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Pianta di Eleuterococco, detta anche ginseng siberiano che trova diverse applicazioni in medicinaL'eleuterococco, nome Eleutherococcus senticosus o Acanthopanax senticosus, è una pianta di origine Asiatica (Siberia, Mongolia e Cina) appartenente alla famiglia delle Arialacee; l'arbusto è spinoso, ha foglie palmate e può raggiungere un'altezza di circa 3 metri. L'eleuterococco (raramente ciwuja) è noto anche come ginseng siberiano, ma a dispetto del nome esso non è una varietà di ginseng; il vero ginseng infatti comprende due varietà, quella americana, nome scientifico Panax quinquefolium, e quella cinese, nome scientifico Panax ginseng.
Eleuterocco e ginseng sono prodotti erboristici le cui indicazioni sono praticamente le stesse nonostante la diversità dei loro principi attivi. Nell'eleuterococco i componenti attivi, denominati eleuterosidi, sono contenuti nella radice. Il ginseng siberiano è ritenuta pianta dalle caratteristiche adattogene (adattogeno è un termine coniato verso la fine degli anni '50 da due ricercatori russi, I. I. Brekhman e I. V. Dardymov, che definirono il fattore adattogeno come fattore non in grado di provocare se non minimi disordini nelle funzioni fisiologiche dell'organismo, dotato di azione normalizzante aspecifica e indipendente dalla direzione dello stato patologico) e quindi in grado di aumentare la resistenza dell'organismo a fattori stressanti (sia fisici che psichici). L'eleuterococco assurse agli onori delle cronache nei primi anni '70 in quanto fu utilizzato dagli atleti della squadra olimpica russa durante i giochi olimpici svoltisi a Monaco nel 1972 (Ma se: se funzionava, perché a livello assoluto si cessò di usarlo? Interpretazione: dare il merito a un integratore lecito quando si usa qualche sostanza non consentita è prassi comune). Sembra sia stato somministrato anche ai cosmonauti russi durante le loro missioni nello spazio.
L'eleuterococco agisce sulle ghiandole surrenali, diminuendo il contenuto intraghiandolare di colesterolo e di vitamina C, aumentando la produzione di ormoni surrenalici. Alcuni eleuterosidi si legano ai recettori dei glicocorticoidi, dei progestinici, dei mineralcorticoidi e degli estrogeni.
L'eleuterococco è capace di stimolare la sintesi proteica a livello del fegato, del pancreas e della corteccia surrenalica, azione anabolizzante probabilmente legata a un aumento dell'ormone della crescita.
A livello cardiaco, si è osservato un aumento del numero di mitocondri nelle fibrocellule muscolari miocardiche e ciò potrebbe spiegare un aumento della prestazione fisica (i mitocondri sono coinvolti nella produzione di ATP per ossidazione del substrato con l'ossigeno molecolare).
L'eleuterococco aiuta il sistema immunitario, con stimolazione dei processi di fagocitosi dei monociti e dei granulociti e della loro chemiotassi e con un moderato aumento dei livelli di interferone.
Da queste premesse sembrerebbe ragionevole pensare che studi clinici dimostrino ampiamente l'azione adattogena dell'eleuterococco. In realtà non è così poiché, tranne i vecchi studi sovietici (non si sa fino a che punto spinti dal regime per promuovere l'operosità), studi recenti non hanno mostrato nulla di significativo.
I vecchi studi - La somministrazione di estratto acquoso di eleuterococco per due mesi all'anno a un campione di 1.200 operai riduceva del 30% le giornate di lavoro perse per malattia.
Un'altra ricerca sovietica ha evidenziato un incremento della capacità lavorativa (misurata non si sa come) del 7,5%.
In Giappone uno studio su atleti ha mostrato un incremento dell'intensità dello sforzo massimale del 23%, della resistenza allo sforzo massimale del 16,3% e del consumo di ossigeno del 12%.
Studi più recenti - Gli studi sopraccitati hanno fatto sì che attorno agli anni '80 e '90 si eseguissero studi più seri che coinvolgessero campioni meglio selezionati e più controllati.
Uno studio ha coinvolto 20 maratoneti (1 g di estratto secco di eleuterococco al giorno o un placebo per 2 mesi). Al termine della ricerca non si sono notate differenze fra i due gruppi e quindi la ricerca non ha confermato le proprietà di azione sulla resistenza.
Un'altra ricerca ha coinvolto un gruppo di 9 ciclisti professionisti (eleuterococco in ragione di 1,2 g/die o, alternativamente, un placebo per 7 giorni). Non si è notato nessun miglioramento di massimo consumo di ossigeno, frequenza respiratoria, frequenza cardiaca, lattacidemia e la glicemia.
Uno studio su un gruppo di atleti semiprofessionisti (2 g di radice essiccata vs. placebo per sei settimane) non ha evidenziato nessuna differenza nei calori di cellule collegate alle funzioni immunitarie (cellule T totali, T helper (CD4), T suppressor (CD, ratio CD4/CD8, cellule NK e B linfociti) mentre ha mostrato un incremento della cortisolemia del 31% e un decremento della testosteronemia del 7%.
Effetti dimostrati
Gli studi recenti sembrano dimostrare che l'eleuterococco può agire come antistress in tutti quei soggetti che non hanno una risposta corretta allo stress (bassi livelli di cortisolo) sia in seguito a un cattivo stile di vita sia in seguito a problemi individuali. Ciò spiega perché in soggetti normoreagenti allo stress la sua azione è marginale.
Avvertenze
Con somministrazione prolungata può causare insonnia, irritabilità, eccitazione, tachicardia e tachipnea; per questo motivo si è soliti consigliare di limitare l'assunzione al massimo per due mesi.
Per evitare i sopraccitati effetti collaterali, l'eleuterococco non va mai somministrato nelle ore serali.
È sconsigliato l'uso nei soggetti ipertesi e nei bambini al di sotto dei 12 anni di età.
Dose efficace
Le dosi consigliate in genere vanno da 2 a 3 g, equivalenti a 2-3 mg di eleuteroside E.
A chi serve
Non sono state confermate le proprietà antinvecchiamento, antiossidanti e immunostimolanti, né quelle relative all'incremento della forza fisica e della resistenza. L'uso dell'eleuterococco sembra quindi consigliabile solo in tutti quei casi in cui il soggetto ha una risposta allo stress diminuita in occasione di eventi stressanti (tipicamente, la preparazione agli esami); l'azione dell'eleuterococco deve ritenersi comunque provvisoria, probabilmente per meccanismi di assuefazione.

In OFTALMOLOGIA può essere usato per l'ASTENOPIA ACCOMODATIVA