Se analizzassimo al microscopio tutte le cellule del corpo, neppure la metà di queste si rivelerebbe «umana». Più del 50% sarebbero batteri, funghi, virus ed altri microbi, che vivono in simbiosi con il nostro organismo e che ne regolano moltissime funzioni, a partire dal metabolismo fino alle risposte immunitarie.

Tale insieme di microorganismi è chiamato microbiota, ed è presente su tutte le mucose del nostro corpo, dalla cute ai polmoni, ma è nell’intestino che ha la sua presenza maggiore. Un numero sempre maggiore di evidenze scientifiche suggerisce che alterazioni dell’equilibrio del microbiota intestinale umano abbiano un ruolo fondamentale nello scatenare e accelerare molti disturbi fisici e mentali.

«Un crescente numero di dati sperimentali sta dimostrando l’esistenza di una connessione stretta tra alterazioni del microbiota intestinale umano ed una vasta gamma di patologie neurologiche, dal morbo di Parkinson alla sclerosi multipla, a disturbi dello spettro autistico e patologie del tono dell’umore (es. depressione)» avverte Gianluca Ianiro, gastroenterologo della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma, esperto di microbiota intestinale.

Depressione e autismo

Alcune evidenze scientifiche, ad esempio, hanno dimostrato che alcune specie di Lactobacilli e Bifidobatteri sono in grado di alleviare i sintomi di ansia e depressione. «Un recente studio apparso sull’autorevole rivista Gastroenterology ha dimostrato che una terapia con Bifidobacterium longum NCC3001 è stata in grado di ridurre i sintomi della depressione in pazienti con sindrome dell’intestino irritabile», sottolinea Ianiro.

In un altro studio pilota, il trapianto di microbiota intestinale ha alleviato i sintomi gastrointestinali e neurologici in un piccolo gruppo di bambini affetti da disturbo dello spettro autistico. Ulteriori dati molto interessanti sono quelli sul legame fra disbiosi (alterazione del microbiota intestinale) e morbo di Parkinson.

La nuova via del Parkinson

Ad avanzare quest’ultima ipotesi è stato un team di ricercatori del California Institute of Technology, che per primo ha dimostrato che alcune modificazioni del microbiota intestinale sono direttamente correlate alla malattia di Parkinson. In seguito questa teoria è stata supportata da numerosi studi: uno dei più recenti, pubblicato sulla rivista JCI Insight, ha evidenziato che alcune cellule endocrine presenti nell’intestino contengono l’alfa-sinucleina mutata, la proteina chiave della malattia di Parkinson, che potrebbe migrare dall’intestino al cervello sfruttando il nervo vago. A riprova di questa ipotesi c’è il fatto che i pazienti che si sottopongono a resezione del nervo vago per motivi di ulcera hanno il 40% di rischio in meno di andare incontro a malattia di Parkinson per il resto della vita.

Interventi mirati

Dato il legame così stretto tra cervello e intestino, sono in molti a pensare che le malattie neurologiche e cognitive possano essere curate tramite terapie che agiscano sul microbiota intestinale.

«Ad oggi abbiamo diverse possibilità di modulare a scopo terapeutico il nostro microbiota intestinale: la dieta è un potentissimo modulatore del microbiota, poi abbiamo antibiotici mirati, prebiotici, probiotici, simbiotici, e, all’altro estremo, il trapianto di microbiota intestinale, che attualmente vede l’infezione da Clostridium difficile come unica indicazione terapeutica in pratica clinica. I dati sperimentali attualmente disponibili suggeriscono che tali approcci possano essere efficaci in alcune patologie neurologiche. Tali evidenze preliminari, tuttavia, hanno necessità di essere confermati da studi ulteriori, prima di guadagnare un ruolo in pratica clinica» ammonisce Ianiro.

«Il primo passo è eventualmente quello di non assumere terapie a scatola chiusa, ma comprendere le singole alterazioni presenti nel microbiota intestinale umano attraverso una sua caratterizzazione, per poi intraprendere azioni terapeutiche personalizzate e di precisione» conclude l’esperto. Intanto numerosi studi internazionali stanno tentando di fare ulteriore chiarezza sul complesso puzzle che unisce intestino e cervello, con l’obiettivo di giungere alle prime conclusioni cliniche per contrastare i disturbi psichiatrici e neurologici agendo

Se analizzassimo al microscopio tutte le cellule del corpo, neppure la metà di queste si rivelerebbe «umana». Più del 50% sarebbero batteri, funghi, virus ed altri microbi, che vivono in simbiosi con il nostro organismo e che ne regolano moltissime funzioni, a partire dal metabolismo fino alle risposte immunitarie.

Tale insieme di microorganismi è chiamato microbiota, ed è presente su tutte le mucose del nostro corpo, dalla c... continua

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