La pipì neutralizza il veleno delle meduse. Una leggenda metropolitana piuttosto vecchia e diffusa in tutto il mondo, che però non ha fondamento scientifico. A passare in rassegna i rimedi da adottare in caso di incontro con queste creature marine, sempre più diffuse anche nei nostri mari, valutandone l'efficacia è un articolo su «Dottore, ma è vero che...?», il portale promosso dalla Federazione degli Ordini dei medici per smontare le fake news.
La leggenda che l'urina funzioni «deriva dall'idea che il veleno delle meduse possa essere neutralizzato con l'ammoniaca e dal fatto che nell'urina è contenuta l'urea, che ne è un derivato. Un'altra interpretazione si basa sul fatto che gli organelli ripieni di veleno rimasti conficcati nella pelle e detti nematocisti sono suscettibili a sbalzi di concentrazione nell'ambiente circostante: poiché nell'urina sono contenuti sali ed elettroliti, sarebbe quindi meglio sciacquare la parte con questa che con acqua corrente».
Una convinzione che non conosce confini: nel 1997, in una puntata della famosissima serie televisiva «Friends», uno dei protagonisti ricorda di aver sentito del rimedio in un documentario, e lo adotta sulla ragazza dolorante sulla spiaggia. Ma dopo una puntura di medusa, sono tanti i rimedi fantasiosi che si adottano, sbagliando.
Qualcuno consiglia di asportare i resti dei tentacoli strofinando la pelle con un asciugamano o grattandola con un cartoncino rigido e spigoloso, come la carta di credito o il bancomat. Altri propongono di applicare bicarbonato di sodio, schiuma da barba, alcol, e perfino un prodotto usato nei paesi anglosassoni in cucina per rendere la carne più tenera. E c'è chi ricorre al calore di un accendino o di una sigaretta per neutralizzare la tossina.
Funzionano tutti questi rimedi? Poco o nulla, affermano gli esperti.
«Non è dimostrato che l'ammoniaca neutralizzi le sostanze urticanti liberate dalle meduse. Il loro veleno è costituito da una miscela di sostanze diverse, ancora non tutte ben identificate, e differenti da specie a specie. Ma se anche l'ammoniaca potesse essere utile in questi casi, nelle urine delle persone sane non è contenuta questa sostanza, ma urea, che ne è un derivato con caratteristiche chimiche diverse», si spiega.
Ecco allora cosa fare. Meno dell'1% della tossina si libera al momento del primo contatto con la medusa, per cui occorre prestare la massima cura nell'evitare di fare uscire il resto: non bisogna fasciare né sfregare la parte, per esempio con un asciugamano, ed è sconsigliato cercare di togliere i resti di tentacoli con uno strumento spigoloso, come la carta di credito.
Meglio usare con attenzione delle pinzette. Dopo questo primo intervento, la cosa migliore per ridurre il dolore è l'immersione in acqua molto calda per almeno 20, ma anche 40 minuti, sostituendola a mano a mano che si raffredda. Sono sicuri ed efficaci anestetici locali come la lidocaina e analgesici per bocca come il paracetamolo.
Tirando le somme, «la discordanza di alcune raccomandazioni conferma la conclusione di tutti i lavori finora pubblicati, compresa la revisione Cochrane del 2013: le meduse sono moltissime, hanno diverse caratteristiche e liberano sostanze differenti tra loro. Occorrono nuovi studi per confermare il miglior comportamento da seguire nei diversi casi, soprattutto ora che, a causa dei cambiamenti climatici, specie tropicali più pericolose stanno raggiungendo mari molto frequentati dai bagnanti».