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Intestino e cervello hanno molti più legami di quanto possiamo pensare. Recenti ricerche sul cosiddetto gut-brain axis aprono nuove frontiere della medicina interna e della gastroenterologia. E non è un caso che vengano pubblicati studi che prendono in esame questo asse: uno degli ultimi è stato realizzato da ricercatori della McMaster University e pubblicato sulla rivista scientifica Gastroenterology .

Gli studiosi hanno somministrato un probiotico a un gruppo di pazienti che mostravano i sintomi della sindrome da intestino irritabile (IBS): dopo sei settimane sono andati a vedere gli effetti avuti sulla depressione. Inoltre tramite la risonanza magnetica funzionale hanno notato anche un cambiamento nell’attivazione di diverse aree cerebrali.

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L’IBS E IL SISTEMA NERVOSO CENTRALE

«L’aspetto più importante della ricerca è l’analisi della co-associazione dell’IBS, in termini specifici la comorbilità, con disturbi come l’ansia e depressione - spiega Roberto De Giorgio, professore di medicina interna a Bologna e gastroenterologo - Si pensa che l’attivazione del gut-brain axis possa portare a modifiche del sistema nervoso centrale con lo sviluppo di questi disturbi».

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I ricercatori hanno somministrato ai pazienti un probiotico a base di bifidobatteri, conoscendo la loro maggior capacità di ridurre i sintomi dell’IBS. Questa sindrome è clinicamente caratterizzata da dolore addominale, gonfiore e alterazioni dell’alvo e colpisce il 15% della popolazione, con un rapporto di tre a uno tra donne e uomini.

L’obiettivo dei ricercatori era però capire come il probiotico incidesse sull’asse intestino-cervello, andando a misurare il livello di depressione nel gruppo a cui era stato somministrato, rispetto al gruppo di controllo. Il risultato ha mostrato un valore più basso del punteggio legato alla gravità del disturbo nei pazienti trattati con i bifidobatteri.

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L’ASSE INTESTINO-CERVELLO

«La ricerca evidenzia che la modulazione del lume intestinale provocato dai bifidobatteri è in grado di modificare alcune aree del sistema nervoso centrale - prosegue De Giorgio - Questa è una conferma dell’importante ruolo dell’asse intestino-cervello per la genesi di alcuni sintomi delle malattie, ma anche nel controllo del nostro benessere in condizioni fisiologiche».

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Si parla di una rete neuronale molto complessa che, se si ammala, va incontro a importanti alterazioni, come quelle presenti nella sindrome dell’intestino irritabile. L’asse trova un punto di snodo nel cervello all’interno dell’intestino, dotato di un numero di neuroni pari a quelli che abbiamo nel midollo spinale e responsabile di varie attività. Il cervello intestinale regola diverse funzioni come motilità e assorbimento, ma anche le relazioni con il microbiota che gioca in questo studio un ruolo centrale.

«La somministrazione del probiotico non porta a una modifica diretta della flora intestinale, ma probabilmente modula il comportamento dei germi all’interno dell’intestino - continua De Giorgio - Noi sappiamo ormai che molte malattie hanno un forte legame con l’alterazione della composizione o dell’attività del microbiota: ora è importante capire come poterlo regolare per aiutare a combatterle»

RICERCHE PASSATE E FUTURE

Lo studio offre molto spunti, ma non è una novità assoluta. Già qualche anno fa alcuni ricercatori avevano preso in esame la relazione tra un mix di probiotici e l’influenza su alcune aree del sistema nervoso centrale. Ma questa ricerca era stata realizzata su donne sane e non su individui con la sindrome da intestino irritabile.

In ogni caso pur essendo interessante per approfondire il legame tra intestino e cervello, la ricerca ha un suo limite: è realizzata su un campione di persone piuttosto basso. Si parla di 22 individui a cui è stato somministrato il probiotico: tra questi sono stati osservati risultati sulla depressione in 14 casi. Numeri che vanno certamente ampliati nei prossimi studi.

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