"Finora - ha spiegato Roberta Siliquini, ordinario di Igiene all'Università di Torino, a margine della presentazione oggi all'Università Cattolica di Roma del Rapporto Osservasalute 2011 - l'indagine è stata condotta su 600 studenti tredicenni delle Scuole Medie; l'obiettivo è intervistarne 2.000 entro l'Autunno. Abbiamo rilevato che circa un quarto dei ragazzini ha assunto psicofarmaci almeno una volta. In alcuni casi i farmaci sono stati assunti fuori casa con amici, in altri casi sono invece stati i genitori a far assumere i farmaci ai ragazzi".
Questa è una decisione, ha proseguito, "non dettata però da motivazioni mediche ma solo dalla volontà di aiutare i figli a superare degli stati d'ansia".
Siamo di fronte, ha commentato Siliquini, ad un "uso improprio e preoccupante degli psicofarmaci, principalmente per due ragioni: la prima è che somministrare a ragazzi psicofarmaci a dosaggio per adulti può portare ad effetti imprevedibili; la seconda è che, dal punto di vista educativo, è sbagliato indurre i giovani a pensare di poter risolvere i propri problemi o la propria ansia semplicemente basandosi su un “aiuto” esterno come può essere un farmaco".