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Mammma mentre bacia il suo bambino avvolto da una copertaNumerose ricerche sono in corso in tutto il mondo per trovare, con l'utilizzo delle cellule staminali, nuovi trattamenti per combattere patologie di diversa natura. Le staminali, che oggi sono già impiegate per curare oltre 80 patologie, sono presenti anche nel cordone ombelicale di ogni bimbo che viene al mondo e possono essere prelevate al momento del parto e conservate dai genitori in una banca del cordone ombelicale oppure donate al sistema di donazione pubblico. Per decidere quale strada scegliere per non sprecare queste preziose cellule è bene sapere in cosa consistono le due possibilità e come vengono conservati e utilizzati i campioni di sangue cordonale dei bambini italiani.

La scelta della donazione cordone ombelicale del proprio figlio alle banche pubbliche significa cedere la proprietà del campione al sistema sanitario nazionale. I campioni donati sono utilizzati per la ricerca e per trapianti allogenici in caso di riscontrata compatibilità. Fanno eccezione i casi in cui vi sia il rischio per il nascituro di contrarre patologie di carattere ereditario, per i quali il Ministero della Salute prevede la conservazione per uso autologo-dedicato [1], ovvero un conservazione familiare garantita dallo Stato. In Italia sono state istituite 19 biobanche pubbliche, quasi una per regione, ma purtroppo i dati riportati dal CNS (Centro Nazionale Sangue)  per l'anno 2011 sono tutt'altro che soddisfacenti: solo 2454 campioni conservati a fronte di 22166 prelievi [2]. E questo su un totale di oltre 550mila nascite [3]. Numeri che dimostrano  che il servizio offerto non è garantito e che la gran parte dei campioni prelevati non viene conservato né tantomeno utilizzato .

L'altra strada possibile, quella di affidare il cordone di proprio figlio a una biobanca privata per la conservazione familiare, assicura il mantenimento delle cellule per 20-25 anni, nei quali queste rimangono a disposizione della famiglia in caso di necessità. Le staminali del cordone ombelicale di un bambino possono servire per un trapianto verso lui stesso, chiamato autologo, oppure su un genitore o un fratellino,  con cui le percentuali di compatibilità sono elevate: rispettivamente fino al 50 e fino al 25%. In questo caso il trapianto è detto allogenico intra-familiare. Le banche private, tutte in territorio estero come previsto da un decreto del 2009, offrono un servizio qualitativo non inferiore a quello offerto dalle strutture pubbliche. La dimostrazione sono i numerosi casi di giovani pazienti che grazie alle cellule conservate dai genitori al momento del parto hanno sconfitto la malattia o migliorato le loro condizioni di salute.

Per ulteriori informazioni: www.sorgente.comwww.sorgente.com

Note:

1. Decreto del 18 Novembre 2009

2. Report del CNS

3. Dati Istat