Quando ci avventuriamo all’aperto in una giornata d’inverno, istantaneamente sentiamo un brivido di freddo: il nostro organismo sta mettendo in atto una serie di accortezze per proteggersi dalle basse temperature. I piccoli vasi sanguigni si restringono per evitare la dispersione del calore corporeo e tenere gli organi al caldo e il cuore è costretto a faticare di più per rispondere alla resistenza che il sangue incontra nel suo viaggio verso le periferie. Un meccanismo fisiologico ben sopportato dalla maggior parte delle persone.

A volte, però, il sistema circolatorio è più in difficoltà a sopportare i rigori del freddo. È il caso ad esempio delle persone con malattie cardiache. In presenza di un restringimento nelle arterie coronarie causate dalle placche di grasso e tessuto (aterosclerosi) o di un ispessimento del muscolo cardiaco conseguente all’ipertensione arteriosa (ipertrofia cardiaca), essere al freddo – e magari svolgere attività fisica – può comportare la comparsa di qualche dolore toracico o di mancanza di respiro. Inoltre, l’American Hearth Association ricorda che la combinazione di freddo e sforzo fisico aumenta il rischio di infarto.

PRECAUZIONI

Le precauzioni suggerite sono semplici: non strafare, non spalare neve o camminare contro un forte vento ma limitare l’attività e ricordare che il cuore è già sotto sforzo; tenere stabile la temperatura corporea, indossando abiti adeguati, inclusi guanti e cappello. Infine, se svolgere dell’attività fisica all’aperto è necessario, non lo si faccia dopo un pasto abbondante e dopo aver consumato dell’alcool.

TEMPERATURA E ATTACCHI DI CUORE

Uno studio del 2010, pubblicato sul British Medical Journal, ha mostrato che il freddo può aumentare il rischio di attacchi di cuore, anche in individui sani. Gli scienziati hanno scoperto che ad ogni riduzione di 1,8 gradi della temperatura in un solo giorno sono associati circa 200 attacchi di cuore in più. La ragione di quest’aumento di casi (considerati tutti i fattori, come le malattie stagionali, influenza, inquinamento) potrebbe risiedere nella maggior pressione necessaria per pompare il sangue, che esporrebbe l’organismo ad un maggior rischio di ictus e stroke.

TENERE A BADA LO STRESS

Sappiamo che in caso di catastrofi come terremoti o guerre aumentano le morti cardiache improvvise e gli infarti del miocardio. Gli esperti stanno indagando il ruolo dello stress emotivo nelle patologie cardiache e, secondo l’American Heart Association, è sempre più evidente perché lo stress influisce sui fattori di rischio vascolare. Attenzione quindi allo stress legato alle vacanze invernali: preoccupazioni legate alle spese, fare shopping e viaggiare sono tutti fattori ulteriori capaci di compromettere un cuore affaticato.

L’ALTA QUOTA NON È VIETATA

Se poi le vacanze si trascorrono in montagna, al freddo si aggiunge l’alta quota dove, oltre alla diminuzione della quantità di ossigeno nell’aria, è limitata la capacità dell’organismo di utilizzare l’ossigeno. E i tentativi di compensazione per riportare un’adeguata ossigenazione ai tessuti periferici (come l’aumento della frequenza del respiro, della frequenza cardiaca e della massa eritroide), si osservano già prima di raggiungere quota 2500 metri. Aumenta così il rischio di infarto e ictus per gli individui già sofferenti. Con un’adeguata copertura farmacologica, tuttavia, oggi la montagna non è preclusa neppure ai cardiopatici. Basta sottoporsi a uno sforzo graduale e salire piano e, prima di partire, fare una visita dal proprio medico che valuterà la situazione.


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