Ogni anno il nostro Paese spende 19 miliardi di euro nella cura del cancro. A differenza di quanto si possa pensare però solo il 25% di questa cifra finisce in farmaci. Con il passare del tempo -complice l’avvento di terapie sempre più mirate e costose- la cifra aumenta ad un ritmo di 400 milioni all’anno. Sino ad oggi, complice il fondo fortemente voluto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), il sistema sanitario italiano è riuscito a garantire a tutti i cittadini i farmaci anti-cancro innovativi. Complice però l’incremento della spesa, sarà sempre più fondamentale che il sistema diventi efficiente. A lanciare il messaggio sono gli oncologi dell’AIOM riuniti in questi giorni a Chicago in occasione del congresso ASCO.

Solo il 25% della spesa è costituita dai farmaci

«I costi associati alle patologie tumorali in Italia -spiega Giordano Beretta, presidente eletto AIOM- sono stati pari a 18,9 miliardi di euro nel 2015, il 57% rappresentato dai costi diretti (per assistenza primaria, ambulatoriale, ospedaliera, pronto soccorso, follow up e farmaci) e il 43% costituito dalle perdite di produttività legate a mortalità, disabilità e pensionamento anticipato. Queste uscite sono destinate ad aumentare, perché il cancro è soprattutto una malattia della terza età. Nel 2017 sono state stimate nel nostro Paese circa 369mila nuove diagnosi di cancro: più del 50%, cioè oltre 184mila casi, riguarda proprio gli anziani. E l’Italia, con una quota di over 65 pari al 22%, è il secondo Paese più vecchio al mondo dopo il Giappone».

Italia, Paese all’avanguardia nella cura dei tumori

Numeri alla mano il nostro Paese si dimostra all’avanguardia nella cura di parecchi tumori. In particolare la sopravvivenza a 5 anni è più alta rispetto a quella dei Paesi dell’Europa centrale e settentrionale. Dato evidente nei cinque tumori più frequenti: colon (Italia 65,5%; Europa Centrale 60,5%; Europa Settentrionale 59%), seno (rispettivamente 87,1%; 83,9%; 84,7%), prostata (91,5%; 88%; 84,9%), polmone (15,8%; 14,8%; 12,2%) e vescica (79,5%; 67,9%; 73%). Ma per confermare e migliorare questi risultati nel futuro occorrerà un maggiore impegno.

La strada per continuare a rimanere all’avanguardia

Come spiega Stefania Gori, presidente AIOM, «serve più impegno da parte di tutti perché il nostro sistema universalistico continui a rendere possibile a tutti l’accesso alle cure migliori. I clinici con l’applicazione rigorosa dei criteri di appropriatezza prescrittiva, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) premiando la reale innovazione e rendendo disponibili le nuove molecole nel più breve tempo possibile, le Regioni con la realizzazione effettiva delle Reti oncologiche, i pazienti e i cittadini aderendo ai programmi di screening e seguendo stili di vita sani, e l’industria favorendo la ricerca e mettendo a disposizione i farmaci a prezzi equi. È necessario anche uno sforzo di ricerca clinica indipendente, finanziata dalle agenzie nazionali e dai sistemi sanitari, atta a individuare strategie terapeutiche che ottimizzino l’impiego di questi farmaci. Serve quindi un’alleanza fra tutti gli attori coinvolti».

@danielebanfi83


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