«Se possedete una biblioteca e un giardino, avete tutto ciò che vi serve»: la frase di Cicerone dovrebbe figurare all’entrata dell’Orto botanico di Roma, un’oasi di natura paradisiaca distesa fra il Tevere e le pendici del Gianicolo, a Roma.

La differenza che passa tra un giardino botanico e un “orto” è, infatti, che mentre il primo può avere delle connotazioni puramente artistico-decorative, il secondo è appunto un grande “libro vivente” di botanica, un erbario fresco dal quale poter studiare e catalogare le piante in tutto il loro ciclo vitale. L’orto botanico è sempre posto, non per nulla, sotto la tutela di una università, in questo caso del Dipartimento di Biologia Ambientale de “La Sapienza” di Roma.

Parliamo di un orgoglio tutto italiano, dato che i primi orti botanici del mondo sono nati proprio nel nostro Paese, a partire da quello di Padova, fondato nel 1545 da Francesco Bonafede, primo “lettore dei semplici” nella università della città veneta.

Il primato è spesso conteso con l’orto botanico di Pisa, del 1544, ma oggi non più nel sito originario. Sorsero poi l’Orto botanico di Firenze, nel dicembre 1545, quello di Bologna nel 1567.


Il precursore dell’Orto Botanico di Roma fu fondato nel 1277 dal papa Niccolo III con l’istituzione di un Viridarium, un giardino con varie specie arboree considerato come il capostipite degli orti che in epoca rinascimentale fioriranno in tutta la penisola. Da allora fu trasferito in varie sedi fino a quella attuale, nel 1883, su una superficie di 12 ettari adiacente al Palazzo Riario-Corsini. Come fu compreso nel 1935 da Rodolfo Lanciani, dopo il ritrovamento di due antichi mosaici, l’area è quella antica corrispondente agli Horti di Geta.

L’assetto attuale riflette quello del giardino storico risistemato nel ‘700 da Ferdinando Fuga cui si devono la deliziosa Fontana dei Tritoni e la Scalinata delle 11 fontane.


Quello romano fa oggi parte del sistema BGCI (Botanic Gardens Conservations International) degli orti botanici mondiali, che ogni anno vengono visitati da 500 milioni di persone, e anche del sistema Ribes la rete che riunisce le 17 banche del Germoplasma in Italia le quali raccolgono e conservano spore, polline, tessuti o parti di piante e semi e tutti i mezzi utilizzati dalle piante superiori per perpetuarsi.

Infatti l’orto botanico conserva anche varie specie a rischio estinzione catalogate nella lista rossa dello IUCN.

Le piante record sono parecchie: un platanus orientalis di 400 anni, e altri 370 alberi plurisecolari, la palma Nannorrophs richteiana di 200 anni, l’esemplare più grande al mondo coltivato in un giardino, per non parlare della collezione di 70 gimnosperme, la più ricca collezione di bambù in Europa, il Bosco del Mediterraneo, ovvero l’antica vegetazione che ricopriva il Gianicolo, e ancora, piante acquatiche, serre di piante carnivore e così via fino all’Orto dei Semplici.

Con questo termine si indicano da sempre le piante medicinali, dette anche “officinali” da “officina”, ossia laboratorio farmaceutico. Nell’Orto dei Semplici le specie medicinali sono organizzate in aiuole rialzate, realizzate in muratura. Altre piante officinali sono coltivate nell’area circostante, mentre altre ancora sono curate all’interno dell’adiacente Serra Tropicale.

Per queste vale in modo particolare la raccomandazione che all’entrata leggono tutti i visitatori: vietato toccare o raccogliere qualsiasi tipo di vegetale. Infatti, soprattutto nell’orto dei semplici vi sono alcuni esemplari fortemente tossici. I semi di una di queste piante, se ingeriti possono portare perfino alla morte di un individuo (nausea, vomito, diarrea, insufficienza renale fino allo shock).Quindi vale la regola: guardare e non toccare.


Le piante benefiche e curative sono, però, tantissime: l’iperico, dalla spiccata azione antidepressiva e sedativa, efficace contro l’insonnia. E' digestiva, cura malattie della pelle, disturbi respiratori, reumatismi, distorsioni, dolori ed irregolarità mestruali ed ansia. La polvere dei fiori col miele è utile per combattere il catarro e le infezioni delle alte e basse vie respiratorie. L'infuso cura invece il mal di stomaco, la digestione pesante, la diarrea.

Anche detto “erba delle streghe”, una tradizione vuole che l’iperico debba essere colto la notte del 24 giugno, giorno di San Giovanni, il più propizio per l’efficacia dei suoi poteri curativi.

Pianta magica e di derivazione esotica era ritenuta anche l’Aloe, la “grande guaritrice”, una delle piante più utili per l'uomo: i suoi derivati sono eccezionali per ringiovanire le cellule, depurare il fegato, aiutare il dimagrimento e aumentare l’energia vitale.

Lo stramonio, pianta altamente velenosa, pur usata nella medicina popolare per la cura dell’asma, è oggi impiegata nel trattamento di forme di tremor come nella sindrome di Parkinson e altre ipercinesie. Gli effetti (sintomatici, non curativi) sono buoni.

Sebbene manchi solo la mandragola, pianta di cui abbiamo scritto abbondantemente in passato, le piante officinali conservate presso l’Orto botanico di Roma sono tantissime e anche rare.

Vengono riprodotte stagionalmente grazie ai semi, ai bulbi e alle radici attentamente raccolti o curati dal personale. Non mancano però alcune specie molto comuni che svelano dei poteri terapeutici poco conosciuti. Ad esempio una varietà di carciofo, che è dotata di numerose proprietà farmacologiche come quelle antiossidante, epatoprotettiva, coleretica (a favore della secrezione biliare) e antilipidemica (contro l’aumento dei grassi nel sangue).

Oggi la fitoterapia, con l’impiego delle erbe officinali nella farmaceutica, è un settore in grande ascesa. Una delle ragioni di maggior successo deriva dal fatto che utilizzare medicamenti ottenuti per via naturale produce meno controindicazioni e meno effetti collaterali, rispetto ai farmaci di sintesi, sebbene il risultato sia spesso meno immediato. Tuttavia, non bisogna in nessun caso utilizzare tali medicine con leggerezza. Contengono principi attivi che vanno ad agire direttamente sul metabolismo cellulare, alcune di esse possono poi provocare reazioni allergiche ed risultare addirittura tossiche per alcuni soggetti ed in certi dosaggi.

Per questa ragione, proprio come per i rimedi farmaceutici più classici, è sempre consigliabile affidarsi a specialisti che sapranno consigliarci al meglio.

«Se possedete una biblioteca e un giardino, avete tutto ciò che vi serve»: la frase di Cicerone dovrebbe figurare all’entrata dell’Orto botanico di Roma, un’oasi di natura paradisiaca distesa fra il Tevere e le pendici del Gianicolo, a Roma.

La differenza che passa tra un giardino botanico e un “orto” è, infatti, che mentre il primo può avere delle connotazioni puramente artistico-decorative, il secondo è appunto un grande “libro vivente” di botanica, un erbario fresco dal quale poter studiare e catalogare le piante in tutto il loro ciclo vitale. L’orto botanico è sempre posto, non per nulla, sotto la tutela di una università, in questo caso del Dipartimento di Biologia Ambientale de “La Sapienza” di Roma.

Parliamo di un orgoglio tutto italiano, dato che i primi orti botanici del mondo sono nati proprio nel nostro Paese, a partire da quello di Padova, fondato nel 1545 da Francesco Bonafede, primo “lettore dei semplici” nella università della città veneta.

Il primato è spesso conteso con l’orto botanico di Pisa, del 1544, ma oggi non più nel sito originario. Sorsero poi l’Orto botanico di Firenze, nel dicembre 1545, quello di Bologna nel 1567.


Il precursore dell’Orto Botanico di Roma fu fondato nel 1277 dal papa Niccolo III con l’istituzione di un Viridarium, un giardino con varie specie arboree considerato come il capostipite degli orti che in epoca rinascimentale fioriranno in tutta la penisola. Da allora fu trasferito in varie sedi fino a quella attuale, nel 1883, su una superficie di 12 ettari adiacente al Palazzo Riario-Corsini. Come fu compreso nel 1935 da Rodolfo Lanciani, dopo il ritrovamento di due antichi mosaici, l’area è quella antica corrispondente agli Horti di Geta.

L’assetto attuale riflette quello del giardino storico risistemato nel ‘700 da Ferdinando Fuga cui si devono la deliziosa Fontana dei Tritoni e la Scalinata delle 11 fontane.


Quello romano fa oggi parte del sistema BGCI (Botanic Gardens Conservations International) degli orti botanici mondiali, che ogni anno vengono visitati da 500 milioni di persone, e anche del sistema Ribes la rete che riunisce le 17 banche del Germoplasma in Italia le quali raccolgono e conservano spore, polline, tessuti o parti di piante e semi e tutti i mezzi utilizzati dalle piante superiori per perpetuarsi.

Infatti l’orto botanico conserva anche varie specie a rischio estinzione catalogate nella lista rossa dello IUCN.

Le piante record sono parecchie: un platanus orientalis di 400 anni, e altri 370 alberi plurisecolari, la palma Nannorrophs richteiana di 200 anni, l’esemplare più grande al mondo coltivato in un giardino, per non parlare della collezione di 70 gimnosperme, la più ricca collezione di bambù in Europa, il Bosco del Mediterraneo, ovvero l’antica vegetazione che ricopriva il Gianicolo, e ancora, piante acquatiche, serre di piante carnivore e così via fino all’Orto dei Semplici.

Con questo termine si indicano da sempre le piante medicinali, dette anche “officinali” da “officina”, ossia laboratorio farmaceutico. Nell’Orto dei Semplici le specie medicinali sono organizzate in aiuole rialzate, realizzate in muratura. Altre piante officinali sono coltivate nell’area circostante, mentre altre ancora sono curate all’interno dell’adiacente Serra Tropicale.

Per queste vale in modo particolare la raccomandazione che all’entrata leggono tutti i visitatori: vietato toccare o raccogliere qualsiasi tipo di vegetale. Infatti, soprattutto nell’orto dei semplici vi sono alcuni esemplari fortemente tossici. I semi di una di queste piante, se ingeriti possono portare perfino alla morte di un individuo (nausea, vomito, diarrea, insufficienza renale fino allo shock).Quindi vale la regola: guardare e non toccare.


Le piante benefiche e curative sono, però, tantissime: l’iperico, dalla spiccata azione antidepressiva e sedativa, efficace contro l’insonnia. E' digestiva, cura malattie della pelle, disturbi respiratori, reumatismi, distorsioni, dolori ed irregolarità mestruali ed ansia. La polvere dei fiori col miele è utile per combattere il catarro e le infezioni delle alte e basse vie respiratorie. L'infuso cura invece il mal di stomaco, la digestione pesante, la diarrea.

Anche detto “erba delle streghe”, una tradizione vuole che l’iperico debba essere colto la notte del 24 giugno, giorno di San Giovanni, il più propizio per l’efficacia dei suoi poteri curativi.

Pianta magica e di derivazione esotica era ritenuta anche l’Aloe, la “grande guaritrice”, una delle piante più utili per l'uomo: i suoi derivati sono eccezionali per ringiovanire le cellule, depurare il fegato, aiutare il dimagrimento e aumentare l’energia vitale.

Lo stramonio, pianta altamente velenosa, pur usata nella medicina popolare per la cura dell’asma, è oggi impiegata nel trattamento di forme di tremor come nella sindrome di Parkinson e altre ipercinesie. Gli effetti (sintomatici, non curativi) sono buoni.

Sebbene manchi solo la mandragola, pianta di cui abbiamo scritto abbondantemente in passato, le piante officinali conservate presso l’Orto botanico di Roma sono tantissime e anche rare.

Vengono riprodotte stagionalmente grazie ai semi, ai bulbi e alle radici attentamente raccolti o curati dal personale. Non mancano però alcune specie molto comuni che svelano dei poteri terapeutici poco conosciuti. Ad esempio una varietà di carciofo, che è dotata di numerose proprietà farmacologiche come quelle antiossidante, epatoprotettiva, coleretica (a favore della secrezione biliare) e antilipidemica (contro l’aumento dei grassi nel sangue).

Oggi la fitoterapia, con l’impiego delle erbe officinali nella farmaceutica, è un settore in grande ascesa. Una delle ragioni di maggior successo deriva dal fatto che utilizzare medicamenti ottenuti per via naturale produce meno controindicazioni e meno effetti collaterali, rispetto ai farmaci di sintesi, sebbene il risultato sia spesso meno immediato. Tuttavia, non bisogna in nessun caso utilizzare tali medicine con leggerezza. Contengono principi attivi che vanno ad agire direttamente sul metabolismo cellulare, alcune di esse possono poi provocare reazioni allergiche ed risultare addirittura tossiche per alcuni soggetti ed in certi dosaggi.

Per questa ragione, proprio come per i rimedi farmaceutici più classici, è sempre consigliabile affidarsi a specialisti che sapranno consigliarci al meglio.