Sette ore di sonno per notte è il «minimo sindacale» raccomandato dagli esperti per mantenersi in salute e preservare le abilità cognitive. Tuttavia un ristretto numero di soggetti potrebbe fare a meno di questa raccomandazione, in quanto la presenza di connessioni cerebrali particolarmente «efficienti» consentirebbe loro di ricaricare le batterie con sole 5-6 ore di sonno al massimo, senza accusare alcun sintomo di stress o stanchezza nel tempo. Ad avanzare questa ipotesi è una ricerca scientifica apparsa sulla rivista Brain and Behavior, che riporta in voga il concetto di «super sleeper», che sta a identificare la capacità di alcuni soggetti di saper dormire meno e meglio.

UNA MUTAZIONE GENETICA ALLA BASE

Dormire un numero insufficiente di ore per notte porta a sviluppare nel tempo irritabilità, stanchezza cronica, disturbi dell’umore e difficoltà di concentrazione. In uno studio pubblicato nel 2009 sulla rivista Science, tuttavia, un team di ricercatori statunitensi ha identificato una rara mutazione genetica capace di rendere gli individui bisognosi di pochissime ore di sonno. Per approfondire questo terreno di studio e le potenziali cause di questo fenomeno, un team di scienziati dell’Università dello Utah ha ora preso in esame le risonanze magnetiche nucleari di 1200 individui svegli, che sono stati suddivisi in tre gruppi: coloro che dormivano un numero sufficiente di ore per notte, coloro che dormivano meno di 7 ore e accusavano sonnolenza durante il giorno, e coloro che dormivano meno di 7 ore e si sentivano in piena forma. Microsonni di 1-2 minuti per compensare.

Analizzando queste due ultime categorie di soggetti, i ricercatori hanno identificato – in alcuni di loro – delle migliori connessioni cerebrali tra la regione della corteccia che processa le informazioni sensoriali provenienti dall’esterno – l’ippocampo – e la regione associata alla memoria: ciò li ha portati a ipotizzare che alcuni soggetti siano realmente in grado di dormire in modo più «efficiente» per un limitato numero di ore per notte.

L’altra ipotesi avanzata dai ricercatori, altrimenti, è che alcuni individui riescano a compensare il sonno notturno mancante con dei «microsonni» diurni che non sempre sono vissuti in modo consapevole. A dimostrazione di questa ipotesi c’è il fatto che molti partecipanti allo studio che si dichiaravano svegli durante la risonanza magnetica, in realtà mostravano profili cerebrali che identificavano uno stato di sonno. Un’ipotesi dalle importanti implicazioni per la salute pubblica: «Anche altre situazioni noiose (oltre alla risonanza magnetica ndr) come guidare un’automobile di notte senza un adeguato stimolo visivo o uditivo, potrebbero porre questi soggetti a rischio di sonnolenza o anche di cadere addormentati al volante», ha sottolineato l’autore dello studio, Brian Curtis.

PUÒ FAR AUMENTARE DI PESO

La carenza di sonno e l’abitudine a dormire meno di sette ore per notte è stato anche uno dei temi chiave del XXXIII congresso della European Sleep Research Society (ESRS), che di recente ha raccolto a Bologna quasi 2 mila medici e ricercatori da tutto il mondo. In questo caso, gli studi presentati hanno chiaramente dimostrato che la tendenza diffusa a dormire un limitato numero di ore, soprattutto nei giovani, può indurre abitudini alimentari inappropriate e l’aumento del peso corporeo, mentre un sonno disturbato impedisce la normale riduzione della pressione arteriosa nelle ore notturne, aumentando il rischio di danni cardiovascolari già in età infantile.

La raccomandazione più importante per chi soffre di disturbi del sonno o dorme un numero limitato di ore per notte, pertanto, è quella di rivolgersi a specialisti qualificati, che nel nostro Paese operano nei centri riconosciuti dall’Associazione Italiana di Medicina del Sonno. Anche se la carenza di sonno non sembra favorire alcun disturbo evidente, è sempre meglio far verificare la propria condizione da un esperto.


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