Ci sono grassi che fanno bene e grassi che fanno male. Quindi non tutti i grassi vengono per nuocere. Ma è altrettanto vero che altri grassi invece possono nuocere… Perché tutto ciò? La questione è dibattuta e la domanda attende una risposta. Una risposta che i ricercatori messicani e statunitensi, rispettivamente della University of New Mexico e la Northwestern University, hanno cercato di dare con uno studio pubblicato su The Quarterly Review of Biology.

La soluzione potrebbe trovarsi nell’intestino e nel modo in cui i diversi tipi di grassi interagiscono con la flora batterica presente. In particolare, hanno ipotizzato i ricercatori, alcuni grassi favoriscono la proliferazione di batteri nocivi, mentre altri di batteri benefici.
Secondo gli scienziati guidati dal dottor Joe Alcock, il nostro organismo si è evoluto in modo da avviare una risposta immunitaria atta a prevenire le alterazioni nei batteri nocivi.
Il risultato di questo processo è una modifica ai livelli di infiammazione del corpo che, a lungo termine, possono sfociare in malattie croniche.

«Sebbene gli effetti infiammatori dei grassi sono ben documentati – scrivono gli autori nel comunicato UNM – è meno considerato il fatto che influenzano la sopravvivenza e la proliferazione batterica nel tratto gastrointestinale». Questo, nonostante grassi come quelli insaturi si ritiene abbiano proprietà antibatteriche. Difatti «Se si espongono i batteri ai grassi insaturi, i batteri hanno la tendenza a lisare [si rompe la membrana cellulare, ndr] – spiega il dottor Alcock – La combinazione di grassi insaturi a catena lunga, in particolare gli acidi grassi omega-3, e le difese intrinseche di accoglienza come l’acido gastrico e i peptidi antimicrobici, è particolarmente letale per batteri patogeni».

A questo effetto antibatterico dei grassi insaturi a catena lunga si contrappone quello nocivo dei grassi saturi che, secondo gli scienziati, sarebbero una fonte di carbonio che favorisce la crescita e la proliferazione dei batteri nocivi.
La diversità di esiti sull’organismo da parte dei grassi risiederebbe dunque in questa azione differente sui microbi: da qui il perché alcuni grassi avrebbero un effetto infiammatorio e altri no.
«Abbiamo scoperto una relazione altamente significativa tra quei grassi che hanno proprietà antimicrobiche e quelli che avevano proprietà antinfiammatorie – sottolinea Alcock – I grassi che non hanno proprietà antimicrobiche tendevano a essere pro-infiammatori. Era un rapporto molto, molto significativo».

Questa dunque potrebbe essere una risposta al quesito di cui sopra ma, avvertono i ricercatori, è solo un’ipotesi che deve essere confermata da ulteriori e approfonditi studi.
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Foto: ©photoxpress.com/Nikolai Sorokin

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