Gli uomini con una storia familiare di cancro alla prostata e portatori di mutazioni del gene Brca 2 sviluppano una forma più aggressiva di carcinoma prostatico. A dirlo un gruppo di ricercatori del Monash Partners Comprehensive Cancer Consortium di Melbourne in Australia, il cui studio è apparso sulla rivista Nature Communication e che hanno analizzato campioni di tessuto prelevato dai pazienti con carcinoma alla prostata in fase iniziale e non ancora trattato. L’analisi genetica ha mostrato che il profilo molecolare del tumore dei malati con mutazione di Brca 2 è del tutto simile a quello di un tumore metastatico in stadio avanzato.
Si sa che le mutazioni di Brca 1 e Brca 2 aumentano sensibilmente la probabilità di sviluppare tumore alla prostata (ma anche al seno e all’ovaio) e anche quella di avere una forma aggressiva di tumore. «Questo studio è utile perché aggiunge dei tasselli importanti nella conoscenza del tumore prostatico di malati che hanno la mutazione di Brca 2» spiega il professor Alberto Briganti, urologo dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e vicedirettore dell’Urological Research Institute (URI).
«Lo studio ha evidenziato alterazioni genomiche che solitamente non sono frequenti nelle popolazioni di pazienti con tumore prostatico localizzato, cioè in fase iniziale, ma in pazienti con la malattia già in fase metastatica e resistente. Queste alterazioni sono inoltre più frequenti nei pazienti che abbiano Brca 2 mutato rispetto a pazienti con carcinoma prostatico sporadico. Quindi è possibile che questi pazienti abbiano già mutazioni in fase iniziale che predispongono alla progressione sistemica a causa di questa instabilità genomica che rende una malattia Brca 2 mutata più simile da un punto di vista molecolare ad una malattia metastatica».
Nel nostro paese, gli uomini con carcinoma prostatico sono circa 400mila e le nuove diagnosi raggiungono i 34mila casi l’anno, tanto che il tumore alla prostata è al primo posto per incidenza nei maschi, rappresenta il 20% di tutte le neoplasie diagnosticate a partire dai 50 anni di età e nel 2013 ha causato 7203 decessi. Oggi il tumore della prostata ha una sopravvivenza a 5 anni che si avvicina al 90% e questa percentuale aumenta quando la diagnosi è precoce.
«I risultati di questo studio aprono sicuramente nuovi scenari - spiega il professor Briganti - da un parte la possibilità di fare trattamenti più aggressivi nei pazienti con Brca 2 mutato; dall’altra sviluppare nuovi studi per valutare l’efficacia di terapie mirate, innovative e più efficaci».
Alcuni diritti riservati.