Il consumo di tabacco è la prima causa mondiale di morte evitabile. In Italia, si continua a fumare, in particola le donne, tanto che in vent’anni le fumatrici sono triplicate. Sono tuttavia sempre più numerosi gli strumenti e le metodiche a disposizione per la disassuefazione dal fumo che possono portare a una migliore personalizzazione delle terapie. Oltre a quelle nicotiniche, ci sono terapie farmacologiche approvate, come il bupropione e la vareniclina.
«A questi farmaci già validati e disponibili in commercio, a partire dal 2015 si è aggiunta anche la citisina, un farmaco galenico non certo nuovo, che ha lo stesso meccanismo d’azione della vareniclina, ma rispetto alla quale costa meno e ha una maggior profilo di tollerabilità (infatti, è consigliabile per chi non la tollera a livello gastroenterico)» spiega Roberto Boffi, responsabile della struttura di pneumologia e del centro antifumo dell’Istituto nazionale dei tumori Int di Milano. «In un nostro studio condotto su 120 pazienti per 18 mesi – spiega Boffi - il 47% di chi aveva preso la citisina aveva cessato di fumare a 12 mesi. Quasi uno su due, un buon risultato». Roberto Boffi è autore con Donatella Barus, direttore del Magazine della Fondazione Umberto Veronesi, del libro «Spegnila» (Bur), con la prefazione di Silvio Grattini. Un testo in cui si possono trovare queste e altre informazioni per una strada verso la disassuefazione, con chiarezza e onestà: «Credo che sia questa la strategia vincente per aiutare i fumatori, come spiego sempre io ai miei pazienti: sarà difficile ma non impossibile».
INTERVENTI NECESSARI
In Italia ci sono 12 milioni di fumatori e 7 milioni di ex fumatori. La maggior parte di chi prova a smettere di fumare lo fa da solo, meno del 5% è seguito da un centro antifumo e meno dell’1% ha utilizzato dei farmaci. Tra chi ce l’ha fatta, il 72% l’ho fatto per ragioni di salute o per preoccupazioni legate alla propria salute e il 70% aveva già provato in precedenza a smettere di fumare. Dati eloquenti. Un maggior sostegno ai centri antifumo e un impegno meno tiepido contro il fumo è richiesto da tempo e a gran voce. Il 4 dicembre scorso, al Parlamento Europeo l’European Network for Smoking and Tobacco Prevention ha presentato la situazione del consumo di tabacco in Italia e le iniziative da mettere in campo per ostacolarlo. «Abbiamo chiesto ai politici italiani cinque cose – spiega Boffi, membro della delegazione - Aumentare in modo consistente la tassazione sulle sigarette, con un aumento di prezzo delle confezioni di almeno un euro.
Più spazi liberi da fumo: implementare l’attuale legge sui divieti di fumo, estendendola agli spazi aperti ad alta affluenza di pubblico, come pertinenze dei luoghi di cura, università, spiagge, stadi, concerti, stazioni, fermate dei mezzi pubblici. Estendere il divieto alle eSig, anche alla pubblicità. Più sostegno alla lotta contro il tabagismo alla ricerca indipendente».
Da tempo, inoltre, Roberto Boffi chiede venga introdotta la rimborsabilità dei farmaci per la cessazione dal fumo, «in particolare, a partire dai pazienti che soffrono di BPCO, altre patologie croniche fumo-correlate e patologie cardiache. Nel Regno Unito, dove questo accade, gli ex-fumatori sono il doppio dei fumatori».
FARMACOGENOMICA
In uno studio di un paio di anni fa, apparso sulla rivista Scientific Reports, il team di ricercatori di Int guidato da Francesca Colombo dell’Unità di Epidemiologia Genetica e Farmacogenomica aveva mostrato l’esistenza di una diretta correlazione tra alcune caratteristiche genetiche e il rischio, a livello individuale, di diventare dipendente dal fumo di sigaretta e di avere difficoltà a smettere di fumare, indipendentemente dall’aiuto farmacologico.
«Partendo da qui, abbiamo condotto uno studio retrospettivo sulla difficoltà a smettere di fumare dei nostri fumatori ed ex fumatori sulla base del loro profilo genetico individuale» racconta Boffi. I dati del lavoro, condotto da Francesca Colombo e dalla farmacologa Sara Trussardo, saranno presentati al XV Congresso Nazionale della Società Italiana di Tabaccologia (SITAB) che si terrà a Napoli il 24-25 ottobre 2019. Nel frattempo, è in partenza uno studio di vita reale (la cosiddetta real word evidence) finanziato dalla Direzione Scientifica dell’Int con il quale «intendiamo valutare quanto pesa la conoscenza di tale maggior o minor vulnerabilità individuale nel percorso di cessazione dal fumo» spiega Roberto Boffi.
A tutti i fumatori in cura presso il Centro Antifumo dell’Int che lo vorranno, sarà eseguito un prelievo di sangue e sarà comunicato loro il profilo genetico individuale. Il reclutamento dei 250 soggetti partirà a breve. Per informazioni e prenotazioni al Centro Antifumo telefonare al numero (+39)02.2390 2307 o al numero (+39)02.2390 2461 dalle 11.30-13 e 13.30-16 dal lunedì al venerdì.