Con un piccolo intervento della durata di appena 20 minuti la vita sessuale maschile può continuare normalmente anche dopo un trattamento di chirurgia oncologica, o in presenza di malattie che compromettono seriamente la funzione erettile anche in giovane età: il segreto in una piccola protesi che sostituisce il "sistema idraulico" del pene e che si può impiantare con la chirurgia mininvasiva, un intervento che praticamente azzera il rischio infezioni e riporta il paziente alla normalità nel giro di poco tempo.
Lo spiega Gabriele Antonini del dipartimento di Urologia Bracci del policlinico Umberto I di Roma in occasione del trentesimo simposio internazionale Penile Prosthesis Rome 2016 che si svolge a La Sapienza. Proprio l'ospedale romano, spiega Antonini, è considerato leader in Europa per questa nuova tecnica di impianto protesico sviluppata da Paul Perito al Coral Gables hospital a Miami.
Sono tante le situazioni che possono portare a una disfunzione erettile che non trovi risoluzione nella terapia farmacologica, spiega Antonini. Tanti, ad esempio gli uomini reduci da chirurgia oncologica (prostata, vescica e retto) che vincono la propria battaglia con il cancro ma perdono, ancora giovani, la propria funzionalità sessuale. Ma ci sono anche altre malattie, dal diabete a patologie che deformano il pene o la cosiddetta fuga venosa che impedisce il mantenimento dell'erezione.
In questi e in altri casi la protesi, costituita da componenti cilindriche in cui viene pompata soluzione fisiologica, può restituire una sessualità normale. Oggi purtroppo, fa sapere ancora Antonini, sono ancora pochi gli uomini a conoscenza di questa possibilità terapeutica e gli interventi di impianto delle protesi peniene potrebbero essere eseguiti ben 10 volte di più di quanto si faccia oggi in Italia (circa 300 l'anno) se i pazienti con disfunzione erettile fossero adeguatamente informati su questa possibilità in più laddove i farmaci non funzionino.