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Un recente rapporto UNICEF - Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha evidenziato come 30 milioni di bambini nel mondo necessitino di cure specializzate ogni anno per poter sopravvivere. Quelli più a rischio di riportare invalidità o di morire se non le ottengono, sono i nati prematuri, quelli che sviluppano complicanze dopo la nascita o che sono portatori di malattie congenite.

È stato stimato che nel 2017 sono stati 2,5 milioni i bambini morti per cause prevenibili: di questi, quasi i due terzi erano bambini prematuri. Ecco dunque che i bambini prematuri devono essere seguiti con particolare attenzione ed ecco perché è molto interessante in quest’ottica, lo studio condotto dall’Ospedale S. Anna di Torino e dal Cnr-Ispa di Torino, pubblicato sulla rivista Journal of Pediatric Gastroenterology and Nutrition.L’importanza del latte materno per i prematuri

Quando nasce un bambino prematuro è molto importante che, all’interno delle unità di terapia intensiva neonatale (utin) possa essere alimentato fin dai primi giorni, con latte materno.

«L’organizzazione dell’assistenza nelle terapie Intensive neonatali più avanzate è oggi finalizzata a permettere, accanto all’impiego di tecnologie sempre più raffinate e meno invasive, il progressivo coinvolgimento delle famiglie nell’assistenza anche dei neonati più immaturi- spiega Enrico Bertino, direttore della Terapia Intensiva Neonatale dell’Università di Torino e primo autore dello studio che aggiunge- In questo ambito, un ruolo centrale è quello rappresentato dalla possibilità di utilizzare precocemente il latte fresco della propria madre, che per questi bambini, può essere considerato alla stregua di un farmaco salvavita».

A causa dei particolari fabbisogni nutrizionali dei prematuri, tuttavia, vi è anche la necessità di fortificare il latte materno, almeno inizialmente. Succede, però, che a volte tali integratori possono essere mal tollerati dal fragile intestino dei bimbi nati pre-termine. I ricercatori dell’università di Torino e del Cnr-Ispa, perciò, partendo dal presupposto confermato da numerosi studi che il latte d’asina è il latte di mammifero più vicino come composizione al latte umano, hanno ben pensato di svilupparlo come integratore per il latte materno.

«Ecco perché abbiamo dapprima pensato a come sviluppare questi integratori e poi siamo passati a sviluppare due concentrati di latte d’asina, con tenore proteico e calorico uguale ai corrispondenti prodotti a base di latte vaccino disponibili in commercio, rispettando la normativa vigente in materia di alimenti per infanzia e garantendone la sicurezza microbiologica» chiarisce Laura Cavallarin, dell’ISPA CNR Torino, una delle autrici dello studio.

Lo studio su 156 bambini prematuri
Lo studio clinico è durato 24 mesi: durante questo periodo è stata valutata l’adeguatezza nutrizionale del prodotto ottenuto in una popolazione di neonati gravemente prematuri. Il lavoro di ricerca ha preso in considerazione 156 prematuri, nati cioè prima della 30.ma settimana di gestazione e con un peso inferiore a 1500 grammi . Metà dei bambini hanno ricevuto per 21 giorni latte umano con il fortificatore a base di latte d’asina, gli altri quello standard a base vaccina. Essendo prodotti differenti, le due diete sono state modulate per avere lo stesso apporto nutritivo. Lo studio clinico ha mostrato che gli episodi di intolleranza alimentare erano 2,5 volte inferiori nei soggetti che assumevano il prodotto a base di latte d’asina. Sono risultati ridotti, in particolare, gli episodi di vomito e di ristagno biliare nello stomaco, indice di malfunzionamento intestinale.

Ricadute pratiche
«La riduzione dei segni di intolleranza alimentare in questi neonati estremamente fragili è di grande importanza per permettere un più precoce raggiungimento della capacità autonoma di alimentazione al seno e, quindi, per favorire, complessivamente, il loro faticoso percorso di recupero e di maturazione dopo la nascita pretermine- spiega ancora il professor Bertino che conclude- La possibilità di disporre, in futuro, di un integratore del latte materno più tollerato di quelli sinora utilizzati, a base di latte vaccino, può aprire nuove prospettive per la salute a breve e a lungo termine di questi bambini».