In Italia sono più di 6 milioni le persone affette da problemi legati alla tiroide, un cittadino su dieci. L’ipotiroidismo, condizione di ridotta funzionalità della tiroide, colpisce in particolare le donne e dopo la menopausa. Nonostante gli avanzamenti nel trattamento di questa patologia, che possono avere anche un effetto motivante sui pazienti, l’aderenza alla terapia non è ancora perfetta.

Per scoprire le ragioni di ciò e migliorare così il trattamento di questi malati è partito il più esteso studio mai realizzato in Italia sull’ipotiroidismo, che coinvolgerà 20 centri in tutta la penisola ed oltre 1200 persone.

Lo studio TIAMO «Terapia dell’Ipotiroidismo nell’Ambito della Medicina Interna» è promosso da FADOI, la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, e ha l’intento di valutare quali siano le modalità di trattamento delle persone ipotiroidee che afferiscono ai reparti ed agli ambulatori di Medicina Interna.

«Lo studio è stato ideato mettendo al centro dell’attenzione l’appropriatezza che non va intesa solo come appropriatezza prescrittiva da parte dei medici ma anche come appropriatezza, da parte dei pazienti, nell’assumere farmaci e seguire le terapie, e questo è quello che vuole appurare lo studio TIAMO per comprendere dove e come possiamo migliorare il trattamento delle persone ipotiroidee» ha spiegato il dottor Mauro Campanini, Presidente nazionale FADOI e direttore della UOC di medicina 2 dell’azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” di Novara.

Cos’è l’ipotiroidismo

Colpisce circa una persona su 25 e il più delle volte è causato da una tiroidite cronica autoimmune e può essere associato ad altre malattie autoimmuni tra cui diabete mellito di tipo 1 e celiachia o ad aumento del rischio di sviluppare un cancro alla tiroide. Spesso causa di aumento di peso, gonfiore, stitichezza, alterazioni del ritmo cardiaco, turbe mestruali, depressione dell’umore, astenia, sensibilità al freddo, l’ipotiroidismo condiziona la qualità della vita di una persona. Se non trattato può essere correlato ad un aumentato rischio cardiovascolare con malattie quali scompenso cardiaco e infarto miocardico.

Fotografare la situazione per ottimizzare il trattamento

«Nonostante grandi sforzi siano già stati compiuti su tutto il territorio nazionale per ottimizzare il trattamento delle persone affette da ipotiroidismo» spiega Davide Brancato, dell’UOC di medicina interna dell’Ospedale di Partinico, ideatore dello studio insieme a FADOI «spesso vi sono delle discrepanze rispetto a quanto indicato nelle Linee Guida dell’American Thyroid Association e dell’European Thyroid Association. Abbiamo riscontrato che il problema che mina più frequentemente l’aderenza alla terapia da parte del paziente è l’errata assunzione della terapia: negli orari sbagliati, non aspettando i consueti 30 minuti prima della colazione o in concomitanza con la colazione o assumendo altri farmaci che potrebbero alterarne l’assorbimento e quindi l’efficacia».

Lo studio sarà coordinato su tutto il territorio nazionale dal Centro Studi FADOI e dalla UOC di Medicina Interna dell’Ospedale di Partinico (ASP Palermo), diretta dal dottor Vincenzo Provenzano. I primi risultati, previsti a maggio 2017, potranno suggerire a medici e pazienti quali strategie adottare per una miglior efficacia terapeutica.


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