La ricerca, condotta su oltre 2.500 fumatori nell'arco di un anno, è stata pubblicata sul "British medical journal".
Gli esperti hanno dimostrato che dare supporto extra, oltre a quello standard offerto, è sostanzialmente inutile, tanto che il dipartimento di salute inglese ha dichiarato che non offrirà più servizi extra.
Durante lo studio, i fumatori sono stati suddivisi in 4 gruppi: al primo è stato dato il supporto standard offerto dal servizio sanitario con consigli, lettere, email, messaggi e accesso alla linea telefonica d'aiuto. Al secondo lo stesso supporto, unito ai cerotti alla nicotina, mentre al terzo è stato offerto un supporto "proattivo", con sessioni extra di counselling e messaggi dallo staff dell'helpine, oltre al supporto standard. Al quarto gruppo è stato dato lo stesso supporto attivo del terzo e in più i cerotti.
L'analisi dei dati ha rilevato che sei mesi dopo aver smesso, il 18,9% del 59% di quelli che era stato contattato era riuscito a non fumare. Non sono state riscontrate particolari differenze nei tassi di successo tra le persone cui erano stati offerti diversi tipi di counselling e tra quelli con i cerotti.
Il 18,2% di quelli che aveva ricevuto il supporto proattivo aveva smesso di fumare, vale a dire un valore molto simile al 19,6% di quelli che non l'avevano ricevuto. In totale, il 17,7% dei fumatori che ha avuto i cerotti ha smesso, contro il 20,1% di quelli che non li hanno ricevuti.
Ciò dimostra che non c'è un consiglio standard per smettere di fumare, poiché molto dipende dalla volontà individuale: per esempio, c'è chi smette da un giorno all'altro, chi ha bisogno di aiuto e chi interrompe e poi ricomincia.