Un'alimentazione vegetariana o vegana non è incompatibile con l'attività sportiva anche agonistica, ma occorre essere attenti ad alcune carenze, in particolare ferro, acqua e vitamina B12. Di questo parlerà il dottor Massimo Spattini, specialista in scienza dell'alimentazione e medicina dello sport, al convegno di Agemony, previsto martedì 17 ottobre alla sala rossa del Coni di Roma.
Se ben pianificate infatti, le diete vegetariane e vegane possono essere seguite in tutte le fasi della crescita senza provocare scompensi o disfunzioni e non influiscono negativamente sulla prestazione sportiva. Gli studi dell'American Dietetic Association hanno evidenziato come l’assunzione di proteine sia uguale o leggermente inferiore a quella dei non vegetariani ma i fabbisogni nutrizionali sono garantiti se la dieta è varia e comprende legumi, semi oleosi e frutta secca a guscio.
«L’Academy of Nutrition and Dietetics raccomanda di aumentare l’introito del 10% rispetto ai fabbisogni indicati per gli atleti non vegani, in ragione del maggior contenuto in fibre di una dieta 100% vegetale. Questa raccomandazione si traduce in un fabbisogno raccomandato che varia tra 1,4 g/kg/die e 2 g/kg/die di proteine (contro 1 g/kg/die valido per chi non pratica attività sportiva)», spiega il Dottor Spattini, che aggiunge: «Alcuni cereali hanno una carenza di lisina e triptofano, mentre i legumi ne sono ricchi ma sono carenti in metionina. Ecco come associando i due alimenti si sfrutta il concetto della complementarietà aminoacidica per il raggiungimento dell’equilibrio. Per quello che riguarda la soia, le sue proteine sono tra quelle con il più alto valore biologico. È però meglio non abusarne, soprattutto per l’atleta maschio, perché contengono estrogeni di origine vegetale che possono interferire con i livelli di testosterone», conclude Spattini.