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Secondo un’indagine Nielsen nel 2015, in Italia, 8,5 milioni di famiglie hanno acquistato almeno una confezione di latte vegetale ottenuto cioè da cereali come il riso, l’avena, l’orzo, il frumento, il miglio il kamut, da legumi come la soia, le arachidi o i piselli o da semi come mandorle, noci, cocco, pinoli, sesamo, nocciole, canapa o girasole. Perché produrre una bevanda che vada a sostituire il latte vaccino, utilizzato fin dall’antichità?

«La sostituzione del latte vaccino con quello di origine vegetale ha una ragione nel caso di patologie come l’intolleranza al lattosio o l’allergia alle proteine del latte vaccino- spiega la dott.ssa Barbara Paolini, vicesegretario nazionale ADI (Associazione Italiana di dietetica e nutrizione clinica) e medico dietologo dell’AOU Senese- L’intolleranza al lattosio ha una prevalenza del 3-5% nei bambini di età inferiore a 2 anni, e del 65% circa nella popolazione adulta. L’allergia alle proteine del latte è decisamente più rara (1,9-4,9%), compare quasi sempre nel primo anno di vita, in genere più precocemente nel lattante alimentato con formula, rispetto all’allattato al seno. L’acquisizione della tolleranza, cioè la remissione dei sintomi, si verifica nel 40-50% dei casi entro il primo anno vita e nell’85-90% dei casi entro il terzo anno di vita».

La dottoressa Paolini precisa ancora: «Il lattante che esegue dieta di esclusione delle proteine del latte vaccino dovrebbe assumere, come alternativa, formule speciali dedicate rappresentate da quelle a base di proteine di latte vaccino estesamente idrolisate, a base di soia, formule a base di idrolisati di soia e riso e miscele aminoacidiche. In caso di lattanti allattati al seno, la madre deve optare per una dieta priva di latte e derivati associata ad adeguata supplementazione di calcio. Il latte di altri mammiferi o bevande a base di soia o riso non rappresentano un’alternativa nutrizionalmente adeguata al latte vaccino, in questa fascia di età. Negli altri casi l’utilizzo di latti vegetali può rappresentare un’alternativa valida al latte vaccino».

I perché alla base della scelta: non soltanto questioni di salute

A contribuire alla sempre maggiore diffusione delle bevande o latti vegetali, c’è sicuramente l’adesione di molte persone a regimi alimentari come la dieta vegana, che esclude tutti gli alimenti di origine animale, quella ovo vegetariana che esclude carne, pesce, latte e latticini, ma anche le diagnosi sempre più comuni e spesso fatte senza l’utilizzo di metodiche effettivamente validate scientificamente, di intolleranze al latte e derivati, l’intolleranza al lattosio e presunte altre allergie alimentari.

«È bene spiegare a questo proposito, che la diagnosi effettiva di intolleranza al lattosio e di allergia alle proteine del latte, deve essere fatta attraverso test scientificamente validati come il breath test per il lattosio, il dosaggio delle IgE specifiche, i test cutanei e i test da carico. Non guasta ricordare, inoltre,che l’intolleranza al lattosio presuppone un attento controllo di tutti i prodotti che lo possono contenere, non limitandosi alla sola esclusione di latte e latticini» precisa ancora la dottoressa Paolini

Molte persone, inoltre, scelgono di non bere più latte e di non consumare i latticini per rispetto verso gli animali, per motivi religiosi o per tentare di abbassare un colesterolo troppo elevato: anche se il controllo di questo parametro non può passare solo attraverso l’esclusione di latte e latticini, ma deve basarsi anche su un consumo molto ponderato di tutti gli alimenti ricchi di grassi saturi e modificando il proprio stile di vita, se scorretto. Molte persone scelgono di consumare le bevande vegetali, infine, per il piacere di prepararle in casa: negli ultimi anni, infatti, vi è stata una vera e propria riscoperta del fai-da-te casalingo e preparare tali bevande oltre ad essere facile e possibile, permette di risparmiare piuttosto che comprarle al supermercato, poiché il loro prezzo al dettaglio è decisamente superiore rispetto al latte vaccino fresco di giornata o a lunga conservazione.

Latte di riso

Fra le varie bevande vegetali disponibili il latte di riso è sicuramente uno dei più leggeri e ben si presta per regolarizzare la funzionalità intestinale. Si digerisce molto facilmente perché non contiene lattosio e ben si adatta a un regime alimentare ipocalorico, poiché contiene circa 140 calorie rispetto alle quasi 190 calorie di un bicchiere di latte intero. È del tutto privo di colesterolo, ma contiene poco calcio e poche proteine nobili, rispetto al latte di mucca. Chi sceglie il latte di riso quindi, deve integrare sicuramente il calcio, anche se in commercio sono disponibili bevande di riso fortificate. E’ anche possibile prepararlo in casa, in questo caso però l’integrazione del calcio è indispensabile.

Oltre ad essere di sapore gradevole, a poter essere usato in cucina per preparare dolci e besciamelle, nelle stesse quantità nelle quali si utilizza il latte normale, si può usare anche come bevanda per gli sportivi, per il suo elevato contenuto in zuccheri semplici. «È bene notare come, in ogni caso, un bicchiere di latte vaccino parzialmente scremato apporta in media 90 calorie e non più di 10-14 mg di colesterolo. Ogni giorno, per mantenersi in buona salute si possono assumere, con l’alimentazione fino a 300 mg di colesterolo: il latte, inoltre è un’importante fonte di calcio, vitamine e proteine nobili» puntualizza però la dottoressa Paolini.

Latte di soia

Questa è sicuramente la bevanda vegetale, alternativa al latte, più diffusa e conosciuta, dal sapore caratteristico non gradito da tutti: fornisce un apporto proteico molto simile al latte di mucca,ha un contenuto lipidico ridotto e contiene acidi grassi omega-3 dal riconosciuto ruolo cardioprotettivo; è piuttosto povera di vitamina D, per questo in commercio sono disponibili formulazioni fortificate. «Le bevande vegetali a base di soia non andrebbero consumate dalle persone predisposte a soffrire di calcoli renali per il loro contenuto in ossalati che ne possono favorire la precipitazione. La soia, inoltre, può interferire con l’azione svolta da alcuni medicinali e resta ancora da chiarire sia la relazione fra soia e patologie tiroidee sia l’effettiva sicurezza di utilizzo per i pazienti che hanno sofferto di una neoplasia mammaria o uterina. È bene sottolineare, inoltre, che l’azione positiva nel ridurre i livelli di colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo cattivo) sembra effettiva solo se le bevande a base di soia sono addizionate con probiotici. Da ultimo, ma non per importanza, è bene ricordare che le bevande vegetali e i loro derivati a base di soia, avena e frutta secca non dovrebbero essere consumati dalle persone con una diagnosi certa di allergia al nichel» precisa ancora la dott.ssa Paolini.

Latte di avena

Ben si adatta ai regimi alimentari ipocalorici, per il suo contenuto in beta-glucano contribuisce ad abbassare i livelli circolanti di colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo cattivo), contiene fibre, vitamine del gruppo B e in particolare acido folico, ragione per cui si può consumare in gravidanza o nelle donne che la progettano. Non è ancora chiaro se possa essere bevuto dai celiaci. Per il suo gusto delicato ben si adatta alla preparazione di besciamelle salate e più in generale per la realizzazione di ricette salate.

«Il consumo di questi latti può essere di aiuto in particolari condizioni patologiche, ma non trova indicazione per un utilizzo rutinario, in quanto non hanno specifici vantaggi. Non si può non ricordare, inoltre, che l’esclusione di latte e latticini dalla dieta senza una reale necessità, può portare, se non si è seguiti da un professionista sanitario competente, a carenze nutrizionali, soprattutto nei bambini e nei ragazzi in fase di crescita» conclude la dottoressa Paolini.

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