Si festeggia oggi il compleanno di Marie Curie, scienziata polacca insignita per ben due volte del premio Nobel, uno per la fisica nel 1903 e otto anni dopo per la chimica. Le ricerche che le valsero i riconoscimenti riguardavano la radioattività e la scoperta del polonio e del radio: la scienziata morì di anemia, quasi certamente a causa delle radiazioni assorbite.

In questa data emblematica, 7 novembre, da quattro anni ormai si celebra la giornata mondiale della fisica medica, promossa dall’associazione internazionale di fisica medica IOMP (International Organization for Medical Physics).

Quest’anno lo slogan é «Education in medical physics – the key to success», ad indicare l’importanza della formazione dei fisici medici, figure responsabili della verifica e della misura del livello di radiazioni cui sono sottoposti i pazienti nel corso di esami e trattamenti radiologici.

IN AUMENTO LE RADIAZIONI MEDICHE

Negli ultimi 30 anni è aumentata l’esposizione delle persone alle radiazioni mediche e solo in Italia si effettuano ogni anno oltre 40 milioni gli esami radiologici. Anche per questo, le persone sono sempre più esposte alle radiazioni mediche. Uno studio condotto dall’NCRP (National Council on Radiation Protection and Measurements) sulla popolazione americana ha evidenziato che 30 anni fa l’85% delle radiazioni a cui era sottoposto in media ciascun individuo era per oltre l’80% di origine naturale (sole, raggi cosmici, radon) e solo il 15% di origine di medica. Oggi la quota di radiazioni mediche è salita invece al 50%.

LA NUOVA DIRETTIVA EUROPEA SUI RISCHI DA ESPOSIZIONE

Entro il 6 febbraio 2018 anche l’Italia dovrà recepire la direttiva Euratom 2013/59 che stabilisce le norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti. Nel documento vengono stabilite alcune procedure volte a garantire la sicurezza degli impianti, la stesura di protocolli standard per gli esami radiologici e la registrazione nel referto delle informazioni relative alla quantità di radiazioni somministrata al paziente negli esami («l’informazione relativa all’esposizione del paziente faccia parte del referto della procedura medico-radiologica», art 58).

Da un lato, la direttiva punta a ridurre l’esposizione dei pazienti alle radiazioni ionizzanti attraverso l’adozione di standard qualitativi per l’esecuzione delle indagini radiologiche. Dall’altro, attraverso il monitoraggio della dose di radiazioni assorbite dai pazienti in ogni singola indagine, si vuole favorire la verifica dei possibili danni da radiazione che possono verificarsi anche con effetto cumulativo, ovvero attraverso la somma di tante esposizioni anche a piccole dosi che singolarmente non sono grado di fare danno immediato.

DELICATO EQUILIBRIO TRA QUALITÀ DELL’ESAME E LIVELLO DI RADIAZIONI

Dalla TAC alla risonanza magnetica, dalle apparecchiature di medicina nucleare ai laser e agli ecografi, i dispositivi medici sono sempre più potenti e complessi. Il fisico medico costituisce un’interfaccia tra gli specialisti dell’area radiologica (radiologi, radioterapisti oncologi e medici nucleari) e la strumentazione ad alta tecnologia. Il suo compito è quello di valutare la dose di radiazione assunta dal paziente nelle indagini radiologiche, di medicina nucleare e nei trattamenti radioterapici, assicurando che l’esame si svolga nel migliore modo possibile con la minor dose di radiazioni.

«Oggi è possibile conciliare la qualità della diagnostica e la riduzione delle radiazioni grazie ad apparecchiature di radiologia nuove e più evolute e a metodi più efficaci di utilizzo – ha commentato Michele Stasi, presidente di AIFM - La strada è stata già impostata con le linee guida emesse dal Ministero della Salute a fine 2015. Devono essere adottati negli ospedali e negli studi odontoiatrici protocolli standard e condivisi per garantire la migliore qualità dell’esame con la minor dose possibile. Per questo è necessario potenziare anche la formazione di tutti i medici e operatori sanitari che seguono il paziente nelle varie fasi, dalla prescrizione all’esecuzione degli esami, per migliorare la sicurezza e la qualità delle prestazioni al fine di aumentare l’efficacia della diagnostica a tutela della salute dei pazienti».


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