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L’emergenza COVID sta mettendo a dura prova l’organizzazione del Servizio Sanitario così come lo conoscevamo e non fa eccezione il mondo del diabete, preso alla sprovvista lasciando medici e pazienti scollati dal mondo reale fatto di contatti umani e fisici. Nel giro di 48 ore, medici e pazienti si sono ritrovati a gestire i controlli a distanza, una nuova realtà che prima era riservata solo a chi non poteva raggiungere l'ambulatorio.

Una gestione che, nella fase 2, si prospetta molto simile a quella delle ultime settimane, ma con un vantaggio da non sottovalutare legato alla confidenza maturata all’uso della tecnologia.

Come continuare a rispondere a distanza ed essere sempre presenti? La risposta di 4 esperti diabetologi che spiegano l'intervento delle Associazioni e Società Scientifiche, il ruolo delle tecnologie per supportare la futura gestione di una patologia che richiede accurati controlli e monitoraggi continui e che coinvolge pazienti e loro care giver.

Come avete risposto alla nuova esigenza di cura a distanza?

Risponde Paolo DI BARTOLO, Presidente Nazionale AMD (Associazione medici Diabetologi)

«Per supportare le persone con diabete in questo particolare momento, l’Associazione Medici Diabetologi (AMD) e la Società Italiana di Diabetologia (SID) hanno istituito un numero verde attivo tutti i giorni (800 942 425 dalle 10 alle 18) per venire incontro alle esigenze delle persone con diabete, costrette a casa come il resto della popolazione e senza possibilità di effettuare visite e prestazioni ambulatoriali già programmate. In più, la diabetologia si è attivata anche sui social e ha lanciano il progetto “Un'ora con AMD, SID, SIEDP": tutti i giorni, dalle 18 alle 19, sulle pagine Facebook delle tre Società scientifiche, diabetologi SID, AMD e SIEDP si alternano per tenere in diretta delle presentazioni sulla gestione del diabete a beneficio dei pazienti».

Quale è il ruolo della tecnologia per la gestione «in remoto» del diabete?

Risponde Vincenzo PROVENZANO, Presidente Nazionale SIMDO

«Per affrontare le problematiche più urgenti e consentire gli impianti di microinfusori, il Centro di Riferimento Regionale per la Diabetologia e l’impianto di Microinfusori dell’Ospedale siciliano di Partinico (trasformato in COVID-H) si è dotato di locali del tutto separati dall’area rossa del nosocomio e di personale esclusivamente dedicato ai pazienti con diabete. L’impiego di videochiamate, di un cellulare dedicato h24 e di piattaforme multimediali condivise, sta permettendo di superare i limiti imposti dalla quarantena, mantenendo i nostri pazienti in costante contatto con il team diabetologico e condividendo il monitoraggio in tempo reale.

Inoltre, attraverso i software dedicati al trasferimento dei profili glicemici, tutti i pazienti portatori di tecnologia, inviano regolarmente i loro profili e ricevono le modifiche terapeutiche. Webcam e videochiamate consentono inoltre di effettuare delle sedute di educazione terapeutica dove vengono consigliate le ricette di una buona alimentazione e di sane abitudini. Isoliamo il virus, uniamo in rete educatori, psicologi, dietisti e diabetologi ai nostri pazienti e così distanziamo… solitudine e complicanze».

Analizzando la situazione di smartworking e la nuova organizzazione delle attività e del tempo dei bambini con diabete, è possibile allentare il controllo perché si è a casa tutti insieme?

Risponde Riccardo SCHIAFFINI, Dirigente Medico I Livello, Endocrinologia e Diabetologia, Ospedale Pediatrico Bambin Gesù

«Anche se le scuole sono chiuse, il diabete non va in vacanza, per un duplice motivo. Il primo è legato ai bambini e agli adolescenti che hanno il diabete che, anche durante questa emergenza, devono continuare a controllare bene la loro malattia (tramite un attento autocontrollo glicemico con sensori del glucosio e con glucometri tradizionali) e attraverso anche una terapia insulinica che in questo momento non è facile adattare, considerati gli stravolgimenti della vita quotidiana legati a orari meno definiti e alla impossibilità/difficoltà nello svolgere attività fisica.

In secondo luogo c'è il rischio che in questo periodo, in cui siamo giustamente preoccupati per tutta la situazione, vengano sottovalutati i rischi di chetoacidosi e diabete all'esordio perché le famiglie potrebbero essere indotte a trascurare i sintomi di una iperglicemia incipiente (poliuria e polidipsia) e tendono a non voler venire in ospedale».

Quanto abbiamo imparato da questa rivoluzione “forzata” e quale sarà la lezione per il futuro di domani?

Risponde Riccardo Fornengo, Consigliere Nazionale AMD, Responsabile S.S.D. di Diabetologia di Chivasso

«Mai come in questo momento, nonostante le società scientifiche insistano da anni che la tecnologia non è un lusso, ci si rende conto che avere a disposizione dei dispositivi per la misurazione della glicemia o per l'infusione della terapia, non è un vezzo di diabetologi smart ma è "terapia", è "farmaco", è "salute".

In questi giorni, riusciamo a gestire abbastanza bene le persone con diabete che usano la tecnologia, più avvezzi a scaricare informazioni su piattaforme e che usano i CGM o FGM o glucometri linkati a app su smartphone. Avere la possibilità di interagire a distanza con loro avendo davanti il loro tracciato ci dà la possibilità di gestirli, aiutarli, prendersi cura e farlo bene. Per gli altri pazienti, invece tutto è molto più complesso: moltissimi non fanno esami, misurano la glicemia ma non sanno dove scaricarla, altri la dettano al medico o all'infermiera. L’impiego della tecnologia d'avanguardia, è in grado di annullare le distanze e portare il team diabetologico a casa, permettendo di adattare e aggiornare le terapie alle nuove abitudini “domestiche “per una corretta gestione della patologia».

L’emergenza COVID sta mettendo a dura prova l’organizzazione del Servizio Sanitario così come lo conoscevamo e non fa eccezione il mondo del diabete, preso alla sprovvista lasciando medici e pazienti scollati dal mondo reale fatto di contatti umani e fisici. Nel giro di 48 ore, medici e pazienti si sono ritrovati a gestire i controlli a distanza, una nuova realtà che prima era riservata solo a chi non poteva raggiungere l'ambulatorio.

Una gestione che, nella fase 2, si prospetta molto simile a quella delle ultime settimane, ma con un vantaggio da non sottovalutare legato alla confidenza maturata all’uso della tecnologia.

Come continuare a rispondere a distanza ed essere sempre presenti? La risposta di 4 esperti diabetologi che spiegano l'intervento delle Associazioni e Società Scientifiche, il ruolo delle tecnologie per supportare la futura gestione di una patologia che richiede accurati controlli e monitoraggi continui e che coinvolge pazienti e loro care giver.

Come avete risposto alla nuova esigenza di cura a distanza?

Risponde Paolo DI BARTOLO, Presidente Nazionale AMD (Associazione medici Diabetologi)

«Per supportare le persone con diabete in questo particolare momento, l’Associazione Medici Diabetologi (AMD) e la Società Italiana di Diabetologia (SID) hanno istituito un numero verde attivo tutti i giorni (800 942 425 dalle 10 alle 18) per venire incontro alle esigenze delle persone con diabete, costrette a casa come il resto della popolazione e senza possibilità di effettuare visite e prestazioni ambulatoriali già programmate. In più, la diabetologia si è attivata anche sui social e ha lanciano il progetto “Un'ora con AMD, SID, SIEDP": tutti i giorni, dalle 18 alle 19, sulle pagine Facebook delle tre Società scientifiche, diabetologi SID, AMD e SIEDP si alternano per tenere in diretta delle presentazioni sulla gestione del diabete a beneficio dei pazienti».

Quale è il ruolo della tecnologia per la gestione «in remoto» del diabete?

Risponde Vincenzo PROVENZANO, Presidente Nazionale SIMDO

«Per affrontare le problematiche più urgenti e consentire gli impianti di microinfusori, il Centro di Riferimento Regionale per la Diabetologia e l’impianto di Microinfusori dell’Ospedale siciliano di Partinico (trasformato in COVID-H) si è dotato di locali del tutto separati dall’area rossa del nosocomio e di personale esclusivamente dedicato ai pazienti con diabete. L’impiego di videochiamate, di un cellulare dedicato h24 e di piattaforme multimediali condivise, sta permettendo di superare i limiti imposti dalla quarantena, mantenendo i nostri pazienti in costante contatto con il team diabetologico e condividendo il monitoraggio in tempo reale.

Inoltre, attraverso i software dedicati al trasferimento dei profili glicemici, tutti i pazienti portatori di tecnologia, inviano regolarmente i loro profili e ricevono le modifiche terapeutiche. Webcam e videochiamate consentono inoltre di effettuare delle sedute di educazione terapeutica dove vengono consigliate le ricette di una buona alimentazione e di sane abitudini. Isoliamo il virus, uniamo in rete educatori, psicologi, dietisti e diabetologi ai nostri pazienti e così distanziamo… solitudine e complicanze».

Analizzando la situazione di smartworking e la nuova organizzazione delle attività e del tempo dei bambini con diabete, è possibile allentare il controllo perché si è a casa tutti insieme?

Risponde Riccardo SCHIAFFINI, Dirigente Medico I Livello, Endocrinologia e Diabetologia, Ospedale Pediatrico Bambin Gesù

«Anche se le scuole sono chiuse, il diabete non va in vacanza, per un duplice motivo. Il primo è legato ai bambini e agli adolescenti che hanno il diabete che, anche durante questa emergenza, devono continuare a controllare bene la loro malattia (tramite un attento autocontrollo glicemico con sensori del glucosio e con glucometri tradizionali) e attraverso anche una terapia insulinica che in questo momento non è facile adattare, considerati gli stravolgimenti della vita quotidiana legati a orari meno definiti e alla impossibilità/difficoltà nello svolgere attività fisica.

In secondo luogo c'è il rischio che in questo periodo, in cui siamo giustamente preoccupati per tutta la situazione, vengano sottovalutati i rischi di chetoacidosi e diabete all'esordio perché le famiglie potrebbero essere indotte a trascurare i sintomi di una iperglicemia incipiente (poliuria e polidipsia) e tendono a non voler venire in ospedale».

Quanto abbiamo imparato da questa rivoluzione “forzata” e quale sarà la lezione per il futuro di domani?

Risponde Riccardo Fornengo, Consigliere Nazionale AMD, Responsabile S.S.D. di Diabetologia di Chivasso

«Mai come in questo momento, nonostante le società scientifiche insistano da anni che la tecnologia non è un lusso, ci si rende conto che avere a disposizione dei dispositivi per la misurazione della glicemia o per l'infusione della terapia, non è un vezzo di diabetologi smart ma è "terapia", è "farmaco", è "salute".

In questi giorni, riusciamo a gestire abbastanza bene le persone con diabete che usano la tecnologia, più avvezzi a scaricare informazioni su piattaforme e che usano i CGM o FGM o glucometri linkati a app su smartphone. Avere la possibilità di interagire a distanza con loro avendo davanti il loro tracciato ci dà la possibilità di gestirli, aiutarli, prendersi cura e farlo bene. Per gli altri pazienti, invece tutto è molto più complesso: moltissimi non fanno esami, misurano la glicemia ma non sanno dove scaricarla, altri la dettano al medico o all'infermiera. L’impiego della tecnologia d'avanguardia, è in grado di annullare le distanze e portare il team diabetologico a casa, permettendo di adattare e aggiornare le terapie alle nuove abitudini “domestiche “per una corretta gestione della patologia».