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Per ora è soltanto un trattamento sperimentale, motivo per cui la cautela d'obbligo. Ma le prime evidenze sono incoraggianti. A Napoli due pazienti affetti da COVID-19, la forma più grave della malattia provocata dal Coronavirus SARS-COV-2, sono in trattamento con tocilizumab, un farmaco utilizzato nella cura dell’artrite reumatoide e nel trattamento di una delle complicanze più pericolose delle cure oncologiche con le Car-T (la sindrome da rilascio delle citochine). I due pazienti sono attualmente ricoverati all’ospedale Cotugno, il più grande polo per la cura delle malattie infettive del Mezzogiorno. Già a distanza di due giorni dall’infusione, avvenuta sabato, i medici hanno osservato «incoraggianti miglioramenti» soprattutto in uno dei due pazienti, giunto in ospedale con una polmonite più grave.

Tocilizumab, il precedente della Cina

Gli specialisti hanno avviato la sperimentazione con tocilizumab osservando quanto fatto dai colleghi cinesi nelle scorse settimane. La National Health Commission ha infatti inserito nelle linee guida per il trattamento dell’infezione la possibilità di ricorrere al farmaco in presenza di un diffuso danno polmonare e di elevati livelli di interleuchina-6. Quest’ultima è una citochina, ovvero una molecola segnale che in questo caso, potenziando la risposta immunitaria, aumenta però le complicanze respiratorie. E, nei pazienti affetti da COVID-19, può causare l'insufficienza di uno o più organi, fino alla morte. In Cina, di fronte a pazienti che presentavano analoghe condizioni, i medici hanno provveduto alla somministrazione di questo farmaco che agisce facendo abbassare i livelli dell'interleuchina-6. Già 21 i pazienti trattati in questo modo, che diventeranno 188 fino a maggio, al termine della sperimentazione mirata a valutare l’efficacia del farmaco nei pazienti colpiti da COVID-19. Le prime evidenze, come detto, sono incoraggianti.

La sperimentazione si allargherà ad altri tre ospedali

A Napoli si è deciso di utilizzare lo stesso approccio per la prima volta in Italia. L’iniezione del farmaco è avvenuta sabato, senza intaccare il protocollo a base di antivirali che si sta utilizzando in tutti gli ospedali italiani. «L’idea è nata sulla base di quanto visto nel trattamento di alcuni effetti collaterali riscontrati nei pazienti oncologici, che mostrano anch’essi elevati livelli di interleuchina 6», afferma Paolo Ascierto, direttore dell’unità di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli: al fianco della struttura in cui sono ricoverate i due pazienti affetti da COVID-19. «Ci troviamo di fronte a pazienti con una grave insufficienza respiratoria, motivo per cui dobbiamo essere molto cauti - aggiunge Vincenzo Sangiovanni, direttore dell’unità operativa complessa infezioni sistemiche e dell’immunodepresso dell’ospedale Cotugno -. In un caso stiamo osservando un miglioramento delle condizioni, mentre l’altro paziente è rimasto stazionario». Nelle prossime ore, lo stesso «cocktail» di farmaci dovrebbe essere impiegato in pazienti ricoverati negli ospedali Spallanzani (Roma), Sacco (Milano) e Papa Giovanni XXIII (Bergamo).

Twitter @fabioditodaro

Per ora è soltanto un trattamento sperimentale, motivo per cui la cautela d'obbligo. Ma le prime evidenze sono incoraggianti. A Napoli due pazienti affetti da COVID-19, la forma più grave della malattia provocata dal Coronavirus SARS-COV-2, sono in trattamento con tocilizumab, un farmaco utilizzato nella cura dell’artrite reumatoide e nel trattamento di una delle complicanze più pericolose delle cure oncologiche con le Car-T (la sindrome da rilascio delle citochine). I due pazienti sono attualmente ricoverati all’ospedale Cotugno, il più grande polo per la cura delle malattie infettive del Mezzogiorno. Già a distanza di due giorni dall’infusione, avvenuta sabato, i medici hanno osservato «incoraggianti miglioramenti» soprattutto in uno dei due pazienti, giunto in ospedale con una polmonite più grave.

Tocilizumab, il precedente della Cina

Gli specialisti hanno avviato la sperimentazione con tocilizumab osservando quanto fatto dai colleghi cinesi nelle scorse settimane. La National Health Commission ha infatti inserito nelle linee guida per il trattamento dell’infezione la possibilità di ricorrere al farmaco in presenza di un diffuso danno polmonare e di elevati livelli di interleuchina-6. Quest’ultima è una citochina, ovvero una molecola segnale che in questo caso, potenziando la risposta immunitaria, aumenta però le complicanze respiratorie. E, nei pazienti affetti da COVID-19, può causare l'insufficienza di uno o più organi, fino alla morte. In Cina, di fronte a pazienti che presentavano analoghe condizioni, i medici hanno provveduto alla somministrazione di questo farmaco che agisce facendo abbassare i livelli dell'interleuchina-6. Già 21 i pazienti trattati in questo modo, che diventeranno 188 fino a maggio, al termine della sperimentazione mirata a valutare l’efficacia del farmaco nei pazienti colpiti da COVID-19. Le prime evidenze, come detto, sono incoraggianti.

La sperimentazione si allargherà ad altri tre ospedali

A Napoli si è deciso di utilizzare lo stesso approccio per la prima volta in Italia. L’iniezione del farmaco è avvenuta sabato, senza intaccare il protocollo a base di antivirali che si sta utilizzando in tutti gli ospedali italiani. «L’idea è nata sulla base di quanto visto nel trattamento di alcuni effetti collaterali riscontrati nei pazienti oncologici, che mostrano anch’essi elevati livelli di interleuchina 6», afferma Paolo Ascierto, direttore dell’unità di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli: al fianco della struttura in cui sono ricoverate i due pazienti affetti da COVID-19. «Ci troviamo di fronte a pazienti con una grave insufficienza respiratoria, motivo per cui dobbiamo essere molto cauti - aggiunge Vincenzo Sangiovanni, direttore dell’unità operativa complessa infezioni sistemiche e dell’immunodepresso dell’ospedale Cotugno -. In un caso stiamo osservando un miglioramento delle condizioni, mentre l’altro paziente è rimasto stazionario». Nelle prossime ore, lo stesso «cocktail» di farmaci dovrebbe essere impiegato in pazienti ricoverati negli ospedali Spallanzani (Roma), Sacco (Milano) e Papa Giovanni XXIII (Bergamo).

Twitter @fabioditodaro