Dai dati a disposizione sembra che quasi la metà dei tumori potrebbe essere prevenuta adottando per tutta la vita un’alimentazione adeguata. L’alimentazione, però, svolge un ruolo fondamentale anche per affrontare e sconfiggere un tumore.

La tematica ha una grande importanza, come recentemente ricordato in un convegno svoltosi a Roma dal titolo «Malnutrizione in oncologia», ma il tema non ha ancora la centralità che dovrebbe. In Italia, attualmente, non esiste una legge nazionale che regolamenti e garantisca l’accesso uniforme ai trattamenti di nutrizione clinica e artificiale domiciliare sia nel periodo delle cure attive che in quello delle cure palliative.

Alla fine del 2017, tuttavia, tramite un accordo Stato-Regioni, sono state approvate le Linee di indirizzo sui percorsi nutrizionali nei pazienti oncologici: un documento che propone a tutte le regioni Italiane un modello organizzativo al fine di offrire a ogni paziente con tumore, in tutta la penisola, un programma nutrizionale personalizzato da associare al trattamento oncologico. Il documento sottolinea come il raggiungimento di tale obiettivo non possa avvenire senza un’adeguata formazione degli operatori sanitari.

Studio PreMiO

Lo studio italiano PreMiO chiarisce come, già alla diagnosi, i pazienti evidenzino anoressia, perdita di appetito, calo di peso e malnutrizione. Le cellule tumorali, infatti, determinano un aumento del metabolismo che induce un importante consumo delle riserve energetiche, mentre le stesse terapie antitumorali possono provocare un malassorbimento generalizzato dei nutrienti. La malnutrizione, inoltre, trova spiegazione anche dalla perdita di appetito non di rado aumentata dalla preoccupazione per il proprio stato di salute, dall’incapacità di percepire i sapori spesso amplificata dai trattamenti farmacologici ai quali ci si sottopone che possono indurre anche nausea.

Un paziente nutrito adeguatamente a differenza di uno malnutrito, tollera meglio la tossicità dei trattamenti farmacologici cui deve sottoporsi, può contare su una sensibilità maggiore delle cellule a ricevere i trattamenti, è meno soggetto a lunghi periodi di degenza in ospedale e a sviluppare complicanze post operatorie.

Come evitare la malnutrizione

Il tema è profondamente complesso e sicuramente non sono ammesse semplificazioni. La nutrizione di un paziente oncologico non può prescindere da una sua corretta presa in carico e dalla consulenza con medici nutrizionisti e professionisti del settore quali dietisti, psicologi, logopedisti, terapisti della riabilitazione.

Abbiamo posto alcune domande specifiche al prof. Maurizio Muscaritoli, Ordinario di Medicina Interna all’Università La Sapienza di Roma e Direttore della UOC di Medicina Interna e Nutrizione Clinica del Policlinico Umberto I di Roma, per cercare di capire, anche nel piccolo, come assistere al meglio e fare scelte alimentari corrette per un paziente oncologico.

1) In che modo possiamo aiutare il paziente che non riesce a mangiare a causa della nausea e del vomito che spesso si associano ai trattamenti chemioterapici?

«I desideri alimentari del paziente andrebbero sempre incoraggiati per cercare di favorire l’alimentazione. Spesso, alimenti troppo elaborati o consumati nello stesso luogo dove sono stati cucinati possono far perdere l’appetito anziché stimolarlo. L’indicazione è dunque quella di invitare il paziente a consumare gli alimenti che più gli sono graditi, avendo però cura di controllare che gli apporti nutrizionali della giornata siano adeguati alla sua condizione. Per questo è necessario che il paziente oncologico sia inserito in un percorso di counseling nutrizionale, attento e continuativo».

2) Perché il paziente oncologico soffre così spesso di disfagia?

«La disfagia, o difficoltà a deglutire, può essere legata alla localizzazione della malattia, come ad esempio nel caso dei tumori che colpiscono il distretto testa-collo, oppure alle stesse terapie chemio- o radioterapia che possono provocare infiammazione della bocca e dell’esofago rendendo la deglutizione dolorosa, difficile o impossibile».

3) Quale consistenza devono avere gli alimenti proposti? C’è differenza fra un alimento frullato o omogeneizzato?

«L’impiego di alimenti naturali frullati o omogeneizzati può essere di aiuto in alcuni casi di disfagia o di deglutizione dolorosa, ma in questa forma il pasto può essere poco appetibile, con il rischio che venga assunto in quantità insufficienti».

4) Il paziente oncologico perde peso. Spesso i familiari propongono integratori di vitamine e minerali pensando che se non fanno bene non fanno neanche male. È corretto?

«Integratori di vitamine e minerali di per sé non servono a mantenere o a far aumentare il peso, ma possono essere utili nei casi di accertata carenza. Se non vi sono deficit accertati, il consiglio è quello di assumere vitamine e minerali dagli alimenti naturali, cioè dalla dieta. Qualsiasi integrazione alimentare durante il periodo delle cure attive deve comunque sempre essere concordata con il medico che ha in carico il paziente perché in alcuni casi gli integratori potrebbero interferire con gli effetti delle terapie antitumorali».

5) I sostituti del pasto servono a garantire un giusto apporto calorico quando il paziente non vuole alimentarsi. Sono una risorsa o bisognerebbe insistere sempre per indurre il paziente a mangiare?

«Non c’è nulla di peggio, per un malato oncologico, che sentirsi ripetere che deve mangiare, soprattutto quando l’appetito non c’è più a causa dell’anoressia e della nausea. Ci si sente doppiamente malati. Se gli apporti alimentari non sono sufficienti a coprire i fabbisogni nutrizionali, il ricorso ai supplementi nutrizionali orali (i cosiddetti ONS) è certamente indicato, al fine di aumentare la quota di calorie, di proteine e di altri nutrienti. Se anche questo tipo di approccio dovesse risultare insufficiente o non tollerato dal paziente, si dovrà ricorrere alla nutrizione artificiale, enterale o per vena, che può essere praticata in modo sicuro anche a casa, a condizione che il paziente venga preso in carico da un centro di nutrizione domiciliare accreditato».

6) Esistono degli alimenti che andrebbero vietati in caso di tumore?

«Premesso che non esistono evidenze sufficienti per indicare una dieta anti-cancro, l’atteggiamento nei confronti di un malato oncologico relativamente alla sua alimentazione dovrebbe essere permissivo, piuttosto che restrittivo, al fine di prevenire la perdita di peso e la malnutrizione. Al contrario, nel caso del tumore al seno, le pazienti possono tendere ad aumentare di peso nel periodo delle cure oncologiche. L’aumento di peso, legato all’aumento di grasso corporeo, rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo della sindrome metabolica e fa aumentare il rischio di recidiva di malattia. Per questo motivo, andrebbero “vietati” regimi alimentari che apportino un eccesso calorico in grado di indurre sovrappeso o addirittura obesità».

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