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Sono oltre tre milioni gli italiani colpiti dalla psoriasi , malattia della pelle che in un terzo dei casi evolve e diventa di grado severo. Chi ne è affetto, però, spesso non ne conosce i sintomi e non si reca tempestivamente dallo specialista. Una scelta che determina un ritardo nella diagnosi e nell’inizio del percorso terapeutico, da cui spesso ha inizio l’evoluzione della malattia.

Per questo l’informazione e la sensibilizzazione sono i primi obiettivi della prossima giornata mondiale della psoriasi, in programma domenica 29 ottobre. Per l’occasione in tutta Italia saranno allestite postazioni informative presidiate da dermatologi, reumatologi, psicologi, volontari della Croce Rossa Italiana e dell’Associazione per la Difesa degli Psoriasici (Adipso). Inoltre, in numerosi ospedali sparsi lungo la Penisola, gli specialisti saranno a disposizione del pubblico con visite gratuite e risponderanno alle domande di chi vorrà saperne di più sulla malattia.

L’importanza di affidarsi ai centri di riferimento

La maggior parte dei malati in cerca di risposte sottovaluta i sintomi iniziali e raramente si rivolge ai centri di riferimento dove, oltre a ricevere diagnosi tempestive, potrebbe essere presa in carico e seguita a 360 gradi con terapie personalizzate, anche in considerazione della frequente compresenza di altre malattie: artrite, depressione, obesità, diabete e ipertensione. Per non parlare del supporto psicologico, fondamentale nel caso dei pazienti con psoriasi, perché non si scoraggino e non abbandonino le cure.

«Otto pazienti su dieci sono ancora delusi dalle cure e le abbandonano, cadendo in depressione nell’ottanta per cento dei casi - afferma Mara Maccarone, presidente dell’Adipso -. Inoltre c’è il grave problema dei costi in tutte le Regioni e il poco tempo che il medico ha a disposizione per spiegare bene al paziente tutto ciò che riguarda le nuove terapie biotecnologiche.

Un’ulteriore conferma viene dal costante calo di presenze nei centri italiani: in pochi anni siamo scesi da dodicimila a seimila. Per questo è fondamentale creare una inversione di tendenza facendo tanta informazione: vogliamo colmare il grave gap di comunicazione e informazione tra chi soffre e chi può offrire le cure necessarie, per cui bisogna spronare i malati a recarsi nei centri di riferimento presenti sul territorio».

Psoriasi: le varie forme della malattia

La forma di psoriasi più diffusa è quella a placche. Ma esistono anche altre manifestazioni meno comuni, poco conosciute e per questo sottostimate.

Una di queste è la psoriasi «invertita», caratterizzata da chiazze rosse non desquamate sotto le ascelle, sui genitali e sull’addome di chi è in sovrappeso, fino al solco sottomammario. La forma più frequente tra gli adolescenti invece è la psoriasi «guttata»: caratterizzata da piccole chiazze desquamate su tronco, braccia, gambe e cuoio capelluto. Esistono poi la psoriasi «pustolosa» e quella «eritrodermica». La prima è caratterizzata da pustole anche molto localizzate, mentre nella seconda la pelle appare infiammata e arrossata, provoca prurito o bruciore ed è tra le forme più gravi.

«Il presente ed il futuro dei pazienti affetti da psoriasi in placche, nella forma moderata o grave, dei pazienti affetti da artrite psoriasica, e dei pazienti con importanti comorbidità, offrono importanti novità - spiega Luca Bianchi, direttore dell’unità operativa complessa di dermatologia al Policlinico Tor Vergata di Roma -. Si è ormai consolidata l’esperienza decennale con i primi farmaci biologici disponibili dall’inizio del secolo. Per alcuni di questi, saranno presto messi in commercio i biosimilari, che hanno la stessa funzione, ma meno onerosi economicamente, quindi più pazienti potranno accedere alle cure. È in commercio da quest’anno anche un nuovo farmaco indicato ora per l’artrite psoriasica, ma a breve anche per la psoriasi in placche. Viene somministrato in pillole ed è disponibile anche per quei pazienti con malattie infettive o neoplastiche, che spesso sconsigliano l’uso di altri farmaci biologici».

Le terapie devono essere costanti nel tempo

Un ulteriore appello a non scoraggiarsi e a tenersi sempre informati sulle nuove terapie viene da Ornella De Pità, direttore della struttura complessa dell’ospedale Cristo Re di Roma: «Troppo spesso è forte lo scoraggiamento del paziente che non va dallo specialista, si isola e quindi si priva di tutte le informazioni sui progressi delle terapie. Ma c’è stato un grande progresso in ambito terapeutico che forse il paziente non ha percepito bene proprio per questo motivo. È importante far arrivare forte e chiaro a chi soffre il messaggio che la malattia è cronica e tende a ripresentarsi, ma oggi per le forme gravi abbiamo dei farmaci che possono migliorarla moltissimo. Non possiamo parlare di guarigione, ma di notevole miglioramento. Per cui l’appello che rivolgiamo ai pazienti è questo: non trascurate la psoriasi quando è ancora in forma lieve, perché se la si blocca all’inizio è molto più facile tenerla sotto controllo e le si impedisce l’evoluzione in forma grave con tutte le altre malattie che puntualmente le si associano».

Twitter @fabioditodaro

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