E’ una droga in grado di indurre una forte dipendenza. I suoi effetti, soprattutto a livello cerebrale, sono devastanti. Stiamo parlando della cocaina, un derivato delle foglie di coca particolarmente attivo a livello del sistema nervoso centrale.

Oggi, grazie ad uno studio dall’Università di Cardiff e dall’Istituto Centrale di Salute Mentale di Mannheim, in collaborazione con l’Irccs Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, la dipendenza da questa sostanza potrebbe interrompersi definitivamente. A loro va il merito di aver individuato una molecola –in sperimentazione come antitumorale- che con una sola somministrazione blocca la propensione ad assumere cocaina. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista E-Life.

COME AGISCE LA COCAINA?

Uno dei neurotrasmettitori maggiormente presenti a livello cerebrale è la dopamina, la molecola nota per essere associata, quando non viene più prodotta in quantità adeguate, al morbo di Parkinson. Essa è implicata in molte funzioni come la sensazione di ricompensa e appagamento. Un neurotrasmettitore dunque cruciale nelle dipendenze. La dopamina, rilasciata tra un neurone e l’altro (le sinapsi), viene successivamente rimossa attraverso un trasportatore per essere «riciclata». Più tempo rimane a livello delle sinapsi e più la persona si sente appagata. La cocaina agisce proprio sul meccanismo con cui i neuroni rimuovono la dopamina. Bloccando questo processo si instaura così una forte dipendenza. Ecco perché identificare possibili sostanze che blocchino il meccanismo di dipendenza è fondamentale per spezzare la spirale.

INTERROMPERE «IL CIRCOLO VIZIOSO»

Una possibile soluzione potrebbe arrivare da un farmaco progettato per tutt’altro. Nello studio in questione i ricercatori –per ora in modello animale- sono riusciti nell’impresa di bloccare la propensione ad assumere cocaina con una sola somministrazione del composto PD325901, una molecola in fase di sperimentazione come molecola anti-cancro. In particolare il farmaco in questione blocca nei neuroni una serie di reazioni a cascata implicate nel circuito che porta alla dipendenza.

«Lo studio è importante - spiega Stefania Fasano dell’Università di Cardiff e coordinatrice del progetto -perché dimostra la possibilità di un approccio terapeutico in grado di bloccare la formazione di automatismi comportamentali associati al consumo della cocaina. Automatismi che giocano un ruolo centrale nell’instaurazione della dipendenza».

«Attualmente - aggiunge Riccardo Brambilla, sempre dell’Università di Cardiff e collaboratore dell’Istituto Mario Negri - non è disponibile un farmaco capace di bloccare la dipendenza da cocaina».

Utilizzare un medicinale che ha già superato alcune fasi cliniche –spiegano i ricercatori- potrà consentire l’avvio di un trasferimento più rapido dal laboratorio alla clinica.

Twitter @danielebanfi83


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