Il doping nello sport è sempre esistito, ma fino a poco più di mezzo secolo fa non era perseguito né dunque punito dalle autorità giudiziarie, come invece succede sempre più meticolosamente oggi grazie alla Wada (l’agenzia mondiale dell’antidoping) e ai vari tribunali federali nazionali. Ma che cosa si intende per doping? Potrebbe essere definito l’uso di un farmaco o di una pratica medica non a scopo terapeutico ma per migliorare il rendimento psicofisico dell’atleta. Dunque si tratta di un inganno verso gli avversari ma anche verso se stessi, oltre a un grave rischio per la salute di chi vi si sottopone. Esistono molti tipi di doping: proviamo ad analizzarli.

AUMENTO DEL TRASPORTO DELL’OSSIGENO

Nel doping ematico si sottopongono gli atleti a trasfusioni di sangue: omologo se è stato precedentemente prelevato alla stessa persona, trattato e poi reintrodotto; eterologo se proviene da altra persona, naturalmente compatibile. Il sangue trasfuso è solitamente arricchito di globuli rossi, che quindi assicurano un maggior apporto di ossigeno ai tessuti. Lo stesso risultato si ottiene fisiologicamente con l’assunzione di eritropoietina (epo), ormone normalmente secreto dal rene, che aumenta la produzione di globuli rossi nel sangue.

Rischi: eccessiva densità del sangue che può portare a infarto, ischemia e ictus, inoltre sono possibili leucemie e nefriti. Le trasfusioni possono dare infezioni sistemiche anche gravissime.

Ben Johnson vince i 100 ai Giochi di Seul 1988 e viene squalificato per doping

BETA-2 AGONISTI

L’esempio tipico è il salbutamolo. Sono farmaci per il trattamento di asma e altre patologie respiratorie, dilatano i bronchi e favoriscono gli scambi di ossigeno nei polmoni. Alcuni hanno anche effetti anabolizzanti, simili a quello degli ormoni steroidei.

Rischi: alterazione di ritmo cardiaco e pressione, cefalea, insonnia, nausea e irritabilità.

BeTA-BLOCCANTI

In medicina migliorano la funzione cardiaca in caso di irregolarità del battito, inoltre riducono l’ansia, la tensione nervosa e il rendimento motorio.

Rischi: se presi a scopo dopante possono provocare insufficienza cardiaca, blocco cardiaco, asma, depressione, morte.

Alex Schwazer, il marciatore azzurro squalificato per doping

STIMOLANTI

Per esempio efedrine e amfetamine. Provocano senso di sicurezza e di forza, diminuiscono la percezione della fatica, permettono di protrarre più a lungo lo sforzo. Un effetto simile hanno anche i narcotici.

Rischi: aumento di temperatura corporea, pressione sanguigna e frequenza cardiaca, con conseguenti cardiopatie ed emorragie cerebrali.

STEROIDI ANDROGENI ANABOLIZZANTI

Sono gli ormoni sessuali maschili, per esempio il testosterone, e favoriscono lo sviluppo muscolare e la crescita del tessuto osseo.

Rischi: nelle pratiche dopanti possono risultare cancerogeni o provocare trombosi, ictus, emorragia cerebrale, cirrosi epatica. Negli uomini rischiano di dare impotenza, nelle donne di avere effetti virilizzanti, con alterazione del ciclo mestruale e sterilità, perdita dei capelli e irsutismo.

Lance Armstrong, ex ciclista americano, confessa il doping a Oprah Winfrey in tv

GLUCOCORTICOSTEROIDI

I glucocorticosteroidi o glucocorticoidi sono ormoni steroidei prodotti naturalmente dall’organismo umano che regolano alcuni processi biochimici sul sistema nervoso centrale e su quello endocrino. Migliorano l’attività respiratoria e hanno effetti analgesici.

Rischi: nelle pratiche dopanti possono causare infezioni sistemiche, indebolimento dei tessuti, problemi cardiovascolari e disturbi psichici.

DIURETICI E AGENTI MASCHERANTI

Questi farmaci, utilizzati normalmente per alcune patologie renali o cardiache, vengono assunti in modo illecito per perdere peso rapidamente o nascondere la presenza nell’organismo di altre sostanze proibite poiché aumentano la produzione di urine nelle quali la sostanza dopante risulta così meno concentrata e di più difficile riscontro.

Rischi: Troppi diuretici possono causare perdita di potassio (fino alla morte) e ipotensione.

INSULINA

Ormone secreto dal pancreas, favorisce il deposito di grassi e la riduzione degli zuccheri nel sangue. E’ usata nel trattamento del diabete e può dare maggior resistenza alla fatica.

Rischi: se introdotta nei soggetti sani può dare ipoglicemia con sudorazione, ansia, fame, tremore, astenia fino al coma ipoglicemico e danni cerebrali irreversibili.

GONADOTROPINA CORIONICA

Ormone prodotto fisiologicamente durante gravidanza, viene assunto dagli atleti di sesso maschile per stimolare la funzione testicolare (e quindi maggiori steroidi in circolo) con effetti anabolizzanti.

Rischi: tumori ai testicoli.

ORMONE DELLA CRESCITA

Il Gh (Growth Hormone, ormone della crescita) è prodotto fisiologicamente da una parte dell’ipofisi e favorisce lo sviluppo dell’organismo. Nel doping si usa per aumentare la massa muscolare e accelerare la guarigione dei tessuti eventualmente lesionati.

Rischi: può dare malformazioni scheletriche come l’acromegalia (crescita abnorme di cranio, piedi e mani), malattie cardiocircolatorie, diabete e tumori.

CORTICOTROPINA

La corticotropina (ormone adrenocorticotropico, Acth), secreta dall’ipofisi, regola la secrezione degli ormoni steroidei da parte del surrene. Nel doping si assume per aumentare lo zucchero disponibile per i tessuti muscolari, per i suoi affetti anabolizzanti e per sopportare maggiormente il dolore.

Rischi: può provocare gravi squilibri endocrini.

SOMATOMEDINA

Il fattore di crescita insulino-simile 1 (somatomedina o Igf-1), un ormone sintetizzato dal fegato e dalle cellule cartilaginee, favorisce la crescita ossea e muscolare, diminuisce i grassi e aumenta gli zuccheri nel sangue.

Rischi: in dosi eccessive può danneggiare i tessuti, con crescita abnorme delle estremità (acromegalia), e provocare il cancro.

DOPING GENETICO

E’ l’ultima avveniristica frontiera del doping. Si basa su tecniche di ingegneria genetica per modificare la struttura cellulare di alcuni tessuti (come quello muscolare), rendendoli più idonei allo sforzo sportivo. E’ praticamente impossibile da smascherare, perché la pratica illecita avviene direttamente sul dna dell’organismo. In teoria potrà portare alla creazione in laboratorio di veri e propri superatleti, che però saranno esposti a rischi elevatissimi.

Rischi: immunodeficienza, tumori, disfunzioni metaboliche e alterazioni di organi vitali.

IL PARERE DELL’ESPERTO

Il dottor Massimo Besnati medico della Federazione Ciclistica Italiana

Dottor Besnati, di recente alcuni atleti hanno deciso di pubblicare online i propri dati «clinici» e di allenamento. Perché?

«Mi pare più che altro un’autoviolazione della privacy, che però non serve per la lotta al doping. Chi certifica che i dati pubblicati siano davvero dell’atleta in oggetto? Così facendo pensano di rispondere ai sospetti di media e tifosi. Ma non basta».

A che punto è la lotta al doping nello sport?

«Le varie Federazioni sportive nazionali e la Wada (agenzia mondiale antidoping, ndr) con il passaporto biologico hanno fatto grandi passi avanti. Ogni atleta è testato per tutta la stagione e, se alcuni dei suoi parametri fisiologici abituali hanno degli sbalzi immotivati, può essere fermato e squalificato anche se non risulta positivo a nessun controllo». M

Molti dicono che proprio il ciclismo è lo sport in cui si bara di più: è così?

«Al contrario. E’ lo sport che fa più controlli di tutti e proprio per questo motivo è quello che dà maggiori garanzie di veridicità. Se mai sono altri sport, meno controllati, a preoccupare».

Dagli anni 80 fino a poco tempo fa era l’eritropoietina a farla da padrone nel doping...

«Perché quella assunta farmacologicamente era difficile da trovare nei test antidoping, visto che ognuno di noi la produce normalmente con i reni. Inoltre l’epo è acquistabile senza troppi problemi via Internet e può essere assunta facilmente con una semplice iniezione sottocutanea».

Il caso del marciatore azzurro Schwazer, la confessione dell’ex ciclista americano Armstrong, ora il doping di Stato in Russia: che ne pensa?

«Il doping non ha nazionalità, di solito sono i singoli atleti che decidono di barare, indipendentemente dal Paese o dalla squadra di appartenenza. La situazione è ancora piuttosto seria, ma anche l’antidoping ha fatto passi da gigante e oggi quasi tutte le forme di doping possono essere smascherate».

Quasi? E quale invece non è rintracciabile ai controlli?

«Di fronte al doping genetico per adesso siamo impotenti, perché è impossibile scoprire alterazioni nel codice genetico».

Secondo lei qualcuno potrebbe già aver fatto da cavia?

«Non lo escludo, anche perché è una materia di grande attualità e in continua evoluzione. Ho visto i risultati di alcuni esperimenti sugli animali, fatti in Inghilterra: rane grandi come conigli che spiccavano salti di metri, mucche che sembravano bisonti. La mia paura è che qualche scienziato pazzo voglia applicare certi studi anche allo sport. E sarebbe la fine».


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