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Le crisi d’ansia corrisponderebbero a picchi di ferro nel tessuto nervoso. La scoperta arriva dalle ricercatrici del Nico, il Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi dell’Università di Torino, ora pubblicato sulla rivista Scientific Reports.

Già si sapeva che il sovraccarico di ferro era in qualche modo collegato all’insorgere di malattie neurodegenerative, e ora questa importante conferma apre ad una nuova frontiera di cura anche per gli stati ansiosi cronici.

Lo studio svela un ruolo non noto del ferro e del suo trasportatore Tfr2 nella regolazione del comportamento ansioso e dell’attività dei circuiti nervosi che lo governano. Enrica Boda, Francesca Montarolo ed Annalisa Buffo, insieme alle colleghe Rosamaria Pellegrino e Antonella Roetto del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche del San Luigi Gonzaga di Orbassano (To), hanno monitorato gli effetti dell’ansia sul cervello e scoperto il collegamento con la presenza, o assenza, del ferro.

L’assenza del recettore Tfr2 causa l’aumento del ferro presente nel tessuto nervoso. E il picco a sua volta è associato a un’intensa attivazione di neuroni nell’ippocampo e nella corteccia prefrontale, che causa l’incremento dell’ansia in modelli animali.

I risultati di questa ricerca offrono ora una nuova prospettiva sul ruolo del ferro - finora misterioso e legato alle malattie neurodegenerative - nella regolazione delle funzioni fisiologiche cerebrali e indica un nuovo protagonista nella sua regolazione nel tessuto nervoso.

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