Fantasie. Essere a letto con la persona amata, ma pensare ad altri scenari per potere trovare la giusta soddisfazione. Perché accade e ci sono controindicazioni?

Un pensiero si insinua dove e quando non dovrebbe. Lui, o lei, altri rispetto al partner diventano gli attori protagonisti di una fantasia erotica che scalda l’intimità e accende i sensi.

Senza quell’immagine, quel protagonista, quell’attore altro, quello scenario fantasmatico, il partner in trappola del suo immaginario non approda al piacere.

La regia sembra essere dettata dall’inconscio e dalle sue manovre e zone d’ombra, e talvolta il copione è sempre lo stesso. Condizione sine qua non senza la quale non scatta nessuna scintilla sensoriale e sessuale.

Protagonista dell’immaginario: conosciuto o sconosciuto?

Quando un partner si trova a letto con la persona amata, e nel frattempo pensa ad altri scenari nel tentativo di trovare la giusta soddisfazione, si tratta di allorgasmia.

Quella pratica in cui l’immaginazione fa da padrona, senza la quale l’interruttore del desiderio non si accende e non infiamma nessun senso e nessun talamo. L’allorgasmia non è una devianza sessuale o una parafilia, e non si tratta nemmeno di un disturbo annoverato nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM), ma di una innocente - talvolta meno innocente ma assolutamente indispensabile - evasione. Molte coppie in crisi, annoiate o separande utilizzano la fantasia per andare altrove e per non affrontare quello che in realtà sarebbe utile affrontare. In questi casi, immaginare altri protagonisti amorosi rispetto al partner ufficiale, equivale a non affrontare quello che nel partner non elicita interesse e non suscita più alcun afflato sessuale. Riaccendere la fiamma della passione mediante l’immaginario è una strategia amatoria utile se ben utilizzata, ma immaginare di farlo pensando ad altro rispetto al vissuto e al percepito corre il rischio di diventare un’evasione anti-amatoria.

In questi casi, lo scenario fantasmatico più che creare un legame e avvicinare al partner, crea distanza. Una distanza sessuale ma anche emozionale. Fantasia dopo fantasia, teatro privato dopo teatro privato, la persona amata diventa un mezzo per accedere alle fantasie e uno strumento affinché le fantasie si possano organizzare.

All’interno di questa coppia, nel tempo, si insinua il terzo o il quarto o il quinto, protagonisti indispensabili per far sì che i partner possano desiderarsi ancora.

A letto con la fantasia: condivisione o mistificazione?

Il rapporto con l’immaginario è complesso, controverso e soprattutto soggettivo. Ogni persona, in funzione delle esperienze e traumi vissuti, e dell’educazione ricevuta, sviluppa o non sviluppa un rapporto intimo, sostitutivo, consolatorio o indispensabile con l’immaginario erotico.

Alcune persone non si sentono a loro agio pensando ad altri partner, nonostante non ne possano fare a meno, e credono che queste pratiche possano rappresentare una forma di infedeltà.

Talvolta questo modus operandi diventa cronico e indispensabile. Il partner é ignaro di quello che accade nella mente dell’amato; viene tenuto all’oscuro della strategia utilizzata, del potere dell’immaginario “altro” e dell’inganno della mente.

Quando la coppia è empatica e solida, può utilizzare questa spezia immaginativa come una risorsa. Può imparare a condividere e a giocare l’uno con l’immaginario dell’altro. Il reale problema è il dopo condivisione, del quale non è possibile prevedere gli esiti emotivi finché i partner non mettono in scena e a disposizione della coppia il loro teatro privato.

Il dopo condivisione può essere destabilizzante e pericoloso per l’equilibrio della coppia, o diventare un parco giochi della sessualità, da visitare e utilizzare di tanto in tanto, senza ansia e senza timore.

Molto spesso, però, la condivisione della fantasia evoca scenari di drammatica gelosia. Può regalare immagini nefaste a lento rilascio. Può creare una sorta di rivalità inconscia con il partner fantasmatico, protagonista di così tanto desiderio. E il dopo, talvolta, può non essere più uguale al prima.

Tra le fantasie abbiamo quelle includenti e quelle escludenti. Le prime includono il partner che diventa protagonista anche lui del gioco erotico immaginato. Nelle seconde, il partner non è assolutamente contemplato, viene escluso e chiuso “fuori di casa”, ma utilizzato per la sua fisicità e presenza.

Il protagonista della fantasia può essere un personaggio famoso o il vicino della porta accanto. Con tutti i rischi della vicinanza geografica.

Studiare le fantasie non è facile. Il paziente difende il suo immaginario fantasmatico da occhi indiscreti - che si tratti degli occhi del partner o di quelli del clinico -, per pudore e perché teme che svelandolo possa depotenziarsi e smarrire la sua carica erotica.

Una branca della sessuologia che studia la correlazione tra immaginario e sessualità è la sessoanalisi. Un approccio terapeutico volto allo studio e alla risoluzione di quei conflitti inconsci che creano blocchi, evitamenti, disfunzioni sessuali. Il percorso sessoanalitico che il paziente o la coppia decide di intraprendere rappresenta un reale viaggio esplorativo tra le onde anomale dell’inconscio sessuale, permette di scoprire nuove mete e luoghi simbolici precedentemente ignorati o tacitati. Aiuta il paziente alla comprensione e alla disamina profonda dell’immaginario e del suo legame con la sua sessualità e con le sue, eventuali, disfunzioni sessuali.

Quando è il caso di approfondire

Alcune condizioni necessitano di un ascolto attento, empatico e competente, e non possono essere gestite in autogestione.

Quando l’utilizzo dell’immaginario si trasforma in trappola, diventa quindi l’unica modalità per accedere al piacere, la fantasia si trasforma in una sorta di prigione ripetitiva all’interno della quale i partner (o uno dei due) sono obbligati ad abitare.

In questi casi, fantasticare su altro diventa l’unica strada per accedere al piacere, facendo diventare gli altri “percorsi relazionali” dei vicoli ciechi.

In questi casi diventa indispensabile chiedere aiuto a un professionista.

Un altro caso da analizzare con garbo e cura è la presenza di un immaginario ingombrante che entra in conflitto con l’agito sessuale. Un immaginario parafilico o con contenuti che non sono compatibili con la sessualità di coppia potrebbe, alla lunga, non funzionare più e allontanare sempre di più i partner tra di loro.

Anche in questo caso, fare chiarezza e cercare di trasformare la fantasia in una risorsa e non in una prigione, potrebbe essere d’aiuto alla qualità della vita sessuale e di coppia.

*Valeria Randone è psicologa, specialista in sessuologia clinica, a Catania e Roma. www.valeriarandone.it

Fantasie. Essere a letto con la persona amata, ma pensare ad altri scenari per potere trovare la giusta soddisfazione. Perché accade e ci sono controindicazioni?

Un pensiero si insinua dove e quando non dovrebbe. Lui, o lei, altri rispetto al partner diventano gli attori protagonisti di una fantasia erotica che scalda l’intimità e accende i sensi.

Senza quell’immagine, quel protagonista, quell’attore altro, quello scenario fantasmatico, il partner in trappola del suo immaginario non approda al piacere.

La regia sembra essere dettata dall’inconscio e dalle sue manovre e zone d’ombra, e talvolta il copione è sempre lo stesso. Condizione sine qua non senza la quale non scatta nessuna scintilla sensoriale e sessuale.

Protagonista dell’immaginario: conosciuto o sconosciuto?

Quando un partner si trova a letto con la persona amata, e nel frattempo pensa ad altri scenari nel tentativo di trovare la giusta soddisfazione, si tratta di allorgasmia.

Quella pratica in cui l’immaginazione fa da padrona, senza la quale l’interruttore del desiderio non si accende e non infiamma nessun senso e nessun talamo. L’allorgasmia non è una devianza sessuale o una parafilia, e non si tratta nemmeno di un disturbo annoverato nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM), ma di una innocente - talvolta meno innocente ma assolutamente indispensabile - evasione. Molte coppie in crisi, annoiate o separande utilizzano la fantasia per andare altrove e per non affrontare quello che in realtà sarebbe utile affrontare. In questi casi, immaginare altri protagonisti amorosi rispetto al partner ufficiale, equivale a non affrontare quello che nel partner non elicita interesse e non suscita più alcun afflato sessuale. Riaccendere la fiamma della passione mediante l’immaginario è una strategia amatoria utile se ben utilizzata, ma immaginare di farlo pensando ad altro rispetto al vissuto e al percepito corre il rischio di diventare un’evasione anti-amatoria.

In questi casi, lo scenario fantasmatico più che creare un legame e avvicinare al partner, crea distanza. Una distanza sessuale ma anche emozionale. Fantasia dopo fantasia, teatro privato dopo teatro privato, la persona amata diventa un mezzo per accedere alle fantasie e uno strumento affinché le fantasie si possano organizzare.

All’interno di questa coppia, nel tempo, si insinua il terzo o il quarto o il quinto, protagonisti indispensabili per far sì che i partner possano desiderarsi ancora.

A letto con la fantasia: condivisione o mistificazione?

Il rapporto con l’immaginario è complesso, controverso e soprattutto soggettivo. Ogni persona, in funzione delle esperienze e traumi vissuti, e dell’educazione ricevuta, sviluppa o non sviluppa un rapporto intimo, sostitutivo, consolatorio o indispensabile con l’immaginario erotico.

Alcune persone non si sentono a loro agio pensando ad altri partner, nonostante non ne possano fare a meno, e credono che queste pratiche possano rappresentare una forma di infedeltà.

Talvolta questo modus operandi diventa cronico e indispensabile. Il partner é ignaro di quello che accade nella mente dell’amato; viene tenuto all’oscuro della strategia utilizzata, del potere dell’immaginario “altro” e dell’inganno della mente.

Quando la coppia è empatica e solida, può utilizzare questa spezia immaginativa come una risorsa. Può imparare a condividere e a giocare l’uno con l’immaginario dell’altro. Il reale problema è il dopo condivisione, del quale non è possibile prevedere gli esiti emotivi finché i partner non mettono in scena e a disposizione della coppia il loro teatro privato.

Il dopo condivisione può essere destabilizzante e pericoloso per l’equilibrio della coppia, o diventare un parco giochi della sessualità, da visitare e utilizzare di tanto in tanto, senza ansia e senza timore.

Molto spesso, però, la condivisione della fantasia evoca scenari di drammatica gelosia. Può regalare immagini nefaste a lento rilascio. Può creare una sorta di rivalità inconscia con il partner fantasmatico, protagonista di così tanto desiderio. E il dopo, talvolta, può non essere più uguale al prima.

Tra le fantasie abbiamo quelle includenti e quelle escludenti. Le prime includono il partner che diventa protagonista anche lui del gioco erotico immaginato. Nelle seconde, il partner non è assolutamente contemplato, viene escluso e chiuso “fuori di casa”, ma utilizzato per la sua fisicità e presenza.

Il protagonista della fantasia può essere un personaggio famoso o il vicino della porta accanto. Con tutti i rischi della vicinanza geografica.

Studiare le fantasie non è facile. Il paziente difende il suo immaginario fantasmatico da occhi indiscreti - che si tratti degli occhi del partner o di quelli del clinico -, per pudore e perché teme che svelandolo possa depotenziarsi e smarrire la sua carica erotica.

Una branca della sessuologia che studia la correlazione tra immaginario e sessualità è la sessoanalisi. Un approccio terapeutico volto allo studio e alla risoluzione di quei conflitti inconsci che creano blocchi, evitamenti, disfunzioni sessuali. Il percorso sessoanalitico che il paziente o la coppia decide di intraprendere rappresenta un reale viaggio esplorativo tra le onde anomale dell’inconscio sessuale, permette di scoprire nuove mete e luoghi simbolici precedentemente ignorati o tacitati. Aiuta il paziente alla comprensione e alla disamina profonda dell’immaginario e del suo legame con la sua sessualità e con le sue, eventuali, disfunzioni sessuali.

Quando è il caso di approfondire

Alcune condizioni necessitano di un ascolto attento, empatico e competente, e non possono essere gestite in autogestione.

Quando l’utilizzo dell’immaginario si trasforma in trappola, diventa quindi l’unica modalità per accedere al piacere, la fantasia si trasforma in una sorta di prigione ripetitiva all’interno della quale i partner (o uno dei due) sono obbligati ad abitare.

In questi casi, fantasticare su altro diventa l’unica strada per accedere al piacere, facendo diventare gli altri “percorsi relazionali” dei vicoli ciechi.

In questi casi diventa indispensabile chiedere aiuto a un professionista.

Un altro caso da analizzare con garbo e cura è la presenza di un immaginario ingombrante che entra in conflitto con l’agito sessuale. Un immaginario parafilico o con contenuti che non sono compatibili con la sessualità di coppia potrebbe, alla lunga, non funzionare più e allontanare sempre di più i partner tra di loro.

Anche in questo caso, fare chiarezza e cercare di trasformare la fantasia in una risorsa e non in una prigione, potrebbe essere d’aiuto alla qualità della vita sessuale e di coppia.

*Valeria Randone è psicologa, specialista in sessuologia clinica, a Catania e Roma. www.valeriarandone.it