In pratica il vecchio detto "mangia che ti passa" nasconde una latente verità.
L'obiettivo della ricerca è stato quello di osservare il comportamento delle persone nel rapporto con il cibo in un momento storico e sociale caratterizzato una serie di stressi per motivi correlati, a cominciare dalla crisi economica.
"Per il 40% delle persone che hanno partecipato al sondaggio - ha dichiarato Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e Presidente Eurodap - il cibo viene utilizzato troppo spesso come una valvola di sfogo allo scopo di sedare livelli di ansia troppo elevati".
Tesi che l'esperta spiega nel libro "Stress&Dieta - consigli e rimedi per vivere al meglio", Kowalki Editore, scritto con il nutrizionista Giorgio Calabresi.
Dal sondaggio è emerso che queste persone fanno loro stesse la spesa e nel loro carrello non mancano mai cibi dolci o alimenti super calorici. Mangiano in maniera frettolosa e dichiarano di gustare solo "qualche volta" i cibi che mangiano.
Raramente smettono di mangiare quando si sentono sazie. Questo comportamento viene adottato in modo particolare la sera, quando la corsa del vivere quotidiano si ferma. Si è pure rilevato che questo atteggiamento disfunzionale nei confronti del cibo è frutto spesso di un particolare stato emotivo, ansioso o depresso, stressato o triste.
"Si tratta di individui che non hanno regole nel loro regime alimentare - ha affermato la Vinciguerra - per le quali ogni emozione negativa o stato d'animo non sereno tende ad essere compensato con il ricorso all'alimentazione".
Il punto è che "in un momento di profonda crisi economica come quella che sta vivendo il nostro Paese - ha aggiunto la psicoterapeuta - il cibo per molti rimane l'unica valvola di sfogo, poiché compensazioni di altro tipo, come vacanze e acquisti, stanno subendo una evidente contrazione".
Il consiglio, come ha sottolineato la Vinciguerra nel nuovo libro, è dunque quello di "spostare l'attenzione sul rapporto con se stessi, cercando di 'rallentare' i ritmi di vita che ci portano allo stress". Si scoprirà così che il rapporto con il cibo, e quindi anche il dimagrire, è prima di tutto una "questione di testa".