In oltre 20 anni di lavoro a quattro mani, Rai e Airc hanno costruito un percorso che ha portato il tema del cancro nelle case degli italiani. Un cammino che in 23 edizioni ha prodotto donazioni per oltre 97 milioni di euro, investiti
in innovativi programmi di ricerca pluriennali destinati alla formazione e alla specializzazione dei nuovi talenti della scienza.
Dal 29 ottobre al 5 novembre tornano “I giorni della ricerca” dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro, per informare il pubblico sui progressi ottenuti dalla ricerca per la prevenzione, la diagnosi e la cura dei tumori e raccogliere nuove risorse da destinare al lavoro dei migliori ricercatori italiani.
Negli ultimi due decenni, anche grazie a queste risorse - sottolinea l' Airc - la ricerca ha compiuto importanti passi avanti che hanno contribuito a far diminuire costantemente la mortalità. In Italia in particolare oggi si guarisce di più, come testimoniano i dati che pongono il nostro Paese al vertice in Europa per le guarigioni. La sopravvivenza a 5 anni è aumentata rispetto ai casi diagnosticati nel quinquennio precedente sia per gli uomini (54% contro 51%) che per le donne (63% contro 60%).
Per 8 giorni la campagna coinvolgerà tutta la Rai, dalla tv alla radio, dalle testate giornalistiche a web e social.
Carlo Conti, volto di punta della prima rete e ambasciatore Airc da 7 anni, racconta così il suo impegno: «Quando arrivano I giorni della ricerca in Rai so che non sto facendo solo il mio mestiere meglio che posso, ma ho la grande responsabilità di trasferire al pubblico la serietà di Airc e l'urgenza di garantire continuità al lavoro dei suoi ricercatori con le nostre donazioni. La battaglia contro il cancro resta infatti un'emergenza, perché la malattia colpisce ogni giorno 1.000 persone solamente in Italia. La ricerca ha bisogno quindi del contributo di tutti noi per continuare a portare i risultati necessari a rendere questa patologia sempre più curabile».
I giorni della ricerca vedono protagonisti Stefania, chimica bolognese, in rappresentanza di tutti i ricercatori
e in particolare dei tanti under 40 al lavoro nei laboratori italiani. «Quando avevo 13 anni - racconta - la mia migliore amica è morta a causa di una leucemia. Da allora la mia passione per la scienza è diventata vocazione. Trascorro 12 ore al giorno in laboratorio con lo scopo di dare ai medici uno strumento in più per sconfiggere il cancro». Accanto a lei Barbara, guarita da un osteosarcoma che l'ha colpita a 8 anni: «I ricercatori e i medici sono la mia famiglia - dice - perché papà e mamma mi hanno dato la vita, ma loro me l'hanno ridata. Voglio testimoniare che quello che ho vissuto io non è un male inguaribile, perché ci sono persone fantastiche che studiano tutta la
vita per combatterlo».
Insieme a loro anche Valerio, uno dei 20 mila volontari Airc: «L'unica arma che abbiamo a disposizione per sconfiggere il cancro è la ricerca scientifica - afferma - Come posso essere parte attiva? Non faccio il
ricercatore, dunque ho scelto di essere volontario per contribuire alla raccolta fondi necessaria a garantire continuità ai progressi della ricerca oncologica».