuti a settimana di attività fisica aerobica di moderata intensità suddivisa in tre giorni, associata ad esercizi di resistenza e di stretching) e a ridurre i periodi di sedentarietà.
IL DIABETE NELL’ANZIANO E’ ASSOCIATO A DEMENZE E DEPRESSIONE
L’anziano con diabete di tipo 2 deve essere sottoposto a una valutazione delle sindromi geriatriche. Bisogna vigilare sulla possibile comparsa di decadimento cognitivo, visto che il diabete si associa ad un aumento del rischio di demenza e di depressione. Nella somministrazione dei farmaci va sempre tenuto presente il grado di funzionalità renale sul quale va deciso il dosaggio dei farmaci. Lo screening annuale del diabetico anziano deve prevedere la ricerca dei sintomi di incontinenza e soprattutto di episodi di caduta a terra (che potrebbero anche essere dovuto a episodi di ipoglicemia, ma anche alla neuropatia periferica e ai disturbi della vista). Nei pazienti fragili non vanno perseguiti obiettivi glicemici troppo ambiziosi, per il rischio di incorrere nell’ipoglicemia e nelle gravi complicanze che può comportare.
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