Le malattie non hanno confini e i paesi europei si trovano ad affrontare enormi sfide di natura sanitaria che andrebbero gestite insieme, attraverso una stretta collaborazione, un vero coordinamento tra gli stati e l’adozione di strategie comuni. Abbiamo chiesto al commissario europeo per la salute e la politica dei consumatori Vytenis Andriukaitis quali sono le priorità per il 2018.
Commissario, il problema del rifiuto dei vaccini non riguarda unicamente l’Italia ma scetticismo e titubanza sono diffusi in molti paesi europei. È questa una priorità da affrontare?
«In primo luogo, l’aumento dello scetticismo sui vaccini e la relativa ricomparsa del morbillo in alcuni Stati membri è una tendenza estremamente preoccupante per l’UE. Invece dell’eradicazione del morbillo, stiamo assistendo alla morte di persone per questa malattia e alla sua esportazione in paesi come il Brasile. Come ha di recente sottolineato il presidente Jean-Claude Juncker nel suo discorso sullo stato dell’Unione: le morti evitabili non devono avvenire in Europa. È inaccettabile che, nel XXI secolo, in Europa, i bambini muoiano di malattie che avrebbero dovuto essere eliminate molto tempo fa. Da medico, posso dire con convinzione che le vaccinazioni sono uno dei più grandi successi di salute pubblica del secolo scorso. Tuttavia, i programmi di vaccinazione sono diventati sempre più fragili. La loro efficienza è minacciata da una combinazione di fattori, in particolare la titubanza verso i vaccini, il costo crescente dei nuovi vaccini e la mancanza di disponibilità o la carenza di approvvigionamento».
Quali strategie metterà in campo l’Europa per risolvere questa situazione?
«Sto ora sviluppando una proposta strategica per rafforzare la cooperazione in tutta l’UE e il coordinamento tra gli Stati membri e riunire l’industria e le parti interessate per potenziare lo sviluppo delle regolamentazioni sui vaccini. In particolare, intendo promuovere l’allineamento dei programmi vaccinali in tutta l’Unione, affrontare la titubanza verso i vaccini, rafforzare la ricerca e l’offerta vaccinale e garantire un accesso equo per raggiungere le persone più vulnerabili. I cittadini e le organizzazioni hanno ora l’opportunità di contribuire a plasmare questa importante iniziativa partecipando a una consultazione pubblica, avviata di recente e che durerà fino al 15 marzo 2018. Potranno fornire il proprio feedback su azioni suggerite strutturate sotto tre pilastri: affrontare la titubanza dei vaccini; politiche di vaccinazione sostenibile nell’UE; il coordinamento UE, compresa la promozione del dialogo con le parti interessate, e il contributo alla salute globale».
Su quali altre priorità di salute pubblica si concentrerà l’Europa?
«Nel giugno 2017 la Commissione ha adottato un nuovo piano d’azione “One Health” per contrastare la resistenza antimicrobica (AMR). Si basa sul precedente piano d’azione, incentrato su attività con un chiaro valore aggiunto europeo e, ove possibile, su risultati misurabili e concreti. Più di 75 azioni si basano su tre pilastri principali: rendere l’UE una regione di buone pratiche; promuovere la ricerca e l’innovazione; e plasmare l’agenda globale. L’AMR è, infatti, una crescente minaccia per l’Unione Europea. È già responsabile di 25mila morti e 1,5 miliardi di euro di perdite economiche ogni anno e, se non adottiamo misure decisive ora, ha il potenziale per diventare una causa di morte più comune del cancro. Per me, questo Action Plan è una priorità fondamentale».
Infine, c’è il problema dell’invecchiamento demografico che interessa il Vecchio Continente e la conseguente sfida sanitaria. I paesi sapranno affrontarla?
«Tutti i paesi dell’UE si trovano ad affrontare un invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie croniche, e devono prendere decisioni difficili per soddisfare le esigenze sanitarie dei loro cittadini garantendo nel contempo la sostenibilità, l’efficienza e l’accessibilità dei loro sistemi sanitari. Con la consapevolezza che i decisori politici hanno bisogno di informazioni affidabili, basate su buoni indicatori, dati affidabili e analisi regolari, per contribuire a formulare le politiche sanitarie più efficaci per le loro particolari circostanze questo novembre - nel contesto del ciclo biennale sul tema “Lo stato di salute nell’UE” - ho presentato 28 profili sanitari nazionali insieme a una relazione di accompagnamento, sviluppata in collaborazione con l’OCSE e l’Osservatorio europeo delle politiche e dei sistemi sanitari. Cinque sono state le conclusioni trasversali per tutti i paesi UE: essi devono dedicare maggiori risorse alla promozione della salute e alla prevenzione delle malattie; serve un ruolo più forte per le cure primarie per guidare in modo efficiente i pazienti attraverso il sistema sanitario ed evitare spese inutili; va ripensata la frammentazione nell’erogazione dei servizi per garantire al paziente cure integrate; c’è bisogno di pianificare e prevedere attivamente in tema di personale sanitario per rendere i sistemi sanitari resilienti alle sfide future; infine, abbiamo bisogno di mettere i pazienti al centro della trasformazione digitale in salute. Discutere di questi cinque punti sarà una priorità di questo 2018».
Il cambiamento demografico, la crescente prevalenza delle malattie croniche e la ricomparsa di malattie infettive, i vincoli di bilancio nonostante i costi in aumento dell’assistenza sanitaria costituiscono sfide di enorme portata. Cosa ci dobbiamo aspettare?
«Presenterò due proposte che forniranno agli Stati membri soluzioni concrete a queste sfide per la sanità in Europa. Innanzitutto, la Commissione è sulla buona strada per presentare una proposta di cooperazione sostenibile sulla valutazione delle tecnologie sanitarie, l’Health Technology Assessment (HTA), a livello UE alla fine di gennaio 2018. L’HTA è uno strumento fondamentale per modernizzare i sistemi sanitari, promuovendone l’efficienza e l’efficacia. Tali valutazioni consentono a politici e amministratori ospedalieri di assumere decisioni informate nell’adozione o nel rifiuto di una tecnologia, nuova o già in uso.
Tutti i paesi stanno cercando di fare di più con meno (risorse), credo quindi che una cooperazione in quest’ambito aiuti tutti a formulare politiche sanitarie tempestive, sicure, efficaci ed economicamente vantaggiose per il bene dei pazienti».
Vi è infine il grande tema dell’innovazione digitale finalizzata a migliorare la salute delle persone. Come si muoverà l’Europa?
«La Commissione intende adottare, prima dell’estate 2018, delle disposizioni in tema salute e assistenza sanitaria nel mercato unico digitale (Communication on digital health and care), che garantiscano ai cittadini l’accesso sicuro ai proprio dati sanitari e la possibilità di condividerli al di là delle frontiere, maggiore chiarezza sui propri diritti dei cittadini e maggiore interoperabilità delle cartelle sanitarie elettroniche in Europa; ma anche il collegamento e la condivisione dei dati e delle competenze per far progredire la ricerca, personalizzare l’assistenza sanitaria e prevedere meglio le epidemie e l’uso dei servizi digitali per promuovere la partecipazione attiva dei cittadini e l’assistenza integrata incentrata sulla persona. Credo davvero che l’utilizzo delle tecnologie digitali al massimo delle loro potenzialità si tradurrà in maggiore efficienza per i nostri sistemi sanitari, maggiore comfort per i pazienti e europei più sani, più potenti e indipendenti per tutta la vita».
@nicla_panciera
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