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Volete vivere più a lungo? Preoccupatevi allora di mangiare bene e di non recarvi troppo spesso in farmacia, a caccia della pillola «miracolosa». La dieta, come documentato da una ricerca pubblicata un paio di settimane fa , è un elemento chiave della prevenzione. Ma a fare la differenza è ciò che si mangia, perché i nutrienti assunti in questa maniera hanno con ogni probabilità un effetto diverso (e un’efficacia maggiore) rispetto a quelli concentrati negli integratori. Queste almeno sono le conclusioni di un ampio studio epidemiologico apparso sulle colonne della rivista «Annals of Internal Medicine», che conferma quanto emerso a più riprese negli ultimi anni: in chiave preventiva, gli integratori non sono in grado di svolgere lo stesso effetto garantito da una dieta equilibrata.

Integratori: servono davvero?

Gli autori della ricerca hanno voluto indagare a livello la correlazione tra l’assunzione di diversi integratori e i tassi di mortalità, tenendo presente tutte le possibili cause. In questo modo, gli studiosi hanno stilato un compendio di quelle che erano alcune evidenze già emerse, ma relativamente a singole possibili cause di morte: da quelle cardiovascolari ai tumori. Le conclusioni di questa ampia sintesi non sono differenti rispetto a quelle già disponibili. L’uso di integratori alimentari non influisce in alcun modo sul «momento d’arrivo» del fine vita.

Un’evidenza resa ancora più solida dai numeri di quest’ultima ricerca: condotta su oltre 27mila adulti statunitensi, campionati dall’indagine annuale che viene condotta negli Stati Uniti per valutare lo stato di salute e le abitudini alimentari dei cittadini. Incrociando i dati relativi ai consumi con quelli inseriti nei registri dei decessi, i ricercatori hanno potuto determinare una corrispondenza che è corretto definire probabilistica.

Ovvero: indipendentemente dal fatto che una persona sia o meno ancora viva, l’epilogo della sua vita non può essere ricondotto soltanto all’utilizzo (o meno) di integratori.

Cosa aggiunge questa ricerca?

I ricercatori hanno valutato pure se un’adeguata o un’eccessiva assunzione di nutrienti fosse associata a una maggiore probabilità di morte prematura e se l’utilizzo degli integratori determinasse una differenza rispetto all’assunzione dei nutrienti presenti nel cibo. Dalle analisi è emerso che adeguati apporti di vitamina K e magnesio sono correlati a un minor rischio di morte prematura, ma soltanto se assunti tramite fonti alimentari e non con gli integratori.

Anche il consumo di vitamina A, vitamina K e zinco è associato a un minor rischio di morte per malattia cardiovascolare: pure in questo caso però se le sostanze nutritive vengono assunte direttamente dagli alimenti e non dagli integratori. Quanti a questi, un apporto eccessivo di calcio in «pillole» (più di un grammo al giorno, a fronte di una dose raccomandata di 800 milligrammi) è risultato correlato a un più alto rischio di morte per cancro (lo stesso dato non è stato riscontrato in chi assumeva quantità elevate di calcio attraverso la dieta). Più o meno analogo il dato riguardante la vitamina D, se assunta in eccesso da chi non soffre di una carenza (e dunque non ha necessità di ricorrere a un integratore).

Italia prima in Europa per consumo di integratori

Lo stesso micronutriente non garantirebbe dunque lo stesso effetto, se assunto attraverso un alimento o un integratore. L’eventuale diversa reazione dell’organismo potrebbe dipendere «dalla capacità che il corpo umano ha di regolare l’assunzione di nutrienti attraverso la dieta, cosa che invece potrebbe non essere in grado di fare allo stesso modo nei confronti di una pastiglia», afferma Fang Zhang, epidemiologa della Tufts University (Boston) e coordinatrice della ricerca. In Italia sono 32 milioni i consumatori di integratori alimentari : dato record in Europa. Alla luce di queste conclusioni, occorre fare alcune precisazioni. Chi assume gli integratori per far fronte a una carenza di nutrienti documentata, dettata da una malattia o da una scelta etica (veganesimo, per esempio), deve continuare a farlo sotto l’egida di uno specialista. Il messaggio punta invece ad arrivare soprattutto alle orecchie dei consumatori sani che pensano di trovare l’elisir di lunga vita in una pillola. È la qualità complessiva della dieta a fare la differenza, semmai.

Twitter @fabioditodaro

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