Appena 720 grammi di peso e un’anomalia - una perforazione intestinale - dovuta alla nascita avvenuta in largo anticipo rispetto alle previsioni: dopo appena ventotto settimane di gestazione. Per questo motivo Alessandro (il nome di fantasia) è dovuto entrare in sala operatoria ad appena cinque giorni di vita. Trasferito dall’Umbria a Roma il primo giorno del nuovo anno, il neonato è stato sottoposto a un’operazione d’urgenza da parte dell’equipe di chirurghi del dipartimento di neonatologia dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. L’intervento è riuscito e il piccolo ora sta meglio.

Un intervento da effettuare in emergenza

La sua anomalia, un’ostruzione congenita dell’intestino, colpisce «dai 3 ai 7 neonati ogni mille che nascono e può essere aggravata dalla presenza di una perforazione intestinale e di una conseguente peritonite», spiega Pietro Bagolan, a capo del team che ha operato Alessandro, venuto alla luce il giorno di Santo Stefano. «Il trattamento chirurgico è avvenuto in emergenza, per non mettere a rischio la vita del bambino e per evitare complicanze importanti: tra cui l’impossibilità di alimentarlo, la progressiva distensione dell’addome che interferisce col respiro o le infezioni legate al ristagno delle feci all’interno dell’intestino». Quest’ultima è una complicanza molto temibile nel neonato piccolissimo, specie per l’immaturità del suo sistema immunitario che lo rende particolarmente vulnerabile e ad alto rischio di mortalità.

Vaccinazioni, nessuna particolare limitazione per i pretermine

Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Società Italiana di Neonatologia, ogni anno in Italia i bimbi pretermine rappresentano il 7,2 per cento dei nuovi nati e di questi l’un per cento ha un peso inferiore a 1,5 chilogrammi. Un’altissima percentuale, superiore al 95 cento, non ha problemi né complicazioni. In alcuni casi, però, i prematuri possono essere soggetti a malattie respiratorie, neurologiche, cardiovascolari, metaboliche, infettive e a problemi di alimentazione. Visti i recenti casi di meningite infine, vale la pena ricordare che non c’è alcun problema per quanto concerne le vaccinazioni.

«Sebbene in alcuni casi i livelli di anticorpi risultino lievemente inferiori rispetto al neonato a termine, la risposta al vaccino appare sufficiente per assicurare la protezione: sia nel breve sia nel lungo termine - chiosa Mauro Stronati, direttore della struttura di neonatologia e patologia neonatale del policlinico San Matteo di Pavia e presidente della Società Italiana di Neonatologia. Questi bambini devono essere immunizzati seguendo il calendario vaccinale, utilizzando dosi piene del vaccino e secondo l’età cronologica, oppure al momento della dimissione dall’ospedale in caso di ricovero prolungato. Purtroppo, però, ciò non sempre accade. È infatti di comune riscontro il ritardo dell’epoca d’inizio delle vaccinazioni».

Twitter @fabioditodaro


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