Sono un «souvenir» poco gradito, ma molto diffuso: i batteri resistenti agli antibiotici sono fra i ricordi di viaggio più comuni per gli italiani. Dei quasi due milioni di connazionali che durante l’estate si recheranno in un Paese tropicale o subtropicale per le loro vacanze, uno su 4 rientrerà portandosi appresso germi difficili da eliminare con le cure antibiotiche .

«I dati più recenti a disposizione indicano che circa il 25 per cento dei viaggiatori di rientro da mete esotiche è colonizzato da germi resistenti agli antibiotici - afferma Francesco Menichetti, docente di malattie infettive all’Università di Pisa e presidente del Gruppo Italiano per la Stewardship Antimicrobica (Gisa) -. Se si viene colonizzati da questi germi, infatti, si possono sviluppare malattie come infezioni urinarie o respiratorie ma soprattutto si può essere un serbatoio di batteri per persone più fragili, come anziani o soggetti con malattie debilitanti».

A che cosa fare attenzione in vacanza per proteggere la salute

fabio di todaro

Il contagio parte (quasi sempre) dai giovani

Accanto ai rischi classici - come dengue, malaria o diarrea del viaggiatore - esistono dunque anche pericoli più subdoli connessi alle vacanze. Chi entra in contatto con germi resistenti, non necessariamente sviluppa sintomi eclatanti, se i batteri restano confinati all’intestino: come spesso accade. Ma ciò non permette di escludere i rischi connessi alla salute: propria e degli altri.

A correre quelli maggiori sono «soprattutto i ragazzi tra i 20 e i 30 anni: viaggiano di più, più a lungo e si spostano anche in zone disagevoli e più a rischio per questo tipo di infezioni», prosegue l’esperto.

I batteri resistenti possono essere incontrati spesso durante vacanze in aree come il Sudest Asiatico, l’Africa, il Sudamerica e tutte le nazioni a basso-medio reddito e costituiscono un rischio per il viaggiatore stesso e per la sua comunità, al rientro. Basta poco per trasmettere questi germi, a partire da una stretta di mano (se non lavate). I rischi, soprattutto per le persone più fragili, sono elevati. Molti di questi batteri infatti non rispondono agli antibiotici, di conseguenza l’infezione può determinare conseguenze anche gravi: soprattutto se chi le contrae è affetto anche da altre malattie.

Prima regola: prevenire

Rispetto a questo tema, la prevenzione è la migliore alleata. Quando si viaggia in Paesi a rischio e dalla scarsa igiene, è opportuno fare estrema attenzione all’igiene delle mani e all’alimentazione: evitando cibi crudi, le bibite non imbottigliate, i gelati artigianali e il ghiaccio aggiunto alle bevande. «Se durante la vacanza si è avuto un episodio di diarrea o una febbre, se si sono dovuti prendere antibiotici, se si è stati ricoverati o si è andati in un pronto soccorso per qualsiasi motivo, si potrebbe essere incorsi nella colonizzazione del nostro corpo da parte di una o più specie resistenti agli antibiotici - prosegue Menichetti -. In caso di problemi di salute, o se si vive a stretto contatto con persone anziane o pazienti fragili, potrebbe essere indicato verificare l’eventuale contagio attraverso un tampone rettale».

Twitter @fabioditodaro