La stenosi aortica, di per sé, ha un vantaggio: quello di essere curabile. A patto, però, di riconoscerla in tempo e di intervenire in maniera adeguata. Come? Ricorrendo alla riparazione o alla sostituzione della valvola aortica (QUI L’ARTICOLO), la «porta» attraverso cui il sangue lascia il cuore e imbocca l’aorta: per diffondersi in tutto il corpo. Nessun farmaco è in grado di impedire la progressione della stenosi. Motivo per cui, a seguito della diagnosi, è necessario rimpiazzare la valvola. Procedura, quest’ultima, che sempre più spesso viene effettuata ricorrendo alla valvuloplastica percutanea (Tavi). In questo caso il nuovo dispositivo - di tipo meccanico o biologico: il primo per i pazienti più giovani, il secondo richiede invece di essere sostituito al massimo dopo vent’anni - è inserito attraverso l’apice del cuore o tramite l’arteria femorale e poi condotto «in situ», dove si ancora sfruttando le calcificazioni della valvola nativa, che non viene rimossa.

Cos’è la stenosi aortica

La sostituzione della valvola aortica è un intervento sempre più diffuso anche in conseguenza dell’invecchiamento della popolazione. Tra le persone famose che vi si sono sottoposte negli ultimi anni ci sono Silvio Berlusconi (QUI L’ARTICOLO) e Mike Jagger (QUI L’ARTICOLO). L’apertura non completa della valvola obbliga il ventricolo sinistro ad aumentare la propria pressione di spinta, che determina l'ispessimento della parete cardiaca. Per questo motivo, in presenza di stenosi, il gradiente di pressione attraverso la valvola aortica provoca una «turbolenza»: da qui il cosiddetto soffio, uno dei segni caratteristici della stenosi assieme al dolore toracico (soprattutto sotto sforzo), alle difficoltà respiratorie e agli svenimenti. Se il passaggio diviene sempre più stretto, si innesca un circolo vizioso. Servirebbe sempre più sangue, ma l’aumento delle resistenze fa in modo che la circolazione si riduca ed esponga il cuore al rischio di ischemia. Tendenzialmente, più la stenosi è severa, maggiori sono i rischi per il muscolo cardiaco.

Diagnosi e trattamento

Riconoscere in tempo la stenosi aortica - riguarda più di un milione di italiani, il dieci per cento degli over 65 - è fondamentale. «Stiamo parlando di una malattia guaribile, se trattata nei tempi giusti - afferma Giuseppe Musumeci, direttore dell'unità di cardiologia dell'ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo e già presidente della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (Gise) -. Il problema è che ancora in pochi sanno riconoscerla. Questo può determinare un ritardo diagnostico, con il rischio di aggravarne le conseguenze. Una stenosi non trattata, nell’arco di due anni, può avere conseguenze fatali». I tre sintomi citati sono abbastanza indicativi. Già uno soltanto, se presente in un paziente anziano, può far sospettare una malattia valvolare. Ma la loro manifestazione è spesso indicativa di una malattia già in fase avanzata. Per confermare la diagnosi, l’ecocardiogramma è l’esame strumentale più adeguato, in grado di dare una stima anche della gravità della condizione.

Altre indagini utili sono la radiografia del torace, l’elettrocardiogramma e l’angiografia coronarica. Una volta riscontrata l’insufficienza, occorre intervenire sulla valvola. La sua sostituzione - attraverso una o più incisioni sul torace - è il trattamento di elezione e più radicale. Ma quando il cuore è malconcio e non in grado di eiettare con forza il sangue, il rischio operatorio è molto alto. In questi si preferisce riparare la valvola mitralica, applicando sui due lembi una «clip» per ripristinare un adeguato afflusso di sangue nell'aorta.

La campagna «Tavi è Vita»

Poiché all’inizio la stenosi aortica è spesso asintomatica, occorre «insegnare» alle persone (soprattutto anziane) a scorgere i primi possibili campanelli d’allarme. Da qui l’idea di far partire la prima campagna rivolta alla cittadinanza. «Tavi è Vita» - questo il nome scelto dalle tre società scientifiche promotrici: il Gise, la Società Italiana di Cardiologia (Sic) e quella di Cardiochirurgia (Sicch) - ha debuttato in Piemonte, con quattro tappe durante il mese di giugno: a Cuneo, a Novara, a Torino e ad Alessandria. Poco più di 600 le persone che hanno fatto visite agli specialisti presenti ai diversi banchetti, per porre domande, ascoltare consigli e sottoporsi a un rapido consulto.

«L’opportunità di curare la stenosi aortica in modo sicuro e con un impatto minore per il paziente risulta spesso sconosciuta anche ai medici di medicina generale e ai cardiologi ambulatoriali: da qui l’idea di parlare in piazza di stenosi aortica e di valvuloplastica percutanea - prosegue Musumeci -. La Tavi è eseguita senza aprire il torace e fermare il cuore, spesso senza anestesia generale. L’intervento dura di norma meno di un’ora e determina un rapido recupero del paziente».

La procedura, inizialmente indicata soltanto per i pazienti ad alto rischio, viene oggi riconosciuta come sicura ed efficace anche per le persone che si avvicinano all’intervento in condizioni migliori. Questo ha determinato una rapida crescita dei suoi numeri: in Italia si è passati dai 2.586 interventi del 2014 ai 6.888 effettuati nel 2018. Profonde, però, le differenze tra le Regioni. Per questo motivo, dopo il Piemonte, «Tavi è Vita» toccherà la Campania: tra le Regioni del Sud, quella più votata all’innovazione in questo campo (718 interventi effettuati nel 2018).

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