Le donne si prendono cura degli altri e costituiscono il pilastro del sistema di assistenza A prestare servizi di supporto e assistenza (caregiving) a malati o anziani, genitori o coniugi, è l’86% di loro. Ma cosa accade quando a ricevere una diagnosi di tumore è la donna? Non tutti gli uomini si tirano indietro, a sentire le donne. Infatti, secondo un’indagine Doxa, presentata oggi a Milano riguardante l’esperienza vissuta da 422 donne pazienti oncologiche di 11 centri italiani, nell’85% dei casi mariti, compagni e figli maschi seguono e assistono la donna durante il percorso di cura. L’indagine “Il ruolo del caregiver maschile durante il periodo di cura oncologica femminile” è stata promossa da Salute Donna Onlus e Salute Uomo Onlus con il patrocinio di Fondazione Aiom e Collegio italiano primari oncologi medici ospedalieri Cipomo e il contributo di Amgen.
La figura maschile è una costante nel racconto delle donne, una presenza che cresce nei vari momenti del percorso oncologico: supera il 64,5% al momento della prima diagnosi, sfiora il 92,5% il giorno del primo intervento per incrementarsi ancora, superando il 93,5%, il giorno del secondo intervento.
La ricerca ha riguardato alcuni aspetti dell’assistenza, spiega Annamaria Mancuso, Presidente Salute Donna Onlus «in primo luogo, la presenza, o meno, della figura maschile nel percorso di cura oncologico della donna, poi in quali fasi di questo percorso l’uomo è accanto alla donna e da ultimo come vivono la malattia le pazienti e da chi si sentono più supportate. Il dato più bello e interessante, che non ci ha sorpreso più di tanto, è la presenza costante di un caregiver maschile durante il percorso diagnostico-terapeutico della paziente, che proprio da questo sostegno trae più forza nell’affrontare la malattia e i trattamenti. Nella dura battaglia contro il cancro femminile vince ancora, almeno nel nostro Paese, la famiglia».
Chi accompagna e assiste il paziente è una figura cruciale non solo per il paziente stesso ma può diventare un riferimento per il medico curante. Come sottolinea Mario Clerico, Presidente Cipomo: «Ricordiamo che la storia del malato oncologico è strettamente connessa alla sua vita, al suo contesto familiare, sociale ed economico. I risultati emersi dalla ricerca sono davvero confortanti e confermano, per molti versi, ciò che noi clinici osserviamo nella pratica quotidiana: la presenza e l’affetto nella maggioranza dei casi dell’uomo verso la propria compagna in difficoltà».
Nel 15% dei casi, il caregiver è una figura femminile e dall’indagine emerge che a volte è la donna stessa a preferire di non coinvolgere il marito, compagno o figlio. L’invecchiamento della popolazione, inoltre, vede sempre più spesso fenomeni come l’uomo che assiste la donna o entrambi i membri della coppia sostenersi a vicenda: «ammalati di patologia cronica che si assistono reciprocamente e che rischiano l’abbandono soprattutto se non hanno figli o se questi sono lontani. Si tratta dunque di far sorgere una nuova cultura con l’acquisizione del «sapere curare» e del «sapere stare vicino» al proprio coniuge o partner ammalato» ha spiegato Alessandro Comandone, Consigliere Fondazione Aiom.
La ricerca fa emergere un profilo di donna molto forte/forte (90%), in grado di affrontare il momento della diagnosi e la malattia con grande forza d’animo e fiducia, che aumentano nelle pazienti che hanno accanto un uomo (marito, convivente, figlio o amico) e in quelle che lavorano. Appaiono più fragili le donne single, le donne prive di una rete amicale e familiare, le donne che non lavorano. La diagnosi si conferma un momento di frattura e di cambiamento profondo della vita, in particolare nel fisico (76%) e nel modo di pensare al proprio futuro (70%).
«L’esperienza comune e i dati di numerose indagini ci dicono che sono soprattutto le donne - con percentuali che variano dal 55 all’86% - ad assistere familiari ammalati, figli, partner o più spesso genitori non autonomi. Questa indagine arricchisce la prospettiva e ci offre finalmente una visione a tutto tondo, mostrandoci il lato nascosto, quello che accade quando è la donna a dover ricevere aiuto e assistenza - dichiara Maria Luce Vegna, Direttore medico di Amgen Italia - È confortante sapere che nella grande maggioranza dei casi le pazienti non vengono lasciate sole ma ricevono dal caregiver maschile il supporto necessario per affrontare la malattia con maggiore forza e determinazione».