Siamo un po’ tutti meteorosensibili. In fondo significa risentire dei cambiamenti meteorologici senza però che il bello o il cattivo tempo scateni disturbi tali da alterare in modo sostanziale la qualità della vita e intralciare la quotidianità. «Insomma, come dire che chiunque può avere a che fare una volta ogni tanto con il mal di testa, ma questo non ci rende tutti pazienti emicranici» spiega Luigi Janiri, docente di psichiatria e psicologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’Unità operativa complessa di Psichiatria del Gemelli di Roma.
Quando il tempo fa male
Chi è meteoropatico subisce i cambiamenti meteo manifestando una serie di sintomi psicopatologici: «sintomi di tipo neurovegetativo, come tachicardia, sudorazione, dispnea, ovvero difficoltà nel respirare, di tipo gastrointestinale e sintomi di carattere psicologico, come ansia, abbassamenti del tono dell’umore, sensazioni di disagio e malessere diffuso, irritabilità». Anche cefalea e apatia.
Questi sintomi durano solitamente uno o due giorni. E cominciano a diminuire quando l’organismo si adatta alle nuove condizioni meteorologiche. Attenzione, però: non è solo questione di sole o cielo plumbeo.
Le condizioni meteo che possono far star male il meteoropatico non riguardano infatti solo le condizioni di luce, il fatto quindi che il sole sia coperto dalle nuvole e il cielo sia mestamente grigio. «Anche la velocità del vento, la temperatura, il grado di umidità e in generale la stagionalità possono influenzare l’umore».
Ci sono persone per esempio che manifestano un peggioramento del tono dell’umore nei passaggi di stagione: chi in autunno, chi in primavera. Alcune possono sentirsi stanche per un repentino sbalzo di temperatura, altre diventano nervose quando c’è vento forte, altre ancora possono sentirsi tristi e giù di tono quando c’è tanta umidità.
Questo significa quindi che non è detto che il meteoropatico sprizzi di gioia e allegria se c’è il sole e sia triste per la pioggia.
«Insomma il fattore scatenante sembra essere il cambiamento dei cosiddetti elementi del clima: temperatura, pressione, venti, umidità, precipitazioni, nuvolosità» puntualizza lo psichiatra. «La meteoropatia è infatti una sindrome, cioè un gruppo di sintomi e reazioni patologiche che si manifestano quando vi è un cambiamento graduale o improvviso in uno o più fattori meteorologici».
Il tempo influenza anche i post su Facebook
Uno studio condotto dalla Vancouver School of Economics e dal Massachusetts Institute of Technology, pubblicato su PLOS One, ha analizzato la relazione tra le condizioni meteorologiche e gli stati d’animo attraverso i post pubblicati sui social media: 3,5 miliardi di post scritti tra il 2009 e il 2016.
I ricercatori hanno così riscontrato che l’effetto del meteo si riflette anche sui messaggi condivisi su Facebook e Twitter: «Abbiamo scoperto che il modo in cui ci esprimiamo è modellato dalle condizioni meteo» spiega Nick Obradovich. Infatti con il caldo aumentano le espressioni positive, ma solo se le temperature non superano i 30 gradi. Al contrario nei giorni con livelli di umidità relativa superiore all’80%, cielo molto coperto e pioggia si riducono i sentimenti positivi veicolati dai post online.
Invecchiando si diventa più vulnerabili al meteo
«È noto che alcune persone sono più predisposte alla depressione stagionale, per esempio chi soffre di disturbo bipolare, ma abbiamo riscontrato che questo non rappresenta un tratto specifico della meteoropatia: in altre parole non è detto che un meteoropatico abbia altri disturbi psichiatrici» chiarisce Janiri. Anche se le persone che hanno disturbi del sistema nervoso, in particolare persone ansiose e
depresse, sono più vulnerabili alla meteoropatia. «Così come un fattore di rischio risulta l’età: invecchiando si diventa più vulnerabili».
D’altro canto anche lo stile di vita moderno ci mette lo zampino. «Trascorrere troppo tempo al chiuso e in spazi climatizzati riduce la nostra capacità di far fronte ai cambiamenti delle condizioni meteorologiche e al clima in generale» chiarisce Janiri. Non a caso le persone fisicamente attive e che trascorrono almeno qualche ora al giorno all’aperto di solito non si accorgono nemmeno dei cambiamenti meteorologici.
Un test per la meteoropatia
Janiri con il suo team ha messo a punto un test al fine di valutare la sensibilità al tempo che cambia, e identificare i principali sintomi fisici e psicologici legati alle variazioni meteo. «Si chiama MeteoQ ed è un test che esplora l’associazione tra meteo e comparsa dei sintomi e può essere utile per identificare le persone più vulnerabili e di conseguenza poter individuare un trattamento specifico».
Al momento «gli stabilizzanti dell’umore sembrano alleviare i sintomi». Ma secondo Janiri è importante riuscire a identificare lo stimolo a cui la persona risponde in modo patologico così da poterne preventivamente ridurre l’impatto. Come? «Per esempio se il fattore scatenante è il vento, nei giorni ventosi è preferibile starsene a casa. Se invece la persona meteoropatica usa antidepressivi per altre diagnosi psichiatriche, è opportuno che in primavera o in autunno, quando potrebbe andare incontro a un peggioramento dei sintomi, non sospenda il trattamento, anzi lo associ con i farmaci stabilizzanti dell’umore».
In generale, però, trascorrere del tempo all’aperto è essenziale per aumentare la capacità di far fronte ai cambiamenti meteorologici. Il consiglio allora è di essere fisicamente attivi e di fare sport all’aperto – per esempio andare in bicicletta o correre – anche quando fa freddo o piove.
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