Vuoi recuperare più velocemente da un infortunio muscolare? Il segreto è nelle onde sonore. Grazie alla tecnica Extracorporeal shockwave therapy (Eswt), utilizzata da tempo per il trattamento di danni a legamenti e tendini, un gruppo di ricercatori dell’Università di Salisburgo ha scoperto che attraverso questa particolare stimolazione sonora le fibre muscolari danneggiate si rigenerano più velocemente. Il risultato, per ora ottenuto nei topi, è stato presentato al congresso della Society of Experimental Biology da poco conclusosi a Londra.

Eswt significa letteralmente «terapia con onde d’urto». Una tecnica, che consiste nell’erogazione di onde ad una particolare frequenza, introdotta in medicina già negli anni ’80 veniva e viene utilizzata tutt’ora nel trattamento della calcolosi renale. Attraverso di esse, grazie alle loro caratteristiche fisiche, è possibile frantumare il calcolo. Accanto a questa consolidata applicazione da tempo Eswt viene usata per il trattamento delle patologie a carico dei tessuti molli e delle ossa sia nell’uomo che in ambito veterinario.

Recenti studi hanno però indicato che il vantaggio dell’utilizzo di queste onde potrebbe essere anche a carico dei muscoli. Negli ultimi anni infatti diverse ricerche hanno dimostrato che le onde sono in grado di stimolare la divisione cellulare nelle cellule staminali. Partendo da questo dato diversi gruppi di ricerca hanno incominciato a studiare possibili altre applicazioni della tecnica come, ad esempio, l’utilizzo delle onde nella rigenerazione dei tessuti muscolari.

Uno di essi, guidato dalla professoressa Angela Zissler, ha dimostrato che è possibile accelerare enormemente il recupero muscolare in seguito ad un infortunio. Il risultato è stato ottenuto nei topi ma fa ben sperare. Eswt, secondo i ricercatori, agirebbe stimolando meccanicamente il tessuto il quale, reclutando le cellule staminali, da il via alle riparazioni. «Il nostro studio indica che le onde d’urto aumentano i livelli di fattori si segnalazione chimica del tessuto muscolare. Questi fattori risvegliano le cellule progenitrici satellite che diventano via via nuove fibre muscolari» spiega l’esperta. Un risultato che indica per la prima volta la bontà della tecnica come terapia complementare non invasiva e priva di effetti collaterali.

Twitter @danielebanfi83


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