Gli anticorpi monoclonali sono proteine sintetizzate in laboratorio e utilizzate a scopo terapeutico in una serie crescente di condizioni patologiche: le principali applicazioni farmacologiche riguardano le malattie infiammatorie e oncologiche. Questi farmaci biologici agiscono su bersagli mirati cui si legano per svolgere la loro azione che può essere di immunosoppressione, antiinfiammatoria, antitumorale e per questo fanno parte delle cosiddette «target therapies».
Sapere in ogni momento la quantità di farmaco presente in circolo nel sangue e poter misurare la produzione dal parte del sistema immunitario di anticorpi contro il farmaco stesso consentirebbe di monitorare nel tempo la terapia e di ottimizzarla.
Va in questa direzione lo sviluppo di una nuova metodica che consente di misurare questi valori contemporaneamente. Lo studio, pubblicato sull’autorevole rivista Scientific Reports, è stato coordinato dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, in collaborazione con l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze.
Si tratta di un’originale applicazione della tecnologia chiamata «risonanza plasmonica di superficie», nella quale gli anticorpi di interesse sono «catturati» da un microchip che funziona da biosensore. Questo permette una misurazione rapida e precisa degli anticorpi, con importanti vantaggi rispetto alle metodiche tradizionali.
«La metodica è stata messa a punto per misurare le concentrazioni di infliximab, un anticorpo usato per patologie infiammatorie croniche, e dei corrispondenti anticorpi anti-infliximab, ma è applicabile anche per altri anticorpi terapeutici, ad esempio il trastuzumab, un farmaco antitumorale» afferma Marco Gobbi, Responsabile del laboratorio di Farmacodinamica e Farmacocinetica dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS.
«I dati evidenziano differenze marcate tra i pazienti in trattamento con Infliximab, sia per i livelli di farmaco nel sangue che per l’immunogenicità - afferma Gionata Fiorino, del Dipartimento di Gastroenterologia dell’Istituto Clinico Humanitas -. La conoscenza di questi dati per ciascun paziente durante il trattamento può permettere al medico di personalizzare e ottimizzare la terapia, con vantaggi sia per il paziente che per il Servizio Sanitario Nazionale».