In crescita, anche nel 2019. Nel bilancio dell’anno appena concluso, i numeri delle donazioni (con 2.766 disponibilità raccolte in rianimazione e 1.379 donazioni portate a termine) e dei trapianti di organi (3.813) in Italia fanno registrare un incoraggiante segno «più». Un dato che in parte maschera quello che rimane l’aspetto negativo della questione: le opposizioni al prelievo, di nuovo in aumento (dal 29.8 al 31.2 per cento).

Sono queste le due facce del report annuale presentato dal Centro Nazionale Trapianti. Da un lato c’è una rete in costante miglioramento (il 2019 è stato il secondo miglior anno di sempre per volumi di attività e le liste d’attesa si sono ulteriormente ridotte), dall’altro una disponibilità dei cittadini alla donazione che rimane inferiore a quanto sarebbe necessario. Un aspetto, quest’ultimo, su cui lavorare ora diventa la priorità. Senza le opposizioni, soltanto nel 2019, sarebbe infatti stato possibile effettuare circa 2.220 trapianti in più.

L’incremento supera le opposizioni

Il dato più significativo è il discreto aumento dei donatori potenziali, ovvero quelli segnalati nelle rianimazioni come possibili candidati al prelievo degli organi. Nel 2019 sono stati 2.766 contro i 2.665 del 2018. Ovvero: il 3,8 per cento in più, un dato che denota una crescente efficienza del sistema. L’aumento delle segnalazioni ha permesso così di assorbire il contraccolpo negativo del tasso di opposizione al prelievo. Complessivamente, sono stati 863 i «no» alla donazione rilevati nelle rianimazioni, in gran parte espressi dai familiari del paziente deceduto. Considerato che nel 2019 ogni singola donazione effettiva ha generato 2.5 trapianti, l’aumento delle opposizioni (+1.4 per cento) è «costato», in proiezione, il mancato trapianto di 122 persone. Le statistiche relative al 2019 denotano che quasi un terzo delle persone che si sono trovate davanti alla richiesta di una donazione ha risposto in maniera negativa.

Gradiente Nord-Sud

Il dato delle donazioni, come già registrato in passato, conferma forti scostamenti tra il Nord e il Sud del Paese. A fronte di una media nazionale di 22.8 donatori per milione di popolazione, si va infatti dai 49.5 donatori della Toscana agli 8 della Sicilia. Particolarmente positiva la performance dell’Emilia Romagna, che è passata da 25.6 donatori (nel 2018) a 37.1 per milione di abitanti (2019). L’Emilia ha registrato anche un calo significativo delle opposizioni in rianimazione (-7 per cento), anche se in questo caso il calo più significativo si è registrato in Puglia (-9.5 per cento: dal 52.2 al 42.7 per cento). È un’eccezione, però, quella che giunge dalla rete pugliese, coordinata dal nefrologo Loreto Gesualdo. Il dato delle regioni meridionali rimane infatti ampiamente migliorabile, se si considera che in media nel Mezzogiorno si rilevano tassi di opposizione superiori di 15-20 punti alla media italiana, con la Sicilia (49.6 per cento) e la Calabria (49,4 per cento) in testa alla poco invidiabile classifica.

Torino è il centro con più interventi

Nonostante tutto, nel 2019, i trapianti sono aumentati. Ne sono stati effettuati infatti 3.813: il 2.4 per cento in più rispetto al 2018. Balza agli occhi la crescita dei trapianti effettuati partendo da un donatore vivente (rene e fegato). L’organo più trapianto è stato il rene (2.137), seguito dal fegato (1.302), dal cuore (245), dal polmone (153), dal pancreas (42) e dall’intestino (1, per la prima volta dopo tre anni). Per quanto riguarda l’attività dei centri, Torino si conferma in testa alla classifica nazionale con 360 trapianti, a seguire Padova (335) e Bologna (256). In totale, sono stati 42 gli ospedali italiani che hanno effettuato trapianti nel 2019. Per le singole specialità, Padova è leader nel trapianto di rene (174 interventi di cui ben 55 da donatore vivente), Pisa per il fegato (161), Palermo Ismett per il fegato da vivente (14), Milano Niguarda per il cuore (34), Milano Policlinico per il polmone (34) e Milano San Raffaele per il pancreas (9). La crescita dell’attività di trapianto ha avuto un impatto sulle liste d’attesa, calate anche lo scorso anno. I pazienti che attendono un trapianto (dati al 31 dicembre 2019) sono 8.615, dei quali la gran parte aspetta un rene (6.460). La diminuzione più significativa ha riguardato la lista del cuore (670 pazienti), mentre si registra un aumento marcato nella lista del fegato (1.031 pazienti).

Tessuti e midollo: il miglior anno di sempre

Complici anche alcune storie personali che hanno avuto ampio risalto mediatico, l’attività di donazione e trapianto nel campo dei tessuti e delle cellule staminali emopoietiche ha fatto registrare numeri mai visti prima. Le donazioni di tessuto registrate nel 2019 sono state 13.854, di conseguenza sono aumentati pure i trapianti: 17.801 quelli realizzati lo scorso anno, mai così tanti. Segno «più» anche per quanto riguarda le cellule staminali emopoietiche: in crescita sia le donazioni (+23.5 per cento) sia i trapianti da donatore non consanguineo (+1.3 per cento) che sono stati 859, il numero più alto mai realizzato in Italia. In totale, gli iscritti attivi al registro dei donatori di midollo sono saliti a 449.860, grazie a 43.138 nuovi ingressi dello scorso anno. Dopo l’exploit del 2018 ottenuto grazie alla mobilitazione per il piccolo Alex, gli italiani hanno dunque confermato la loro disponibilità anche lo scorso anno.

Dichiarazioni di volontà in aumento (ma i «no» non diminuiscono)

Grazie al sistema di registrazione collegato alla carta d’identità elettronica, attivo in oltre il 90 per cento dei Comuni, anche nel 2019 sono cresciute le dichiarazioni di volontà alla donazione espresse in vita dai cittadini. Il 31 dicembre erano quasi sette milioni, soglia che risulta superata da pochi giorni: con quasi 5.6 milioni di favorevoli e 1.7 milioni di contrari. In crescita, però, anche i «no», con lo stesso gradiente Nord-Sud registrato per le opposizioni rilevate nelle rianimazioni.

In crescita, anche nel 2019. Nel bilancio dell’anno appena concluso, i numeri delle donazioni (con 2.766 disponibilità raccolte in rianimazione e 1.379 donazioni portate a termine) e dei trapianti di organi (3.813) in Italia fanno registrare un incoraggiante segno «più». Un dato che in parte maschera quello che rimane l’aspetto negativo della questione: le opposizioni al prelievo, di nuovo in aumento (dal 29.8 al 31.2 per cento).

Sono queste le due facce del report annuale presentato dal Centro Nazionale Trapianti. Da un lato c’è una rete in costante miglioramento (il 2019 è stato il secondo miglior anno di sempre per volumi di attività e le liste d’attesa si sono ulteriormente ridotte), dall’altro una disponibilità dei cittadini alla donazione che rimane inferiore a quanto sarebbe necessario. Un aspetto, quest’ultimo, su cui lavorare ora diventa la priorità. Senza le opposizioni, soltanto nel 2019, sarebbe infatti stato possibile effettuare circa 2.220 trapianti in più.

L’incremento supera le opposizioni

Il dato più significativo è il discreto aumento dei donatori potenziali, ovvero quelli segnalati nelle rianimazioni come possibili candidati al prelievo degli organi. Nel 2019 sono stati 2.766 contro i 2.665 del 2018. Ovvero: il 3,8 per cento in più, un dato che denota una crescente efficienza del sistema. L’aumento delle segnalazioni ha permesso così di assorbire il contraccolpo negativo del tasso di opposizione al prelievo. Complessivamente, sono stati 863 i «no» alla donazione rilevati nelle rianimazioni, in gran parte espressi dai familiari del paziente deceduto. Considerato che nel 2019 ogni singola donazione effettiva ha generato 2.5 trapianti, l’aumento delle opposizioni (+1.4 per cento) è «costato», in proiezione, il mancato trapianto di 122 persone. Le statistiche relative al 2019 denotano che quasi un terzo delle persone che si sono trovate davanti alla richiesta di una donazione ha risposto in maniera negativa.

Gradiente Nord-Sud

Il dato delle donazioni, come già registrato in passato, conferma forti scostamenti tra il Nord e il Sud del Paese. A fronte di una media nazionale di 22.8 donatori per milione di popolazione, si va infatti dai 49.5 donatori della Toscana agli 8 della Sicilia. Particolarmente positiva la performance dell’Emilia Romagna, che è passata da 25.6 donatori (nel 2018) a 37.1 per milione di abitanti (2019). L’Emilia ha registrato anche un calo significativo delle opposizioni in rianimazione (-7 per cento), anche se in questo caso il calo più significativo si è registrato in Puglia (-9.5 per cento: dal 52.2 al 42.7 per cento). È un’eccezione, però, quella che giunge dalla rete pugliese, coordinata dal nefrologo Loreto Gesualdo. Il dato delle regioni meridionali rimane infatti ampiamente migliorabile, se si considera che in media nel Mezzogiorno si rilevano tassi di opposizione superiori di 15-20 punti alla media italiana, con la Sicilia (49.6 per cento) e la Calabria (49,4 per cento) in testa alla poco invidiabile classifica.

Torino è il centro con più interventi

Nonostante tutto, nel 2019, i trapianti sono aumentati. Ne sono stati effettuati infatti 3.813: il 2.4 per cento in più rispetto al 2018. Balza agli occhi la crescita dei trapianti effettuati partendo da un donatore vivente (rene e fegato). L’organo più trapianto è stato il rene (2.137), seguito dal fegato (1.302), dal cuore (245), dal polmone (153), dal pancreas (42) e dall’intestino (1, per la prima volta dopo tre anni). Per quanto riguarda l’attività dei centri, Torino si conferma in testa alla classifica nazionale con 360 trapianti, a seguire Padova (335) e Bologna (256). In totale, sono stati 42 gli ospedali italiani che hanno effettuato trapianti nel 2019. Per le singole specialità, Padova è leader nel trapianto di rene (174 interventi di cui ben 55 da donatore vivente), Pisa per il fegato (161), Palermo Ismett per il fegato da vivente (14), Milano Niguarda per il cuore (34), Milano Policlinico per il polmone (34) e Milano San Raffaele per il pancreas (9). La crescita dell’attività di trapianto ha avuto un impatto sulle liste d’attesa, calate anche lo scorso anno. I pazienti che attendono un trapianto (dati al 31 dicembre 2019) sono 8.615, dei quali la gran parte aspetta un rene (6.460). La diminuzione più significativa ha riguardato la lista del cuore (670 pazienti), mentre si registra un aumento marcato nella lista del fegato (1.031 pazienti).

Tessuti e midollo: il miglior anno di sempre

Complici anche alcune storie personali che hanno avuto ampio risalto mediatico, l’attività di donazione e trapianto nel campo dei tessuti e delle cellule staminali emopoietiche ha fatto registrare numeri mai visti prima. Le donazioni di tessuto registrate nel 2019 sono state 13.854, di conseguenza sono aumentati pure i trapianti: 17.801 quelli realizzati lo scorso anno, mai così tanti. Segno «più» anche per quanto riguarda le cellule staminali emopoietiche: in crescita sia le donazioni (+23.5 per cento) sia i trapianti da donatore non consanguineo (+1.3 per cento) che sono stati 859, il numero più alto mai realizzato in Italia. In totale, gli iscritti attivi al registro dei donatori di midollo sono saliti a 449.860, grazie a 43.138 nuovi ingressi dello scorso anno. Dopo l’exploit del 2018 ottenuto grazie alla mobilitazione per il piccolo Alex, gli italiani hanno dunque confermato la loro disponibilità anche lo scorso anno.

Dichiarazioni di volontà in aumento (ma i «no» non diminuiscono)

Grazie al sistema di registrazione collegato alla carta d’identità elettronica, attivo in oltre il 90 per cento dei Comuni, anche nel 2019 sono cresciute le dichiarazioni di volontà alla donazione espresse in vita dai cittadini. Il 31 dicembre erano quasi sette milioni, soglia che risulta superata da pochi giorni: con quasi 5.6 milioni di favorevoli e 1.7 milioni di contrari. In crescita, però, anche i «no», con lo stesso gradiente Nord-Sud registrato per le opposizioni rilevate nelle rianimazioni.