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Non è solo questione di girovita o di salute fisica. L’obesità infantile, che nel nostro Paese riguarda il 4,3 per cento dei bambini, può avere contraccolpi anche sulla tenuta psicologica. Assieme ai chili di troppo, infatti, nei piccoli possono maturare sensazioni quali il deficit d’umore e l’ansia. Il tutto fin dall’infanzia, a conferma di quanto sia importante essere precoci nella prevenzione per evitare che eventuali problemi, fisici e mentali, si protraggano a lungo.

Chili di troppo e calo dell’umore

I dati emergono da una ricerca presentata nel corso del congresso europeo sull’obesità di Glasgow (Scozia). Lo studio, condotto su oltre 17mila bambini britannici, ha evidenziato che ragazzi e ragazze obesi già a 7 anni avevano una più alta probabilità di sviluppare un disagio emotivo nel corso dell’adolescenza. Il tutto, indipendentemente dal loro status socioeconomico.

«I bambini con un peso superiore alla norma possono sperimentare forme di discriminazione e un deficit di autostima che, con il tempo, possono accelerare l’esordio di forme depressive - afferma Charlotte Hardman, psicologa esperta dei comportamenti alimentari dell’Università di Liverpool, co-autrice della ricerca -. Di pari passo, è la depressione che può favorire l’insorgenza dell’obesità attraverso l’aumento del consumo di alimenti ad alto contenuto energetico. Comprendere a fondo i meccanismi che, in ambo le direzioni, possono legare questi problemi, è il primo passo da compiere per intervenire in maniera efficace con la prevenzione».

Obesità e calo dell’umore anche tra i ragazzi più abbienti

L’adolescenza è un periodo chiave dello sviluppo: sia per l’obesità sia per l’insorgenza di problemi emotivi. Da qui l’idea dei ricercatori di provare a incrociare i due aspetti, raccogliendo informazioni sia dai bambini (altezza e peso) sia dai loro genitori (questionari sullo stato di salute psicologica). Tenendo conto anche di una serie di fattori noti per giocare un ruolo sul peso corporeo, gli studiosi hanno però potuto escludere un effetto determinato dalle condizioni socioeconomiche: la correlazione tra chili in eccesso fin dall’età infantile e l’insorgenza di disturbi emotivi nel corso dell’adolescenza è emersa indipendentemente dalle possibilità dei bambini osservati nello studio, anche se è noto che una scarsa disponibilità di risorse espone i piccoli a maggiori probabilità di crescere in sovrappeso o obesi (si consumano cibi meno salubri e si pratica meno attività sportiva). A soffrire maggiormente sono risultate soprattutto le ragazze, tra i 7 e i 14 anni.

Obesità: meglio combatterla fin dall’infanzia

«L’obesità nei bambini rappresenta uno dei principali problemi di sanità pubblica dei nostri tempi», afferma Angela Spinelli, direttore del centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto Superiore di Sanità, coordinatrice della ricerca che ha scattato la fotografia più aggiornata dell’obesità in 21 Paesi europei: appena pubblicata sulla rivista «Obesity Facts» -. «Si tratta di un fenomeno multifattoriale, con possibili conseguenze a lungo termine sulla salute e sulla società». Come tale, va affrontato prima di tutto attraverso la prevenzione: a cominciare dall’allattamento. Un altro studio presentato a Glasgow ha evidenziato infatti tassi di obesità ridotti nei bambini allattati al seno per almeno sei mesi, rispetto agli altri. «Ma poi occorre portare avanti iniziative che aiutino i bambini e i giovani a effettuare scelte salutari - chiosa l’esperta -. Nei casi di obesità grave, bisogna garantire anche i servizi per aiutare questi bambini e le loro famiglie a contrastarla. In Italia, negli ultimi anni, abbiamo osservato una lieve diminuzione del fenomeno. Ma la sfida è ancora aperta».

Twitter @fabioditodaro

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