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Nel precedente articolo abbiamo ricordato alcune delle più importanti scoperte legate al nome di Lazzaro Spallanzani (Scandiano, 12 gennaio 1729 – Pavia, 11 febbraio 1799) grande naturalista italiano del ‘700, che scoprì l’inseminazione artificiale, i segreti della digestione e tanti segreti sul mondo degli animali, come ad esempio le capacità di ecolocalizzazione nei pipistrelli.

Lazzaro Spallanzani, padre della biologia sperimentale e della fecondazione artificiale

andrea cionci

Tuttavia, lo scienziato di Scandiano non si fermò qui, ma fu anche il responsabile del definitivo superamento della teoria sulla “generazione spontanea” una credenza molto diffusa fin dall'antichità secondo la quale gli esseri viventi più semplici, come vermi o insetti, potessero nascere in modo "spontaneo" dagli elementi naturali inanimati, dal fango o da carcasse in putrefazione. I suoi esperimenti non solo dimostrarono come le larve potessero nascere solo all’aria aperta, da uova depositate da insetti, ma comprese anche come l’aria stessa fosse sufficiente a far sviluppare dei microrganismi. Scoprì quindi le tecniche di sterilizzazione tramite bollitura, utilizzate ancor oggi nella vita quotidiana, ad esempio per le conserve. I suoi risultati, pubblicati negli “Opuscoli”, saranno poi alla base del metodo con cui il pasticcere francese Charles Nicolas Appert (1749-1841), diffonderà il procedimento industriale per il cibo in scatola e in barattolo.

Respirazione tissutale

Spallanzani studiò anche la fisiologia della respirazione e dimostrò sperimentalmente come la sua chimica consista nell’immissione di ossigeno e nell’emissione di anidride carbonica.

Era stato Lavoisier, nel 1777, a interpretare per primo la respirazione come una combustione lenta, localizzata nei polmoni, in cui il comburente era l'ossigeno, il combustibile era il carbonio fornito dall'organismo, ed i prodotti finali erano il calore corporeo e l'anidride carbonica. Già ammiratore di Lavoisier, Spallanzani comprese però, con esperimenti sulle rane, che tutti i tessuti del corpo partecipano alla respirazione. Aveva scoperto la respirazione tissutale, che sarebbe rimasta un punto cardine nella moderna fisiologia.

Sangue di salamandra

Tra le più importanti funzioni fisiologiche, la circolazione sanguigna non poteva non catalizzare l’insaziabile curiosità di Spallanzani. Di solito tali studi si compivano vivisezionando le rane, in questo caso lui però utilizzò la salamandra acquatica che, per via della la sua pelle sottile e trasparente, non necessitava dell’intervento del bisturi: "Dirò di più, se parlar debbo colla mia solita ingenuità – scriveva Spallanzani - che un solo mesenterio contemplato nel naturale suo sito ci val più, quanto alla sicurezza di non errare, che mille mesenterii spiegati. In tale vantaggiosa situazione non isforziamo la natura a parlarci, ma la sorprendiamo tutta intenta nel regolatissimo suo lavoro, senza quasi che si accorga di essere osservata".

Il cuore di un esploratore

Nella sua vita effettuò circa 13 viaggi di studio, tra i quali si ricordano quello avventurosissimo a Costantinopoli e quello nel Regno delle Due Sicilie durante i quali realizzò importanti ricerche di natura geologica scendendo perfino nelle viscere di vulcani. Di ritorno dal viaggio a Costantinopoli, fu accusato dal custode del Museo di Pavia di essersi appropriato di alcuni preziosi reperti per annetterli alla sua raccolta privata. Il processo che ne seguì lo vide completamente scagionato e, piuttosto, condannati i suoi calunniatori.

Spallanzani morì settantenne a Pavia nel 1799, mentre era ancora in piena attività, famoso e onorato in tutta Europa, per un tumore alla vescica. Aveva sempre goduto di ottima salute, ma in pochi giorni se ne andò, serenamente, con i conforti religiosi. Sottoposto ad autopsia, il suo cuore fu portato a Reggio Emilia, dove fu chiuso in un’urna ai piedi del cenotafio; la vescica rimase nel museo universitario di Pavia, come ultimo contributo alla scienza. Scandiano gli dedicò uno splendido monumento marmoreo, dove lo scienziato, armato di vera lente d’ingrandimento, compare mentre studia una piccola rana di bronzo. Oggi il suo nome è stato dato a un asteroide, il 10350, e a un cratere su Marte, eppure un simile personaggio meriterebbe un ricordo più vicino al pubblico, come forse una fiction o un film.

Nel precedente articolo abbiamo ricordato alcune delle più importanti scoperte legate al nome di Lazzaro Spallanzani (Scandiano, 12 gennaio 1729 – Pavia, 11 febbraio 1799) grande naturalista italiano del ‘700, che scoprì l’inseminazione artificiale, i segreti della digestione e tanti segreti sul mondo degli animali, come ad esempio le capacità di ecolocalizzazione nei pipistrelli.

Lazzaro Spallanzani, padre della biologia sperimentale e della fecondazione artificiale

andrea cionci

Tuttavia, lo scienziato di Scandiano non si fermò qui, ma fu anche il responsabile del definitivo superamento della teoria sulla “generazione spontanea” una credenza molto diffusa fin dall'antichità secondo la quale gli esseri viventi più semplici, come vermi o insetti, potessero nascere in modo "spontaneo" dagli elementi naturali inanimati, dal fango o da carcasse in putrefazione. I suoi esperimenti non solo dimostrarono come le larve potessero nascere solo all’aria aperta, da uova depositate da insetti, ma comprese anche come l’aria stessa fosse sufficiente a far sviluppare dei microrganismi. Scoprì quindi le tecniche di sterilizzazione tramite bollitura, utilizzate ancor oggi nella vita quotidiana, ad esempio per le conserve. I suoi risultati, pubblicati negli “Opuscoli”, saranno poi alla base del metodo con cui il pasticcere francese Charles Nicolas Appert (1749-1841), diffonderà il procedimento industriale per il cibo in scatola e in barattolo.

Respirazione tissutale

Spallanzani studiò anche la fisiologia della respirazione e dimostrò sperimentalmente come la sua chimica consista nell’immissione di ossigeno e nell’emissione di anidride carbonica.

Era stato Lavoisier, nel 1777, a interpretare per primo la respirazione come una combustione lenta, localizzata nei polmoni, in cui il comburente era l'ossigeno, il combustibile era il carbonio fornito dall'organismo, ed i prodotti finali erano il calore corporeo e l'anidride carbonica. Già ammiratore di Lavoisier, Spallanzani comprese però, con esperimenti sulle rane, che tutti i tessuti del corpo partecipano alla respirazione. Aveva scoperto la respirazione tissutale, che sarebbe rimasta un punto cardine nella moderna fisiologia.

Sangue di salamandra

Tra le più importanti funzioni fisiologiche, la circolazione sanguigna non poteva non catalizzare l’insaziabile curiosità di Spallanzani. Di solito tali studi si compivano vivisezionando le rane, in questo caso lui però utilizzò la salamandra acquatica che, per via della la sua pelle sottile e trasparente, non necessitava dell’intervento del bisturi: "Dirò di più, se parlar debbo colla mia solita ingenuità – scriveva Spallanzani - che un solo mesenterio contemplato nel naturale suo sito ci val più, quanto alla sicurezza di non errare, che mille mesenterii spiegati. In tale vantaggiosa situazione non isforziamo la natura a parlarci, ma la sorprendiamo tutta intenta nel regolatissimo suo lavoro, senza quasi che si accorga di essere osservata".

Il cuore di un esploratore

Nella sua vita effettuò circa 13 viaggi di studio, tra i quali si ricordano quello avventurosissimo a Costantinopoli e quello nel Regno delle Due Sicilie durante i quali realizzò importanti ricerche di natura geologica scendendo perfino nelle viscere di vulcani. Di ritorno dal viaggio a Costantinopoli, fu accusato dal custode del Museo di Pavia di essersi appropriato di alcuni preziosi reperti per annetterli alla sua raccolta privata. Il processo che ne seguì lo vide completamente scagionato e, piuttosto, condannati i suoi calunniatori.

Spallanzani morì settantenne a Pavia nel 1799, mentre era ancora in piena attività, famoso e onorato in tutta Europa, per un tumore alla vescica. Aveva sempre goduto di ottima salute, ma in pochi giorni se ne andò, serenamente, con i conforti religiosi. Sottoposto ad autopsia, il suo cuore fu portato a Reggio Emilia, dove fu chiuso in un’urna ai piedi del cenotafio; la vescica rimase nel museo universitario di Pavia, come ultimo contributo alla scienza. Scandiano gli dedicò uno splendido monumento marmoreo, dove lo scienziato, armato di vera lente d’ingrandimento, compare mentre studia una piccola rana di bronzo. Oggi il suo nome è stato dato a un asteroide, il 10350, e a un cratere su Marte, eppure un simile personaggio meriterebbe un ricordo più vicino al pubblico, come forse una fiction o un film.