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Gli inglesi lo etichettano come «miscarriage», aborto spontaneo. Da sempre quando ciò accade i primi esami che vengono effettuati per comprendere le ragioni di questo evento riguardano la donna. Anche se tra le cause che portano ad un aborto spontaneo ci sono sicuramente fattori esclusivamente femminili, diversi studi cominciano ad indicare che anche l’uomo può giocare la sua parte. Ultimo in ordine di tempo è una ricerca dell’Imperial College of London: gli autori hanno dimostrato che gli spermatozoi dei compagni di donne che hanno avuto frequenti aborti spontanei presentano dei danni al Dna.

CHE COS’È L’ABORTO SPONTANEO?
Secondo la definizione degli addetti ai lavori un aborto spontaneo è tale quando si verifica spontaneamente entro i primi 180 giorni di gravidanza, ovvero la 22esima settimana. La maggior parte di questi eventi si verifica però entro il primo trimestre. Tra le donne che sanno di essere incinta circa il 10-15% va incontro ad un aborto spontaneo. Una percentuale sottostimata in quanto è possibile che ciò avvenga prima ancora di rendersi conto di essere in gravidanza.

QUALI SONO LE CAUSE CONOSCIUTE?
La prima causa conosciuta di aborto spontaneo è genetica. Anomalie nel Dna dell’embrione appena formatosi portano con facilità all’interruzione della gravidanza. Si stima che circa la metà di aborti spontanei avvenga per questa ragione. Accanto a questa causa non modificabile ci sono altre cause come anomalie strutturali del tratto riproduttivo femminile, infezioni, problemi ormonali e malattie autoimmuni.

Quando si verificano aborti spontanei ricorrenti la tendenza è quella di ricercarne le cause nella donna. Un approccio ragionevole che non deve però fare dimenticare che tra le cause da indagare potrebbe esserci anche la salute maschile. In passato, ad esempio, alcuni studi hanno infatti evidenziato che gli spermatozoi hanno un ruolo cruciale anche nella salute della placenta, l’organo fondamentale che permette lo scambio di ossigeno e nutrienti tra mamma e feto.

IL DNA DEGLI SPERMATOZOI È ALTERATO
Proprio per la sempre più crescente importanza degli spermatozoi in diversi stadi dello sviluppo del feto, i ricercatori londinesi hanno indagato la qualità dello sperma maschile in relazione all’aborto spontaneo. Per farlo hanno coinvolto 50 uomini le cui compagne avevano avuto almeno 3 aborti spontanei prima delle 20 settimane di gestazione.

Analizzando il Dna degli spermatozoi gli scienziati hanno scoperto che il materiale genetico risultava danneggiato almeno il doppio rispetto a quello proveniente da spermatozoi di uomini le cui compagne non avevano mai avuto aborti spontanei. Non solo, dalle analisi è anche emerso che in questi individui i livelli di radicali liberi dell’ossigeno -molecole particolarmente reattive capaci di danneggiare il Dna- erano quattro volte superiori rispetto alla norma. Un dato molto importante che è direttamente correlato ai chili di troppo. L’obesità infatti è da tempo riconosciuta come una possibile causa di infertilità proprio a causa di una maggior produzione di radicali liberi.

CONOSCERE PER PREVENIRE
Anche se lo studio ha coinvolto un numero ristretto di persone i risultati ottenuti cominciano a fare luce sul contributo maschile nell’aborto spontaneo.

«Per anni l’aborto spontaneo è sempre stato indagato solo sotto l’aspetto femminile. Ora stiamo comprendendo anche il ruolo maschile» spiega il dottor Channa Jayasena, autore dello studio. Che aggiunge: «Se nelle prossime analisi verrà confermata la relazione tra maggior produzione di radicali liberi e aborto spontaneo potremo provare a sviluppare trattamenti che abbassino questi livelli e aumentino le possibilità che la gravidanza vada a buon fine».

@danielebanfi83