C’è chi la descrive come «una bella batosta in testa», per altri è «come se la terra sfuggisse da sotto i piedi». Quello della diagnosi di tumore è sempre un momento destabilizzante: la reazione cambia da persona a persona, ma per tutti è un forte sconvolgimento emotivo e esistenziale. È un trauma che si può superare con il tempo. In alcuni casi, però, è necessario l’aiuto di una disciplina piuttosto recente, la psiconcologia, che si occupa di quel terremoto emotivo, tecnicamente chiamato distress, «disagio emotivo reattivo», che rende la diagnosi di cancro una delle esperienze di vita più stressanti e causa di sofferenza per l’individuo.
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«Si definisce “traumatico” un evento che costituisce un pericolo, una minaccia per la vita e per l’integrità del corpo, causa una perdita del controllo, è improvviso e mina il senso di sicurezza, che è un bisogno primario dell’individuo» spiega la dottoressa Florence Didier, co-direttrice presso la Divisione di psiconcologia, Applied research division for cognitive and psychological science dell’IEO Istituto europeo di oncologia.
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«La malattia oncologica influenza la psiche e il paziente può diventare ansioso e sviluppare sintomi depressivi reattivi, la maggior parte del tempo transitori» spiega la psiconcologa. In questo caso, cosa accade nella mente di questi pazienti, persone normali che stanno vivendo una situazione anormale? «Di fronte alla diagnosi, esperienza dalle tipiche caratteristiche dell’evento traumatico, i pazienti sviluppano delle reazioni clinicamente significative, che incidono cioè sulla loro funzionalità sociale e lavorativa. Si chiama “disturbo dell’adattamento” e richiede un intervento precoce per ridurre lo stress e l’ansia, migliorare il tono dell’umore e prevenire l’evoluzione psicopatologica» spiega Florence Didier.
Tra gli obiettivi dell’intervento psicologico c’è anche quello di restituire consapevolezza e forza al paziente, affinché il processo decisionale o l’adattamento ai trattamenti oncologici non venga eccessivamente ostacolato da componenti emotive come stress e paura.
Per superare il malessere psichico e fisico, dovuto alle cure, è fondamentale promuovere il benessere psicofisico. «Svolgere attività che riattivino le esperienze positive del soggetto, la sua capacità di vivere e provare sensazioni piacevoli, come massaggi e trattamenti estetici» ci spiega la professoressa Didier «In quest’ottica, si valorizza il ruolo dell’estetista che, figura esterna all’ambito sanitario e psicologico, svolge un ruolo importantissimo perché parte di un sistema di sostegno al paziente, specificamente preparato, che promuove la qualità della vita».
Insieme ai colleghi dell’IEO, la Didier è docente di un corso formativo per estetiste diplomate organizzato dall’Associazione Professionale di Estetica Oncologica APEO presso la Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano. Lo scopo dell’iniziativa è di fornire alle estetiste le conoscenze teoriche e pratiche necessarie per effettuare trattamenti di benessere e di bellezza su persone in terapia oncologica, in ogni stadio della malattia. APEO è nata nel 2013 a partire dall’esperienza dello Spazio Benessere all’interno allo IEO, un vero e proprio centro di benessere dedicato ai pazienti. «Le evidenze cliniche mostrano che i trattamenti di benessere hanno un effetto benefico sulla psiche delle pazienti che sono più rilassati e soddisfatti – assicura la Didier - Senza dire che continuare a prendersi cura di se stessi e del proprio corpo, esattamente come si faceva prima della malattia, aiuta notevolmente nell’affrontare la nuova e difficile situazione».
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