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Quanto c’è di vero nella percezione che gli italiani hanno del proprio peso e, più in generale, del proprio corpo? A questa domanda ha cercato di rispondere un’indagine promossa e condotta dalla Fondazione Istituto Danone, presentata questo pomeriggio alla Biblioteca della Camera dei deputati, a Roma.

Dallo studio emerge che una persona su quattro controlla il proprio peso almeno una volta alla settimana; due su quattro cominciano una dieta senza essersi rivolti a un medico; e solo il 26% si reca da uno specialista. A questi dati se ne aggiungono altri, raccolti in un più ampio volume scientifico dedicato ai nuovi scenari dell’epidemiologia legata all’obesità e alle sue problematiche, curato dal Comitato scientifico dell’Istituto Danone.

Leggendo le cifre, si delinea un quadro in cui la realtà delle cose non corrisponde all’idea che nella società italiana si ha dell’obesità. L’Istat, infatti, ha registrato che nel 2016 il 35% della popolazione italiana adulta era in sovrappeso, mentre la quantità degli obesi toccava quasi il 10%. Facendo la somma, tuttavia, non si arriva all’atteso 45%: è di circa il 55%, infatti, la percentuale di italiani che ritiene di avere problemi di sovrappeso. Uno scostamento, quindi, tra percezione e dati reali, «che induce medici, specialisti e comunità scientifica a fare pressione sulla politica e gli organi decisionali, perché affrontino con un diverso approccio il problema», ha commentato Lorenzo Morelli, presidente della Fondazione Istituto Danone e preside della facoltà di Scienze alimentari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. «Ad esempio, inserendo l’obesità nei cosiddetti LEA (Livelli essenziali di assistenza), considerandola quindi davvero una malattia» ha poi aggiunto Morelli.

Così facendo, non si resterebbe inerti di fronte agli allarmi dell’Organizzazione mondiale della sanità, che da una trentina d’anni ci ricorda come il numero di persone obese nel mondo sia raddoppiato, diventando uno dei dieci maggiori fattori di rischio per la salute. L’Italia ne sa qualcosa: ogni anno nel nostro paese sono circa 57mila le persone che muoiono a causa delle complicanze di questa patologia.

Proseguendo nella lettura dei dati – rilevati attraverso un’indagine telefonica che ha raggiunto duemila persone in tutta la Penisola, equamente divise tra uomini (48%) e donne (52%) – emerge che la frequenza media con cui gli italiani salgono sulla bilancia è di una volta a settimana; nello specifico, il 10% lo fa ogni giorno, il 15 una volta a settimana, con picchi nel Nordovest e Nordest (29%), le donne (30%) più degli uomini (20%).

Ma uno degli aspetti che colpiscono di più dell’indagine – illustrata da Michelangelo Giampietro, specialista in medicina dello sport – riguarda il modo con cui i problemi di peso vengono affrontati dagli italiani: il 49% ha dichiarato di aver iniziato una dieta su iniziativa personale, il 40% ha cominciato a fare sport, il 19% si è informato su internet e sui social network, il 17% ha chiesto consiglio a parenti e amici. «E i medici?» si chiede Giampietro. «Pur essendo consapevoli delle principali cause dell’aumento del girovita (il 48% degli italiani, infatti, lo attribuisce ad errate scelte alimentari), il medico viene visto come estremo salvagente, l’ultima risorsa a cui affidarsi».
Stupisce anche che ben il 52% dichiari di non praticare alcuna attività fisica, mentre «una persona su cinque comincia a fare sport per problemi di peso e non, si sottintende, per un beneficio intrinseco, perché fa bene» ha poi concluso lo specialista in medicina sportiva.

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