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Buone notizie sul fronte della lotta al virus Zika. Uno studio della Johns Hopkins University ha dimostrato che il composto «niclosamide», un farmaco già in commercio nella cura delle infezioni da tenia, è in grado di agire fermando il virus. I risultati preliminari, ottenuti analizzando oltre 6 mila differenti molecole, sembrano portare nella giusta direzione. Prossimo passo sarà la sperimentazione nel modello animale. Lo studio è stato pubblicato dalla rivista Nature Medicine.

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Zika è un virus appartenente alla famiglia dei Flaviviridae. Il nome deriva dal luogo in cui fu scoperto per la prima volta, la foresta di Zika in Uganda, nel lontano 1947. Si tratta di un virus molto simile a quello che causa malattie ben più note e debilitanti quali la dengue, la febbre gialla e l’encefalite del Nilo occidentale. Circa 20 anni dopo il suo isolamento avvenuto in un macaco il primo contagio nell’uomo avviene nel 1968 in Nigeria. La presenza del virus causa la malattia nota con il nome di «Zika».

Nell’ultimo anno è stato dimostrato che la presenza di questo virus nelle donne incinte può portare allo sviluppo della microcefalia nei neonati.

In un individuo sano la presenza del virus non deve allarmare. In circa un quarto dei contagi la malattia è totalmente asintomatica. Nei restanti casi i sintomi sono molto simili a quelli influenzali come la presenza di febbre, debolezza e dolori muscolari che si risolvono generalmente tra i 2 e i 7 giorni. Proprio per il legame con i casi di microcefalia, da alcuni mesi gli scienziati sono all’opera sia nel tentativo di sviluppare un valido vaccino contro il virus sia in quello di trovare una molecola capace di eliminare l’infezione.

Una delle possibili soluzioni potrebbe arrivare da un farmaco già in commercio. Cercando tra oltre 6 mila molecole già approvate -o comunque in sperimentazione clinica- da parte della FDA, gli scienziati statunitensi hanno individuato nel composto niclosamide una possibile soluzione.

Il farmaco in questione, utilizzato con successo nelle infezioni intestinali negli esseri umani, si è rivelato efficace nel fermare la diffusione del virus. Particolare che lo rende ancor più promettente è l’assenza di controindicazioni per le donne incinta, le vere destinatarie della molecola. Prossimo passo, dopo il successo nei test in vitro, sarà quello di sperimentare la niclosamide in modello animale.

Twitter @danielebanfi83

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